M5S, Angela Raffa a StrettoWeb: “senza Di Maio saremo più liberi di opporci a Draghi. Messina guardi all’Area dello Stretto. Il Ponte? Sì, ma non adesso”

StrettoWeb

Intervista ad Angela Raffa, la deputata più giovane del Parlamento: l’esponente messinese del Movimento 5 Stelle svela retroscena e scenari futuri dopo l’addio di Luigi Di Maio

Lo strappo di Di Maio “per noi è un’opportunità, non una cosa negativa“. Angela Raffa, storica esponente del Movimento 5 Stelle dai suoi albori nonostante la giovane età (con i suoi 29 anni è il deputato più giovane in assoluto di questa legislatura; attiva nel M5S dal 2011 e cioè da quando aveva appena 18 anni), ai microfoni di StrettoWeb non usa mezzi termini e spiega perché “adesso possiamo essere più liberi. Con la nascita del nuovo gruppo di Di Maio, infatti, noi non abbiamo più quel vincolo di responsabilità nei confronti del Governo che tutti ci facevano pesare così tanto. Non siamo i responsabili delle sorti del partito, della coalizione, dell’esecutivo, del Paese, del continente… e quindi qualora dovessimo lasciare il Governo, loro potrebbero andare avanti con Di Maio. Questo non significa che usciremo dal Governo, ma potremo essere più duri sui nostri temi e quindi incidere di più. Penso al reddito di cittadinanza, al superbonus 110%, alla transizione ecologica: rabbrividiamo quanto sentiamo l’ipotesi di riattivare centrali a carbone, di ricominciare con le trivellazioni, di investire sul nucleare. Su questi temi possiamo essere adesso molto incisivi, perché non abbiamo più al nostro interno persone che remano contro facendo perdere la nostra forza contrattuale“.

Secondo la giovanissima deputata di Messina nella scissione ardita da Di Maionon c’è nulla di ideologico: è solo una lotta di potere, che arriva non a caso a pochi giorni dalla votazione sul vincolo di mandato che faceva paura a molti. I parlamentari che hanno seguito Di Maio sono 60, eppure non sono tutti suoi fedelissimi: molti si sono fatti usare. Lui non ha mai controllato 60 parlamentari, se arrivava a 25-30 era già tanto. Molti hanno preso la palla al balzo per uscire dal Movimento e non si è capito neanche in cambio di cosa. Molti di questi erano indietro con le restituzioni. Sinceramente, non vedo prospettive elettorali per Di Maio e il suo gruppo: con quale credibilità si presenteranno ai cittadini? La coerenza in politica è una delle cose più importanti. Io so che tra D’Uva e Di Maio c’è un’amicizia di lungo corso, ma la politica non è fatta di amicizie e fedeltà come ha detto ieri Conte. Quali sono le prospettive di Di Maio sinceramente non lo so, posso solo ipotizzare che probabilmente avere la simpatia di Draghi, che è una persona molto influente, può garantire dei vantaggi anche al di fuori della politica. Ma si tratta soltanto di mie supposizioni: non conosco le loro logiche“.

Le prospettive del Movimento 5 Stelle, invece, sono chiare e sono quelle legate all’area progressista, che significa stretta alleanza con il Pd: “i nostri contenuti – spiega Raffa – sono particolarmente legati all’ambiente, e quindi alla transizione ecologica, ma anche al welfare come si può vedere dalla battaglia su reddito di cittadinanza e salario minimo, su cui adesso potremo essere ancor più incisivi. Fino ad oggi avevamo il freno a mano tirato, abbiamo evitato di mettere in difficoltà il Governo ma adesso come dicevo non abbiamo più questa responsabilità. Sul futuro del Movimento, tante volte abbiamo sentito dire che eravamo solo un fenomeno da baraccone, e poi siamo diventati il primo partito d’Italia; poi che eravamo morti, e siamo tornati primo partito d’Italia. Starei attenta a darci ancora una volta per morti, ma ben venga: più Renzi ci mette nella tomba, più ci fortifica. Ovviamente non sarà un percorso facile perché abbiamo difficoltà ad entrare su Rai 1, molto politicizzata: non possiamo esporre le nostre opinioni sui media principali perché sono contro di noi. Adesso che sembra finito il problema del Covid, torneremo in piazza e torneremo in strada, casa per casa, per parlare con la gente a partire dalle Regionali della Sicilia“.

A proposito delle Regionali siciliane dell’autunno, Angela Raffa entra nel dettaglio dei temi più scottanti: “devo riconoscere che Musumeci su alcune cose non ha del tutto sbagliato, ma noi vogliamo proporre un vero cambiamento della Regione Sicilia. Sulla sanità l’Amministrazione uscente è stata fallimentare, abbiamo visto come sul Covid giocavano sulla vita delle persone. Inoltre Musumeci non ha fatto valere il nostro Statuto regionale e non si è mai seduto al tavolo del Consiglio dei Ministri per difendere le proposte per la Sicilia, poi si lamenta se dal Pnrr arrivano meno risorse al Sud ma non è affatto vero perché più del 40% delle risorse del Pnrr sono andate al Sud. Il problema è che poi bisogna spenderle quelle risorse, e molte attività dipendono proprio dagli enti locali. Proprio come le assunzioni per i centri per l’impiego propedeutiche a far funzionare il reddito di cittadinanza: i soldi erano già stanziati dal 2018, ma la Regione ha persino sbagliato i concorsi. Ci sono cose organizzate malissimo, sulle infrastrutture l’Assessore Falcone ha lasciato molto a desiderare. La Regione ha enormi responsabilità sulla Palermo-Catania, le nostre proposte sul passaggio all’Anas delle provinciali non sono state accolte per evitare di ridurre il chilometraggio e i relativi giri di denaro, e così le strade continuano ad essere in condizioni pietose. Vogliamo parlare della galleria di Letojanni sulla Messina-Catania? Finalmente si sta facendo grazie a noi, ma possiamo accettare che passino 7 anni per costruire una galleria dopo una frana: sono cose insostenibili. E Musumeci cosa ha fatto in questo? Non fanno neanche i controlli dei prezzi applicati dagli armatori privati per i collegamenti con le isole minori, su cui la Regione Sicilia è garante del Ministero a cui ogni sei mesi dovrebbe mandare dei report aggiornati che però non sono mai pervenuti. Le principali città della Regione sono anche sommerse dai rifiuti: noi abbiamo le idee chiare su come vogliamo la Sicilia, e abbiamo anche una comune idea con tutte le forze del campo progressista. Dobbiamo stare attenti a non sottovalutare Cateno De Luca: ha una grande visione strategica in politica, è veramente bravo in questo, ma soprattutto ha capacità economica“.

Per quanto riguarda le infrastrutture, pensando al Pnrr non si può che fare riferimento all’alta velocità ferroviaria in Sicilia prevista per le tratte Messina-Catania e Catania-Palermo: “è ciò che ci chiedono i corridoi europei, purtroppo la tratta Messina-Palermo non è stata inserita anche se stiamo facendo una battaglia per aggiungerla. Dobbiamo svincolare i fondi ma non è facile perché è una tratta molto costosa, in grandissima prevalenza composta da viadotti e gallerie” spiega Angela Raffa che poi affronta il grande tema del Ponte sullo Stretto. “E’ notorio – afferma – che io non sono del tutto contraria al Ponte, il problema è quando. Se abbiamo tutti questi problemi nella viabilità interna, stradale e ferroviaria, penso sia inutile parlare di Ponte adesso. Almeno sullo Stretto ci sono i collegamenti marittimi che non saranno idilliaci, ma comunque funzionano. Su terra, invece, abbiamo molte altre priorità che non funzionano affatto: l’investimento per il Ponte è qualcosa di enorme, e oggi rischieremmo di avere un’opera nel deserto. Il progetto possiamo anche approvarlo, ma prima cerchiamo di risolvere i problemi che abbiamo su strade e ferrovie. Io non voglio che la Sicilia rimanga indietro, e per questo non dirò mai No al Ponte. Ma non posso che evidenziare quanto possa essere strumentale la propaganda elettorale di chi, come l’on. Siracusano, ha provato ad inserire il Ponte nel Pnrr ben consapevole che fosse solo propaganda, perché il Ponte non si può inserire nel Pnrr in base ai suoi regolamenti. Quel comportamento significa soltanto prendere in giro i cittadini. Per il resto possiamo sederci e ragionare insieme, tutto quello che può portare benefici alla Sicilia e a Messina mi vedrà sempre favorevole, mai contraria. Io sono disposta anche a chiedere di fare un referendum in Sicilia per far decidere ai cittadini se vogliono o meno il Ponte, in quanto ci sono posizioni trasversali in tutti gli schieramenti ed è impossibile definire un mandato democratico su questa scelta in base ai voti delle elezioni. Però la politica è fatta di priorità, e la priorità in questo momento non è il Ponte sullo Stretto. Abbiamo fatto l’accordo con Trenitalia ed Rfi e se tutto va bene già dal 2024 dovremmo avere le navi che consentiranno di trasportare i freccia divisi in Sicilia: un frecciarossa che parte da Roma arriverà a Villa San Giovanni e si potrà dividere, come si fa con l’Intercity Notte, salire sul traghetto e poi ricomporre a Messina e muoversi in Sicilia: sarebbe una rivoluzione. Dopo che avremo avuto quel risultato, vedremo cosa fare sul Ponte: oggi non credo sia una priorità per i cittadini“.

Infine Angela Raffa si rivolge al grande sogno metropolitano dello Stretto: “se davvero si riuscisse a concretizzare l’Area Metropolitana dello Stretto, sarei contentissima: rilancerebbe l’Aeroporto di Reggio Calabria che al momento  ha pochissimi voli e non serve la platea di cittadini a cui potrebbe aspirare. L’Area dello Stretto si può realizzare soltanto con collegamenti intermodali tra le due sponde, per cui servono accordi tra le Regioni Calabria e Sicilia. Per viaggiare tra le due sponde non ci sono le adeguate comodità: ad un cittadino, che sia residente o turista, non si possono chiedere 42€ per attraversare 3 chilometri di mare. Il trasporto intermodale non si riesce a fare per la mancanza di accordi tra le due Regioni. Se si potenzia l’Aeroporto di Reggio, molte utenze diminuiranno dall’Aeroporto di Catania, quindi un Presidente siciliano non ha l’interesse di realizzare l’Area dello Stretto che sarebbe un grande volano per il turismo dell’area. Sappiamo, infatti, che la provincia di Messina non può avere un Aeroporto, quello della Valle del Mela era stato progettato per le merci e non per i passeggeri, non abbiamo una pianura per realizzare uno scalo. Ma anche se ci fosse o si trovasse lo spazio, significherebbe avere una platea di utenti inferiore ai 600 mila abitanti ma che comunque non tutti utilizzerebbero quello di Messina perché i residenti dell’area jonica sarebbero comunque molto più vicino a Catania mentre dall’altro lato tutta l’area di Santo Stefano di Camastra e Sant’Agata di Militello rimarrebbe sempre più vicina a Palermo, e gli aeroporti più grandi avranno sempre prezzi inferiori e quindi voli più convenienti). Quindi in realtà che senso avrebbe un ulteriore aeroporto in Sicilia, che sarebbe il sesto?. Invece investiamo sul trasporto intermodale, quella è la chiave di volta per l’Area dello Stretto e il futuro di Messina“.

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