Reggio Calabria: incontro da remoto organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone” sulla Campagna di Russia del 1812 | VIDEO

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Reggio Calabria: incontro da remoto organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone” sulla Campagna di Russia del 1812 e sugli aspetti diplomatici

Il Circolo Culturale “L’Agorà” ed il Centro studi “Gioacchino e Napoleone” hanno organizzato la diciannovesima edizione di studi, sul periodo napoleonico, denominata “5 maggio”. Il tema della nuova edizione riguarderà la Campagna di Russia (23 giugno – 14 dicembre 1812), che fu il motivo di quella vasta operazione militare, causata dal venir meno di quanto era stato concordato in precedenza nei trattati di pace del 1807 di Tilsit (7 luglio con lo zar Alessandro I di Russia) e (9 luglio con il re Federico III di Prussia). Quanto concordato nel 1807 tra lo zar Alessandro I di Russia e Napoleone Bonaparte con il Trattato di pace di Tilsit, poneva fine alla guerra della quarta coalizione (un’alleanza costituita nell’agosto del 1806 tra Gran Bretagna, Prussia, Impero russo, Svezia, Sassonia e Regno di Sicilia per contrastare la Francia imperiale di Napoleone Bonaparte), stabilendo la vittoria di Parigi. Il secondo Trattato di Tilsit, firmato tra Francia e Prussia, prevedeva che il sovrano prussiano cedesse quasi la metà dei propri territori a Napoleone. In quelle aree Napoleone Bonaparte istituzionalizzò il Regno di Vestfalia, il Ducato di Varsavia e la Città Libera di Danzica; gli altri territori furono assegnati agli attuali Stati clienti francesi e alla Russia.

Il Trattato di Tilsit tra Russia e Francia portò all’alleanza tra i due grandi imperi contro la Gran Bretagna e la Svezia. Ciò creò una situazione difficile che ben presto, nel 1809, portò alla Guerra della Quinta Coalizione, un’alleanza fra Impero austriaco e Regno Unito creata nell’aprile del 1809 per combattere Napoleone Bonaparte e i suoi alleati. Secondo il trattato di Tilsit, la Russia avrebbe dovuto aderire al blocco continentale contro il commercio marittimo britannico: si voleva vietare alla Gran Bretagna di esportare merci nell’Europa continentale ed a causa di questo blocco le esportazioni russe di grano diminuirono e nel 1810, la Russia continuò a commerciare con la Gran Bretagna e aumentò i dazi sulle merci francesi. L’avvicendarsi dei vari accadimenti andarono a sfociare nell’alveo della Campagna di Russia, caratterizzata da una lunga scia di lutti e devastazioni, che allo svolgere del suo termine registrò nella Grande Armée, un decremento numerico da oltre 600mila soldati a circa 100mila uomini. Le perdite ammontarono a 400mila tra morti e dispersi, mentre 100mila furono i prigionieri napoleonici caduti nelle mani dei russi, mentre i dati relativi alle perdite dell’esercito furono di oltre 200mila, come attestato dalla storiografia russa. Secondo altre chiavi di lettura le perdite russe, nelle poche battaglie combattute in campo aperto, furono paragonabili a quelle francesi, ma il numero dei civili morti fu di gran lungo superiore a quello dei soldati. In totale, nonostante delle prime stime dessero notizia di diversi milioni di morti, sembra di poter essere molto vicini al vero indicando circa un milione di morti, più o meno equamente divisi fra francesi e russi.

Le perdite di militari ammontarono a 30mila francesi, 70mila polacchi, 50mila italiani, 80mila tedeschi e circa 450mila russi. Oltre alle vite umane, i francesi perdettero circa 200mila cavalli ed oltre mille pezzi di artiglieria. Le perdite umane e mezzi da parte della Grande Armée, a seguito delle varie vicende della Campagna di Russia, assunsero delle cifre alquanto devastanti. La cavalleria venne azzerata e si registrò anche la perdita di decine di migliaia di ufficiali, sottufficiali e soldati veterani, con risultati irreparabili per la ricostituzione e l’efficacia militare napoleonica, in quanto i nuovi ranghi furono costituiti da coscritti giovani e inesperti. La ricercatrice toscana Elena Pierotti ha relazionato sul tema “Napoleone e la sua Campagna di Russia dal punto di vista diplomatico” analizzando aspetti poco trattati dalla storiografia che farebbero comprendere i legami tra l’Europa occidentale tutta e la Russia, come ad esempio dell’uso del francese, come seconda lingua russa, la presenza di molti nobili francesi in Russia a seguito della Rivoluzione del 1789. La cultura Russa e quella francese – prosegue la gradita ospite delle due co-associazioni organizzatrice – avevano subito un’accelerazione notevole che “giustificava” in qualche modo le stesse mire espansionistiche francesi. A riprova di ciò l’amicizia intensa tra l’Imperatore Napoleone I ed il nobile Nilolaj Demidoff, ed ancor più, successivamente, di suo figlio Anatoli, con gli ambienti italiani e francesi. La storia dei Demidoff divenuti da fabbri a potentato dell’acciaio e dell’economia russa, tanto da superare per forza economica gli stessi Zar, è suggestiva. Anatoli, nato nel 1813, si imparentò con la famiglia Bonaparte sposando Matilde Bonaparte, figlia di Girolamo, uno dei fratelli di Napoleone I, e di Carolina di Wuttemberg, nata a Trieste nel 1820. La Campagna di Russia dunque riletta non in chiave militare ma culturale e “civile”. Tra i nobili russi molti erano quelli che guardavano a Napoleone come fece Demidoff. Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” e del Centro studi “Gioacchino e Napoleone”) ha relazionato sul tema “Presenze calabresi al seguito di Napoleone nella Campagna di Russia”, inserendo nuovi dati frutto di ricerche, prima del periodo pandemico, e che saranno oggetto di sviluppi ed ulteriori ricerche.

Nella struttura della Grand Armée vi erano molti calabresi, sia essi alto graduati che soldati, spesso sconosciuti, ma anche nomi che direttamente o indirettamente avevano a che fare con il territorio. Nella struttura della Grand Armée vi erano molti calabresi, sia essi alto graduati che soldati, spesso sconosciuti, ma anche nomi che direttamente o indirettamente avevano a che fare con il territorio. Tra essi, oltre a Giocchino Murat, sovrano del Regno di Napoli, che insieme alla cavalleria ed al suo esercito si distinse ad Ostrovno, a Smolensk, alla Moscova. Altra figura è quella del maresciallo Nicolas Oudinot, impegnato, durante la Campagna di Russia, in prima linea con il suo corpo d’armata. Nel 1809 Napoleone lo nominò comandante del 2° corpo d’armata, posto rimasto vacante per la morte in battaglia del Lannes; e alla testa di quel corpo si coprì di gloria a Wagram, ottenendo il bastone di maresciallo e il titolo di duca di Reggio Calabria. Tra i vari atti e carteggi archivistici analizzati – prosegue Gianni Aiello – vi sono i nomi di diversi calabresi che saranno, come dicevo in precedenza, oggetto di ricerche ed analisi. Tra queste, quelle di un reggino, alias Danzica, che si distinse proprio nell’assedio di quella città (19 marzo – 24 maggio, 1807) e che successivamente fece parte alla Campagna di Russia. I reparti “napolitani” erano diretti da Florestano Pepe, mentre la II^ Brigata dal maresciallo di campo Angelo D’Ambrosio, reggino. Durante la fase discendente della campagna di Russia la divisione napoletana venne impiegata in Lituania e la cavalleria della Guardia Reale da Vilnius protesse il rientro dell’Imperatore Napoleone Bonaparte in Francia. A tal riguardo si ricorda anche Florestano Pepe (nato a Squillace) che il 5 dicembre 1813, insieme alla cavalleria napoletana (detta “I Diavoli Bianchi” scortò Napoleone da Ochmiana (oggi Ašmjany) a Vilno. A seguito degli eventi narrati, l’Imperatore Napoleone Bonaparte pubblicò un ordine del giorno dove evidenziava il coraggio delle truppe napoletane, decretando il 22 maggio la concessione di ventisei decorazioni della legion d’onore, da distribuirsi ai militari dei diversi gradi e classi. Tra gli altri calabresi si ricordano, in attesa di ulteriori sviluppi d’indagine, il cosentino Ferdinando Sambiase ed Antonio Mollo, nativo di Caria, piccolo centro nell’area del Vibonese. A riguardo il reggino Angelo D’Ambrosio, figura di alto livello militare che diplomatica, il Circolo Culturale “L’Agorà” indirizzava una richiesta ufficiale di intitolazione luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria, tramite PEC, il 4 luglio del 2019, senza ricevere alcuna risposta. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme dei Social Network presenti nella rete, a far data dal 5 maggio.

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