L’Impero Romano e l’Occidente a guida USA, perché stare dalla parte giusta della storia

StrettoWeb

Di Kirieleyson – In ogni periodo storico vi sono state delle potenze egemoni, stati che hanno cioè esercitato la loro supremazia su altri paesi, a livello regionale, o continentale o addirittura su scala mondiale.

C’è da dire inoltre che tuttavia le varie potenze egemoni lo hanno fatto con metodi, finalità e risultati molto diversi, come la Storia ci ha insegnato.

Un esempio virtuoso in proposito furono i Romani.

Tanto è che Iberici, Traci, Greci e Siriani, ancorché conquistati, si sentivano cittadini romani a tutti gli effetti, come di fatto lo erano. E, con ogni probabilità, ne erano ben lieti.

Diventare cittadino romano era un’aspirazione di tanti ed era possibile esserlo anche se non si era nati a Roma o non si parlasse latino, o si adorassero divinità diverse da quelle romane.

Essere cittadini romani significava infatti poter parlare liberamente la propria lingua, poter professare la propria religione, poter seguire i propri costumi e, nello stesso tempo fruire di infrastrutture, servizi e protezione.

La contropartita era il pagamento delle tasse a Roma e l’osservanza della legge romana (che evidentemente non era proprio male, atteso che ancora oggi è alla base del diritto nei paesi occidentali).

La “sovranità limitata” dei popoli conquistati era ampiamente compensata dai vantaggi di far parte di uno stato forte, ben organizzato e tollerante a livello sociale e culturale. In pratica si era tutti Romani, se non per ferma convinzione, di sicuro per convenienza.

Oggi l’Italia, così come la Germania ed il Giappone, scontano ancora la sconfitta della seconda Guerra Mondiale e godono, di fatto, di una sovranità limitata, tanto da dover “ospitare” le basi militari americane che sono state loro imposte alla fine del conflitto.

Forse per questo Tedeschi, Italiani e Giapponesi considerano gli Americani come forze di occupazione? Direi proprio di no. Anche se i figli dei fiori la pensano diversamente.

Anzi, oggi Italia, Germania e Giappone sono tra i più fedeli e convinti alleati degli USA.

Con ogni probabilità questi paesi non avrebbero avuto – e con altrettante probabilità non avrebbero oggi (con buona pace dei sovranisti) altra scelta.

Ma, ammesso che la scelta di appartenenza sia facoltativa, la collocazione geopolitica dei tre paesi, pur se non suffragata da una profonda convinzione, di sicuro lo è per oggettiva convenienza.

Non è da dimenticare infatti che Italia, Germania e Giappone sono i paesi che, pur essendo stati i paesi sconfitti nella seconda guerra mondiale, anche grazie all’America, sono quelli che, in assoluto, hanno goduto del maggiore sviluppo economico nei decenni ad essa successivi. Progresso di cui, con ogni evidenza, non vi sarebbe stata traccia se nel dopoguerra fossero caduti invece nella sfera dell’altra superpotenza all’epoca presente, l’Unione Sovietica.

Il far parte dell’area di influenza americana non è stata quindi una disgrazia.

Così come non lo è oggi. Anzi la disgrazia sarebbe proprio il contrario, oltre che una masochistica aspirazione.

Diversamente perché Svezia e Finlandia desidererebbero far parte della NATO, dopo svariati decenni di neutralità?

La parola neutralità, oggi più che mai, rimane una semplice locuzione: perché essere neutrali non significa proprio un bel niente di fronte al nuovo esaltato di turno, pur senza baffetti, che ci minaccia.

Che poi L’Europa, nel suo insieme, debba cercare una collocazione propria nel mappamondo politico è una legittima aspirazione, oltre che una auspicabile opzione, ma di certo non è cosa realizzabile nel breve periodo.

Pertanto, teniamoci l’ombrello americano, anche se dobbiamo sostenerne il peso noi stessi (con buona pace, di opinionisti maldestri, sovranisti e figli dei fiori).

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