Reggio Calabria torna sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali per motivi poco positivi: è stato arrestato il presidente della Reggina, Luca Gallo, insignito della cittadinanza onoraria dal sindaco Giuseppe Falcomatà durante la scorsa campagna elettorale. Un riconoscimento che adesso imbarazza la città
Un vero e proprio terremoto si è abbattuto in queste ore su Reggio Calabria. Con l’arresto del presidente della Reggina, Luca Gallo, il mondo dello sport cittadino torna a tremare dopo aver vissuto un breve periodo di grande entusiasmo, durato meno di tre anni. Proprio come accade per i terremoti, nessuno poteva prevedere con esattezza l’intensità e la tempistica della scossa ma che prima o poi sarebbe arrivata, nessuno poteva metterlo in discussione alla luce dei guai giudiziari di Gallo già balzati in più occasioni agli onori delle cronache. La Guardia di Finanza ha acquisito “gravi elementi indiziari in ordine al sistematico “reimpiego” di cospicue somme provento dall’omesso versamento dell’IVA per acquisire il controllo e la gestione di una società calcistica (la Reggina, ndr), quest’ultima non oggetto della misura cautelare emessa dall’Autorità Giudiziaria”, come si legge nel comunicato stampa.
I problemi di Luca Gallo erano noti da tempo, basti ricordare i vari servizi de Le Iene, oppure le inchieste giornalistiche dei maggiori quotidiani italiani, tra i quali La Repubblica. Segnalazioni e denunce di lavoratori contro Luca Gallo che si sono trasformate oggi nella misura cautelare personale degli arresti domiciliari, una notizia capace di generare indignazione ed enorme imbarazzo per tutta la città di Reggio Calabria, costretta a tornare sulle prime pagine della stampa nazionale per motivi non certo qualificanti. La città oggi ne esce mortificata, con i maggiori giornali titolano: “arrestato il presidente della Reggina”, andando quindi a coinvolgere l’intero territorio in maniera diretta per l’ennesimo spiacevole episodio non certo edificante per la città calabrese dello Stretto.
Reggio, quindi, è costretta all’ennesima cattiva figura nazionale. Uno schiaffo per la città che a dir la verità sin dal primo momento aveva accettato un progetto di business poco chiaro: un imprenditore arrivato dalla Capitale senza alcun legame con la città e subito pronto a pagare gli stipendi ai giocatori di una squadra sull’orlo del fallimento, a comprare immediatamente lo stemma storico, poi un pullman degno delle squadre che vincono la Champions League (ma con la chicca del volto del Presidente stampato sopra), ancora lo store in pieno centro, la sede a pochi metri dal corso Garibaldi, la maxi ristrutturazione del Centro Sportivo Sant’Agata, i colpi di calciomercato di enorme spessore come Denis e Menez arrivato da Messina in catamarano, con una gestione onerosa come mai prima nell’ultracentenaria storia del piccolo club amaranto: si tratta di situazioni che mai nella storia della Reggina si erano verificate, figuriamoci in un lasso di tempo così breve. Una favola che non sembrava potesse essere vera e che adesso assume piuttosto le sembianze del peggiore incubo possibile da sognare.
La favola amaranto del ritorno in Serie B, gli spettacolari ricordi dell’arrivo col catamarano di un calciatore conosciuto in tutta Europa nell’ambito calcistico avevano fatto immaginare grandi cose ai tifosi e riportato quell’entusiasmo che a Reggio Calabria mancava dai tempi belli di un certo Lillo Foti. E se invece ci può stare che i sostenitori si possano lasciar trasportare dagli eventi momentanei legati al mero aspetto sportivo, adesso a recare imbarazzo a livello istituzionale è quando si scelse di assegnare la cittadinanza onoraria al “romano salvatore del calcio reggino”. Si può senza dubbio parlare, infatti, di incauta scelta per il sindaco Giuseppe Falcomatà e la sua amministrazione, che cogliendo al volo l’entusiasmo della piazza decise di assegnare quel riconoscimento a Luca Gallo, in un momento di piena campagna elettorale. Un patto d’amore così grande con la città da sempre riservato a poche persone e certamente consegnato per meriti molto più grandi di una promozione in Serie B, con tutto il rispetto. Il paragone più vicino che si possa fare è certamente quello con Walter Mazzarri e gli uomini del -15, professionisti che ricevettero la cittadinanza onoraria per un miracolo sportivo che riscrisse le pagine del calcio italiano e fece parlare della Reggina e di Reggio Calabria a livello internazionale per un evento storico non certo paragonabile ad un campionato di serie C, per quanto entusiasmante.
Una scelta, dunque, che alla luce dei fatti e per quanto detto in precedenza non si può certamente definire oculata da parte del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà. Ed oggi la città si imbarazza per quel momento vissuto a Palazzo San Giorgio e resta in attesa del giudizio giudiziario definitivo nei confronti del presidente Luca Gallo, che chissà quanto tempo richiederà. Un’attesa però che getta nuovamente Reggio Calabria nello sconforto più totale e dà ragione a quella parte di tifosi e addetti ai lavori critici nei confronti della gestione societaria da tempi non sospetti. Allarmi, soffiate, striscioni di protesta, tutto veniva prontamente criticato e smentito se rivolto contro il patron amaranto, idolatrato fino a questa mattina, allontanato in fretta e furia adesso. Ma quel legame adesso è segnato e volente o nolente resta una brutta cicatrice come una macchia per la città.