Reggio Calabria, batosta finale allo sport: i migranti tornano allo Scatolone e al Palloncino, esplode la rabbia | FOTO e VIDEO

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StrettoWeb

Reggio Calabria, in corso un ingente trasferimento di migranti al Palloncino e, per la prima volta dopo 4 anni, anche allo Scatolone. In frantumi gli annunci di Falcomatà e Castorina: dopo otto anni, siamo di nuovo al punto di partenza

Il telefono squilla nel primo pomeriggio di questa domenica, che sarebbe il giorno dello sport per antonomasia. Ma stavolta lo sport muore davvero, almeno a Reggio Calabria. Nell’estate calda della Reggina che cerca disperatamente una nuova proprietà per avere un futuro, e della Viola che da anni ormai combatte con grande orgoglio e dignità ma ogni estate è costretta a ripartire da zero e purtroppo sempre ben lontano dalle categorie che contano, arriva la batosta forse più grande: quella inflitta dalle autorità a giovani, bambini, famiglie e società sportive. Infatti è in corso in questi minuti l’ennesimo trasferimento di migranti che stavolta non verranno ospitati non soltanto al Palloncino, ma addirittura anche allo Scatolone.

Le squadre che erano impegnate hanno dovuto interrompere le loro attività sportive in fretta e furia, togliere le loro cose e salutare di nuovo gli impianti pubblici che si trovano a ridosso della curva Sud dello stadio Granillo, a tempo indeterminato. E’ la prima volta che i migranti tornano allo Scatolone dopo la riapertura dell’impianto allo sport il 27 giugno 2018 celebrata dall’allora Sindaco Falcomatà e dall’allora capogruppo del Pd in consiglio comunale Castorina come la “restituzione alla città di un suo pezzo di storia“. I primi profughi ospitati allo Scatolone, sfrattando così i giovani sportivi reggini, risalivano al 2014 e in quei 4 anni drammatici la struttura venne più volte vandalizzata dai migranti che in alcune occasioni rimasero nella palestra per lunghi mesi. Poi con la riapertura del 2018, per 4 anni, fino ad oggi, lo Scatolone era tornato al suo ruolo naturale facendo da cornice a quel processo di crescita più sano e genuino per i bambini reggini che lì, fino a stamani, hanno potuto praticare attività sportive all’insegna dei valori e dei principi più nobili. Inoltre lo Scatolone è stato uno dei pochi punti di riferimento per le società sportive cestistiche che rappresentano Reggio Calabria in tornei regionali e nazionali. Oggi, dopo 4 anni di normalità, ripiomba in quell’incubo dello sport negato alla città.

I profughi in arrivo oggi pomeriggio sono 260: si tratta di pakistani, bengalesi e cingolesi intercettati dalle autorità italiane stamani al largo di Capo d’Armi a bordo di un’imbarcazione autonoma e scortati al porto reggino. Ma a prescindere da dove arrivino queste persone certamente bisognose di accoglienza, l’interrogativo da porci è se sia corretta la circostanza che per accoglierle debbano essere gli italiani a privarsi di diritti essenziali come l’accesso alle strutture pubbliche e la pratica delle attività sportive, strumento fondamentale per una crescita sana all’insegna di principi e valori altamente educativi.

E soprattutto, oggi è d’obbligo chiederne conto alle autorità che a tutti i livelli, nazionali e locali, amministrano il territorio e non hanno saputo far fronte ad un’emergenza di tale portata che non è improvvisa: come abbiamo appena visto nel caso dello Scatolone, il problema risale al 2014. Sono passati 8 anni e siamo ancora qui, come il primo giorno, a portare i profughi nelle palestre pubbliche perché chi governa non è in grado di trovare valide alternative che possano tutelare al meglio sia i migranti stessi (chi conosce Scatolone e Palloncino sa quanto non sia certo piacevole e salubre trascorrere giornate intere lì dentro), che soprattutto per tutti quei cittadini italiani che regolarmente pagano le tasse e sempre più spesso vengono considerati semplicemente dei sudditi obbligati ad adempiere ai loro doveri a cui però si può negare ogni tipo di diritto oggi sì e domani pure come se nulla fosse.

Drammatico lo sfogo di Domenico Panuccio, Presidente del Comitato Territoriale Fipav di Reggio Calabria, ai microfoni di StrettoWeb quasi in lacrime pochi minuti fa fuori dal Palloncino, dove intanto un gruppo di adolescenti ha affisso uno striscione sarcastico “Reggio Calabria città dello sport”. Negato.

Migranti nei palazzetti dello sport reggini, lo sfogo di Romana Pirillo: “come sempre si denota incapacità politica”

Anche Romana Pirillo, dirigente di Basket e volto noto della pallacanestro reggina, ha commentato su Facebook la situazione sopra descritta: “Che schifo di città – si legge – stanno di nuovo riempiendo i palazzetti dello sport con i Migranti in arrivo ( poverini anche loro che devono vivere con un bagno in 100 persone e due docce, otto le roventi lamiere). Come sempre si denota l’incapacità dei nostri Politici a “costruire” un piano di “emergenza” che emergenza più non è, visto il ripetersi… Tutto questo a danno dei nostri Bambini/ragazzi che penalizzati dalla situazione COVID stavano ricominciando a “vivere” e che ora si ritroveranno di nuovo a non poter svolgere attività sportiva… BRAVI, BRAVI cari miei politici, non venite a dirci poi durante le elezioni che Vi sta a cuore la sorte dei nostri Giovani, sono solo chiacchiere che fate dentro e fuori elezioni. NON HO PAROLE…”

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