Gioia Tauro, Frachea: “i numeri del blitz dei Carabinieri sono spaventosi e il problema di natura sociale e d’integrazione della comunità Rom, che abita la Ciambra, deve far riflettere e non poco”
“Nemmeno l’impegno del pluripremiato regista Jonas Carpignano, che ha ambientato uno dei suoi film di maggior successo “A Ciambra” proprio nel quartiere più degradato della città di Gioia Tauro, poteva riuscire a portare alla luce, quanto è emerso dall’ultima attività messa in atto dai militari dell’Arma dei Carabinieri“. E’ quanto scrive in una nota Francesca Frachea, Fratelli d’Italia – Capo Dipartimento Equità Sociale e Disabilità per la provincia di Reggio Calabria. “Uno scenario non nuovo –prosegue– per chi vive la città portuale, che mette in risalto (semmai ce ne fosse bisogno) una realtà ai limiti della finzione cinematografica. I numeri del blitz dei Carabinieri sono spaventosi e il problema di natura sociale e d’integrazione della comunità Rom, che abita la Ciambra, deve far riflettere e non poco. Serve un’azione forte di prevenzione, una presenza dello Stato, attraverso l’azione politica degli amministratori locali, utile ad evitare che questa porzione di città continui a vivere nell’illegalità più assoluta, tra abusivismo edilizio, furto di acqua ed energia elettrica, vetture sprovviste di copertura assicurativa e discariche a cielo aperto”.
“Non mi piace la solita e inflazionata frase: “Lo Stato non esiste alla Ciambra”; preferisco pensare che non sia stata posta la giusta attenzione circa la possibilità d’inclusione e integrazione di una comunità, quella Rom, che dev’essere indotta a vivere secondo la legge e secondo quel senso morale, senza il quale non è possibile raggiungere una convivenza che vuole dirsi civile. Ben vengano le azioni repressive delle forze dell’ordine, ma il mio invito, rivolto in primis all’Amministrazione Comunale e a tutti gli Istituti preposti, è a non abbassare la guardia ed a porre sempre una lente d’ingrandimento nei confronti della comunità Rom che abita la Ciambra, al fine di non criminalizzarla in toto, usando sì il pugno duro contro chi trasgredisce la legge, ma offrendo anche tutte le possibilità necessarie per una corretta integrazione, partendo dalla scolarizzazione dei più piccoli, sino alla possibilità di una vita dignitosa per gli adulti. Trattare da “invisibili” chi vive in condizioni di stenti, non eliminerà il “problema”, perché le situazioni, soprattutto quelle più difficili e sensibili, devono essere attenzionate il doppio di quelle “normali”; un po’ come in una classe di alunni, dove una brava maestra porrà una maggiore attenzione verso chi ha più difficoltà di apprendimento e non verso colui che ha tutti i voti alti. Nella scuola, come nella vita pubblica – amministrativa, bisogna sempre avere maggiore cura di chi ha più bisogno, altrimenti corriamo il rischio di perderli per sempre e con conseguenze simili a quelle emerse dalle azioni investigative delle forze dell’ordine”, conclude.