Reggio Calabria: incontro organizzato dal Circolo “L’Agorà” sugli aspetti dell’anatomia archeostatuaria | VIDEO]

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 Il prof. Riccardo Partinico, Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria, ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”

Lo scopo dell’Anatomia Archeostatuaria è quello di risalire alla specialità sportiva praticata dal soggetto analizzato e di individuare gli attrezzi sportivi, le armi e gli utensili che gli stessi Atleti, presumibilmente, hanno adoperato per praticare le loro attività sportive. L’Anatomia Archeostatuaria, per le proprie ricerche, tiene in considerazione le leggi scientifiche dell’Anatomia Umana, lo studio della morfologia muscolare e della somatometria dei distretti muscolari, i gesti tecnici delle discipline sportive praticate nell’antica Grecia, le tecniche belliche adoperate dagli eserciti e qualsiasi altro indizio che possa consentire il raggiungimento degli scopi. L’Anatomia Archeostatuaria nasce dall’esigenza di fornire ai Ricercatori, agli Archeologi ed agli Studiosi di Storia dell’Arte i dati tecnico-scientifici, che, per questioni legate ad ambiti culturali, non rientrano nel loro percorso di formazione professionale. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte del prof. Riccardo Partinico, Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria, ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”.

L’Anatomia Archeostatuaria è la Scienza che studia la postura, la gestualità e i muscoli -visibili- delle statue antiche, che, per fisionomia, somatometria o gestualità tecnica, possono essere Atleti dell’antica Grecia. Lo scopo dell’Anatomia Archeostatuaria è quello di risalire alla specialità sportiva praticata dal soggetto analizzato e di individuare gli attrezzi sportivi, le armi e gli utensili che gli stessi atleti, presumibilmente, hanno adoperato per praticare le loro attività sportive. Nell’antica Grecia, ogni quattro anni, si interrompevano le guerre e si disputavano le Olimpiadi. I guerrieri, posate le armi, si cimentavano in diverse discipline sportive tra cui la corsa, la lotta, il pancrazio, il lancio del giavellotto. I Bronzi di Riace probabilmente praticavano il pancrazio, sport cruento che prevedeva l’utilizzo di calci, pugni e strangolamenti e che è stato disciplina olimpica per 1041 anni, dal 648 a.C. al 393 d.C. Nel corso della nuova conversazione culturale, organizzata dal sodalizio culturale reggino, parteciperà in qualità di relatore il prof. Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria”. Il gradito ospite del sodalizio organizzatore reggino nel 2007 ha ideato e codificato un metodo di studio e ricerca, denominato “Anatomia Archeostatuaria”, con lo scopo di interpretare il vissuto dei muscoli visibili delle statue per risalire alla disciplina sportiva praticata dal personaggio rappresentato. Riccardo Partinico ha studiato ed analizzato numerose opere e sono riuscito a risalire a scoperte inimmaginabili: lo sport praticato dai “Bronzi di Riace”, il Pancrazio, l’impugnatura utilizzata dagli opliti greci per maneggiare e trasportare la lancia, l’effetto giroscopico del giavellotto prodotto dall’ankùle (laccio di cuoio, cfr. il latino améntum) durante il lancio con la particolare postura delle prime tre dita della mano, e altre interessanti particolarità. L’Anatomia Archeostatuaria applicata alle statue realizzate da scultori greci nel VI e V secolo a.C. permette di colmare alcune lacune dovute alla carenza di competenze scientifiche, tecniche e sportive di Archeologi e Studiosi di Storia dell’Arte, che, purtroppo, nell’ultimo secolo, hanno commesso macroscopici errori di interpretazione stravolgendo l’identità di numerose statue, che, quindi, meritano di essere riconsiderate per risalire almeno alla loro identità sportiva.

Alcune opere che hanno dato esito positivo secondo le recenti interpretazioni da parte di Riccardo Partinico sono: “l’atleta che si incorona” (Getty Museum), che in effetti è un giavellottista, “l’apoxiòmenos” (Museo di Lussino), che non è un lottatore che si deterge con lo strigile, ma è un giavellottista, così come “Perseo con la testa di Medusa” (Museo di Atene), “i lottatori di Ercolano” (Museo di Napoli), che, invece, sono due velocisti. L’Anatomia Archeostatuaria è la Scienza che studia la postura, la gestualità e i muscoli -visibili- delle statue antiche, che, per fisionomia, somatometria o gestualità tecnica, possono essere Atleti dell’antica Grecia. Lo scopo dell’Anatomia Archeostatuaria è quello di risalire alla specialità sportiva praticata dal soggetto analizzato e di individuare gli attrezzi sportivi, le armi e gli utensili che gli stessi Atleti, presumibilmente, hanno adoperato per praticare le loro attività sportive. L’Anatomia Archeostatuaria, per le proprie ricerche, tiene in considerazione le leggi scientifiche dell’Anatomia Umana, lo studio della morfologia muscolare e della somatometria dei distretti muscolari, i gesti tecnici delle discipline sportive praticate nell’antica Grecia, le tecniche belliche adoperate dagli eserciti e qualsiasi altro indizio che possa consentire il raggiungimento degli scopi. L’Anatomia Archeostatuaria nasce dall’esigenza di fornire ai Ricercatori, agli Archeologi ed agli Studiosi di Storia dell’Arte i dati tecnico-scientifici, che, per questioni legate ad ambiti culturali, non rientrano nel loro percorso di formazione professionale. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme dei Social Network presenti nella rete, a far data dal 13 maggio.

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