Silvio Baldini racconta la svolta nella stagione del Palermo: la foto della figlia disabile mostrata ai propri calciatori in un momento difficile.
“Quando è arrivata la chiamata di Castagnini il 23 dicembre, io sapevo che il destino mi stava dando l’opportunità di prendermi quello che mi è stato tolto diciotto anni prima. Ero talmente convinto, che ho vissuto i playoff con una grande serenità. Non ho mai avuto l’angoscia, nemmeno quando abbiamo preso il secondo gol dall’Entella, di pensare che le cose sarebbero andate male“. Quella del Palermo è stata una promozione magica, scritta nel destino. Lo crede con fermezza Silvio Baldini, uomo di grande fede, che intervistato ai microfoni della Rai racconta alcuni retroscena sul trionfo dei rosanero.
“Nel calcio ci sono sempre le due medaglie, può andar bene e può andar male. – spiega Baldini – Quando per la testa mi passava ‘Se non va bene?’. Io pensavo: ‘Andrà bene’. E non riuscivo ad avere dubbi. Avevo visto la squadra che nelle ultime dodici partite ne aveva vinte dieci, pareggiate due… La squadra ha fatto qualcosa di incredibile, che va al di là del risultato tecnico. Avevano capito cosa vuol dire allenarsi mettendo prima in campo le emozioni e poi il lavoro. Il lavoro doveva essere accompagnato dalle emozioni, altrimenti l’allenamento non serviva. E quando vedi che la squadra capisce questa cosa, sai che hai a che fare con degli eroi, non con dei giocatori normali“.
Il momento della svolta
Una serie di partite non andate secondo i piani sembravano poter tarpare le armi all’Aquila rosanero, poi il momento della svolta grazie alla foto di una bimba speciale. “Io mi ero molto arrabbiato, avevamo fatto delle partite non belle. Avevamo pareggiato con la Fidelis Andria, col Potenza e con la Paganese. E lì la squadra mi aveva deluso perché avevo dato la possibilità anche a chi giocava meno di avere più spazio e proprio questi giocatori non avevano colto questo momento. Io volevo a tutti i costi fare l’impresa con quel gruppo, considerato fino a quel momento non all’altezza. Ho spiegato alla squadra che ero lì perché il destino mi ci aveva portato e che vedevo loro come vedo la mia Valentina (la figlia, ndr). La mia Valentina, essendo disabile, non viene vista come una bimba ma come un ‘mostriciattolo’. Questo a me non accade. Io la vedo con gli occhi dell’amore. Io vedo un angelo, un regalo, un dono. Se il Palermo ha vinto è grazie a questo dono. L’ho detto al presidente e al direttore. I giocatori sapevano che non volevo nessuno, per me erano tutti Valentina. Questa cosa mi ha dato una forza… L’ho trovata solo grazie a lei. Abbiamo vinto grazie a questo angelo che ha aiutato il Palermo a trovare la strada non del risultato, ma di cercare loro stessi sul campo. Sono immagini talmente forti, talmente belle, che capisce che il gioco del calcio non c’entra niente. Un film in cui io non sono l’attore ma lo spettatore. E questa è la cosa più bella“.