Fofo Barrile, arrivederci Viola: la chiarezza sul ritiro, il sogno, il futuro del “Cap” | INTERVISTA

StrettoWeb

Fofo Barrile fa chiarezza sul suo ritiro ai microfoni di StrettoWeb. Con il basket è un addio o un arrivederci? Il capitano della Pallacanestro Viola si racconta fra passato, presente e futuro

In testa un’idea maturata da tempo, ma il cuore fatica a mettere un punto. Lui che di punti in carriera ne ha messi tanti, ma con la palla in mano. Fortunato Barrille, il “Cap”, anzi… il “Caaaaap!!!”, come urlano affettuosamente i compagni della Pallacanestro Viola. Da sabato scorso, soltanto Fofo. L’annuncio arriva tramite i social. “The last dance”, Gara-3 ai Playoff di Serie B contro Rieti è stata (probabilmente) l’ultima partita di Fofo Barrile.Pensavano che io avessi paura ad andarmene ma ho mostrato loro il coraggio di saper restare“.

Una scelta distante un anno

Riavvolgiamo il nastro. Successo ai Playout su Avellino, la Viola conferma la Serie B al termine della stagione 2021 fra tante difficoltà. Con in bacheca una laurea in Economia Aziendale e Management e una specialistica in Economia e gestione d’impresa all’orizzonte, capitan Barrile comunica alla società la volontà di voler chiudere così la sua esperienza neroarancio. Scelta rimandata di un anno dopo alcuni colloqui con dirigenza, coach Bolignano e coach Motta. La nuova stagione si chiude ancora con la postseason, questa volta però la Viola supera i propri obiettivi stagionali e aggancia la zona Playoff. È di nuovo il momento per pensare al futuro…

Ai microfoni di StrettoWeb, Fofo racconta: “nella mia mente, il percorso studentesco, con il conseguimento futuro della mia seconda laurea, sarebbe andato a concludere anche il percorso cestistico. Si tratta della difficoltà di coniugare basket e lavoro, senza poter dare la giusta importanza né all’una né all’altra parte. Mi avrebbe messo anche in una situazione difficile con i miei compagni di squadra che contano su di me: magari li avrei dovuti abbandonare prima di una partita importante, non è da me, anche se la società mi avrebbe dato l’ok“.

Ritiro o arrivederci?

– “Fofo, ma ti ritiri?”

– “Sì”.

– “Fofo, ma pensi di cambiare idea sul tuo ritiro?”

– “Oggi potrei dirti comunque di sì…”.

Facciamo chiarezza. Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, Fofo Barrile non vestirà la maglia della Viola (nè quella di altre squadre) ai nastri di partenza della prossima stagione. Più che un ritiro però, prendetelo come un arrivederci. L’amore per la palla a spicchi non può svanire da un giorno all’altro, quella fiammella si è solo affievolita. La consapevolezza di non poter dare il 100% in campo e allo stesso tempo, di non potersi impegnare nella propria vita professionale al di fuori dal parquet con la stessa intensità, inammissibile per uno con il suo carattere, ha spinto il numero 73 neroarancio a fermarsi.

Ho scritto quel post di getto, una raccolta di emozioni nella quale ho parlato del mio futuro. Non ho dato il 100% di certezza sul mio ritiro. Non ho chiuso la porta, è socchiusa, lascio una piccola percentuale di ripensamento. – spiega – Gli stimoli devono essere personali e di squadra. La pallacanestro nasce come passione. La passione, quel fuoco dentro che ho sempre avuto, è un po’ assopito da altre incombenze esterne“.

La domanda sorge spontanea: cosa può fare la Viola per spingerti a un ripensamento? “Niente, avevo già tutto. – risponde FortunatoPer me la Viola è tutto: giocare nella mia città, esserne il capitano, era il mio sogno da bambino e ho ottenuto tutto quello che volevo. Un roster che punti alla Serie A2? No, non avrei bisogno di questo o di altro di particolare”. Del resto, di soddisfazioni, in 15 anni di Viola, se n’è tolte tante.

Reggio Calabria, Pallacanestro Viola: il sogno che si realizza

Ho iniziato con il basket dopo un anno fallimentare alla Reggina: non avevo la minima coordinazione fra occhi e piedi… (ride)”. Dal minibasket alle giovanili neroarancio, poi tanto girovagare fino al ritorno in pianta stabile, due anni di Serie B vissuti fra triple sparate in faccia agli avversari, difese toste, assist, personalità. In campo anche su una gamba sola. Confinato a tifare sui seggiolini, a denti stretti, quando l’ok medico non poteva proprio arrivare. Da capitano, reggino, leader. Pronto a metterci la faccia nei momenti difficili, ad accettare anche qualche critica non totalmente giustificata, altre volte direttamente gratuita.

Se hai la volontà di fare un certo tipo di mestiere sei sempre esposto alla critica, di fronte al pubblico, accetti tutto, il bene e il male. – spiega FofoCrescere a Reggio mi ha aiutato in questo, ho sempre avuto modo di confrontarmi con la mentalità reggina, con i suoi pregi e i difetti. Ho vissuto tutto con grande naturalezza. Arrivare alla Pallacanestro Viola dopo aver visto tanti giocatori importanti da bambino, esserne il capitano, è stato il sogno di una vita. Siamo cresciuti insieme con la Viola: io ho fatto lo step da giocatore di livello regionale a giocatore professionista; la società è passata dalla Serie C alla Serie B, con tutte le difficoltà del Covid. Abbiamo avuto la forza di raggiungere la salvezza il primo anno, di raggiungere e superare l’obiettivo nel secondo. Adesso serve riportare la gente al palazzetto come la Viola merita“.

I “sacrifici di un capitano”: una stagione dolce e amara

Un’ultima stagione da roller coaster con un susseguirsi di up e down. “Dal punto di vista fisico è stata la stagione più sfortunata della mia carriera. – racconta il ‘Cap’ A dicembre ho avuto un infortunio alla mano che mi impediva di tirare, poi il Covid e non gestendo bene i tempi del rientro ho avuto la pubalgia. Venivamo dai successi negli scontri salvezza con Monopoli e Cassino, poi Salerno e Taranto sono state due belle gatte da pelare (e due dure sconfitte, ndr)”.

A gennaio cambia tutto: fuori Klacar, dentro Kekovic più pronto e più solido anche a partita in corso, Duranti si sposta da 3. Il rischio paga, eccome se paga. La Viola cambia marcia per “un girone di ritorno fantastico. Ci rimane un pizzico di rammarico per aver beccato Rieti ai Playoff, la squadra più forte, con tanti senior di grande esperienza. Forse a Roseto o Rimini avremmo potuto strappargli una partita, o comunque giocarcela maggiormente – ammette BarrileTerminare però con quella Gara-3, davanti al pubblico del PalaCalafiore, rischiando di portarcela a casa, per me è stato bellissimo“.

Futuro nel basket… in un’altra veste?

Un Barrile resta ancora nella Pallacanestro Viola, papà Giuse, il GM che mette insieme il roster neroarancio stagione dopo stagione. Chissà che un domani anche Fofo possa approcciarsi al basket in una nuova veste. “Oggi è difficile dirlo. Ci sono tanti ruoli all’interno della Pallacanestro che mi intrigano. Uno che però non fa al caso mio è quello dell’allenatore di una prima squadra, preferisco la figura dell’istruttore, magari dei bambini o delle giovanili. Preferisco insegnare le basi tecniche, la passione, l’amore per il basket. GM come mio padre? Vedendolo da vicino, ci sono tante noie (ride). Non si tratta solo di visionare e scegliere i giocatori come fosse solo fantamercato, ci sono tante incombenze. Un ruolo che mi ha suscitato sempre curiosità è quello dell’agente: valuta i giocatori con l’occhio critico di un GM, sceglie chi gli sembra più talentuoso, si occupa dei contratti. Oppure… potrei diventare un leone da tastiera! (ride)“.

Il lascito per i “nuovi Fofo Barrile”

Per concludere, un messaggio ai più giovani, a chiunque sogna fin da bambino di indossare la casacca della squadra della sua città, come ha fatto Fofo.Sono soddisfatto di aver dato a Reggio Calabria la Serie B. È importante per i ragazzi giovani e non devono sottovalutarlo. Se sei un under di Reggio Calabria e sei veramente forte puoi ambire a fare qualcosa di importante nella tua città senza dover andare fuori. Questo è davvero un campionato che ti eleva dal campionato della Serie C, porta a confrontarti con un basket professionistico, un basket che conta. Se sei bravo lo puoi fare a Reggio, è motivo di orgoglio poterlo dire, anche grazie a me e alla Pallacanestro Viola“.

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