Referendum Giustizia, l’analisi quesito per quesito: SI o NO, ecco per che cosa si vota

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Il 12 giugno gli italiani sono chiamati ad esprimere il proprio voto al Referendum sulla Giustizia. Sono cinque i questi sui quali gli elettori dovranno esprimersi: l’analisi approfondita su ogni domanda, le modalità per votare, con quali documenti presentarsi alle urne e il precedente del 2016

di Enrico Maria Surace* – Domenica 12 giugno 2022, dalle ore 07:00 alle 23:00, l’Italia è chiamata ad esprimere il proprio parere verso il tanto atteso Referendum sulla Giustizia. Indici statistici prevedono che oltre 50 milioni di cittadini abbiano il diritto e, latu sensu, mossi dal sentimento di appartenenza alla Nazione, il dovere di presentarsi alle urne ed esprimere il proprio voto. Tale svolta referendaria prende piede da una lunga battaglia portata avanti da due dei partiti politici impegnati per la riforma: Lega e Radicali. Scopo principale dei due partiti è quello di porre un limite ai mezzi cui i Magistrati hanno a disposizione per “fare” giustizia, mezzi, a favor di cronaca, di cui spesso hanno abusato. Sui 5 quesiti che verranno posti all’attenzione dei cittadini, che approfondiamo di seguito, ve ne sarebbe dovuto essere un sesto, forse il più importante, inerente alla responsabilità personale del Magistrato sul proprio operato.

Spiegazione quesiti

Quesito 1 – scheda ROSSA

La scheda rossa interroga l’elettore se voglia abrogare il Decreto Legislativo 31 dicembre 2012 N. 235 del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. In sostanza chiede se si voglia eliminare dall’ordinamento, con conseguente non applicazione, la norma che dispone l’automatismo dell’incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica della carica per i parlamentari, consiglieri regionali, sindaci in carica in caso di condanna anche non definitiva. Per intenderci la c.d. Legge Severino nota ai lettori reggini per aver interessato personalmente il Sindaco Falcomatà. Questa disposizione vede impegnati molti Tribunali in procedimenti contro le suddette autorità in tutta Italia. 

Quindi:

  • chi voterà per il SI, sarà favorevole all’abrogazione della norma; pertanto, il soggetto condannato anche con sentenza non definitiva, per quei reati non colposi, potrà liberamente candidarsi a dette cariche o continuarle a ricoprirle; sempre che il giudice non si assuma la responsabilità di decidere diversamente mentre, adesso, la sospensione dalla carica e l’incandidabilità è automatica senza obbligo di motivazione da parte dell’organo giudicante. 
  • Scegliendo il NO, quindi optando per lasciare tale norma in vigore, tale meccanismo rimarrà automatico come avviene adesso. 

Quesito 2 – scheda ARANCIONE

Il secondo quesito si riferisce alla limitazione delle misure cautelari. Si chiede se gli elettori abbiano la volontà di abrogare, in modo parziale, il testo della norma, nella parte sulle “reiterazione del reato” motivazione, questa, che il giudice può attualmente addurre per disporre la custodia cautelare, in carcere o domiciliari, di un indagato in un processo penale e non ancora condannato.

Nello specifico:

  • chi voterà per il SI, sarà favorevole all’abrogazione della norma e, di conseguenza, vuole che dalla motivazione che il giudice dovrà redigere per adottare una misura cautelare durante le indagini e che, quindi, prima della definizione del procedimento, venga eliminata la possibilità di disporla per il pericolo che il soggetto indagato possa reiterare il reato (ossia commettere ancora lo stesso reato o della stessa specie)  residuando solo la possibilità di ordinare la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari solo nei casi in cui, dallo stato di libertà del soggetto possa discendere: pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove, rischio di commettere reati gravi con utilizzo di armi o altri mezzi violenti. 
  • chi voterà NO, vuole che NON venga abrogata e che il giudice possa continuare a disporre misure cautelari adducendo come motivazione il fatto che dalla libertà del soggetto possa scaturire il pericolo che lo stesso reiteri il reato.

Quesito 3 – scheda GIALLA

Forse è questo, il terzo, il quesito più complesso stante la lunghezza del testo e la complessità della formulazione della norma che cercherò di parafrasare nel modo più semplice possibile per il lettore. Tale questione verte sulla “separazione delle funzioni dei magistrati: abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio delle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati”. 

Attualmente la norma in vigore consente ai magistrati di passare dal ruolo di giudice a quello di Pubblico Ministero e viceversa. Come noto la funzione del PM è quella di formulare l’accusa e quella del giudice è di giudicare in ossequio alle norme del nostro ordinamento. La possibilità concessa ai magistrati, attualmente in vigore, di passare da una funzione ad un’altra senza grossi ostacoli, potrebbe intaccare i c.d. requisiti di terzietà ed imparzialità richiesti ai giudici nello svolgimento dell’esercizio delle loro cariche. Questi due requisiti sono posti a tutela di tutti quei soggetti che sono coinvolti in un procedimento giurisdizionale. È molto probabile che un PM che per anni ha formulato accuse di reato nei confronti di determinati soggetti sarà portato, nel caso in cui decida di passare alla funzione di giudice, a non essere imparziale nei confronti di imputati per tali reati. 

Si chiede di votare per l’abrogazione della norma “costringendo”, il magistrato, a scegliere fin dall’inizio della propria carriera se svolgere funzione requirente (PM) o giudicante (giudice) e per tutto il resto della propria carriera senza poter passare da una all’altra e viceversa. 

Quindi:

  • chi voterà SI, vuole che tale norma venga abrogata e vincolare il magistrato fin all’inizio della propria carriera se fare il Pubblico Ministero o il giudice;
  • chi voterà NO, vuole che NON venga abrogata lasciandola in vigore e consentire ai magistrati di passare da una carica all’altra senza grossi ostacoli. 

Quesito 4 – scheda GRIGIA

Il quesito numero 4 riguarda le pagelle dei magistrati. Nello specifico sulla “partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte”.

Praticamente viene chiesto se si vuole che l’operato dei magistrati possa essere valutato dai membri del Consiglio direttivo della Cassazione e anche dai membri laici e dei consigli giudiziari come professori universitari ed avvocati; al momento la valutazione dei giudici avviene tra di loro ed è esclusa, dalla norma in oggetto, ai membri laici. Abrogando tale disposizione si consentirebbe ai membri lici, come gli avvocati ed i professori universitari, di partecipare ai dibattiti e le valutazioni dei magistrati all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura che, come appena detto, allo stato attuale di vigenza della norma gli è precluso; l’abrogazione della norma, si spera, garantirebbe una valutazione dell’operato dei magistrati imparziale e meritevole. Quindi: 

  • chi voterà SI, vuole che tale norma venga abrogata consentendo ai membri laici, avvocati e professori, di poter partecipare alla valutazione dell’opera dei magistrati. 
  • Chi voterà NO, vuole che tale norma NON venga abrogata e che quindi resti in vigore ,consentendo che i magistrati continuino a valutarsi tra di loro senza ingerenze esterne. 

Quesito 5 – scheda VERDE

L’ultimo quesito, il quinto, verte sulla “abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del consiglio superiore della magistratura”. Tale norma incide sulle regole da seguire per l’elezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura organo, questo, indipendente e di governo di tutti i magistrati italiani. Composta da 27 membri, a parte i 3 di diritto (Presidente della Repubblica, Primo Presidente della Corte di Cassazione e Procuratore Generale della Corte di Cassazione), gli altri 24 vengono eletti ogni 4 anni. Oggi, la normativa in vigore prescrive che coloro che si vogliano candidare al CSM debbano presentare una lista composta da almeno 25 fino ad un massimo di 50 firme di colleghi che appoggino la loro candidatura. L’abrogazione della norma porterà lo stato delle cose indietro fino al 1958, cosa che per alcuni non è un ritorno al passato negativo. All’epoca vi era una libera candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura, qualsiasi magistrato era libero di candidarsi senza raccogliere firme a sostegno; infatti, molti esperti sono favorevoli al “SI” per contrastare la casta, le c.d. “correnti” createsi dentro il CSM che preclude l’ingresso a magistrati invisi ai colleghi. 

In sostanza: 

  • Chi voterà per il SI, vuole che la norma venga abrogata e che i magistrati possano liberamente candidarsi come membri del CSM senza dover raccogliere firme a supporto della candidatura;
  • Chi voterà NO, vuole che tala norma NON venga abrogata e che i magistrati debbano continuare a raccogliere le firme per potersi candidare.

Per i testi completi dei 5 quesiti, potrete trovarli al punto 1 del sito del Ministero dell’Interno, sezione FAQ. Referendum 2022, raggiungibile tramite questo LINK.

Referendum abrogativo del 12 giugno: oggetto e modalità di voto

Molti elettori non sono entrati a conoscenza del fatto che il 12 giugno saranno convocati alle urne, forse per poco interesse, scarsa informazione, né tanto meno perfettamente informati sull’oggetto e modalità di voto stante la complessità del modo in cui sono formulate le norme che capisco sono estranee a colore che non si occupano di diritto rendendo difficile capire le conseguenze a cui potrebbe portare scegliere il SI o il NO relativo ai 5 quesiti cui verremo posti e le relative 5 norme. 

Chi vuole che le norme oggetto del referendum restino in vigore dovrà mettere una X sul NO, viceversa chi vuole che le norme vengano abrogate e che, quindi, queste, escano dal nostro ordinamento e non più applicata dovranno mettere una X sul SI. 

Indipendentemente dalla volontà degli elettori, per essere valido, dovranno presentarsi alle urne il 50% più degli aventi diritto, altrimenti sarà come se avesse vinto il NO e, quindi, queste norme resteranno in vigore come già avviene. È da specificare che non si voterà su norme su cui si discute se debbano o meno entrare in vigore ma sono già in vigore, valide e che vengono applicate. 

L’elettore che si presenterà alle urne verrà munito di 5 schede di colore diverso, una rossa, una arancione, una gialla, una grigia ed una verde dove troverà esposto l’oggetto dell’abrogazione, il quesito contenente la norma da abrogare e le due caselle, SI per abrogare la norma e NO per lasciare le cose come stanno.

Referendum giugno 2022: come si vota

Come anticipato, durante la giornata del 12 giugno si potrà votare in tutto il Paese per cinque quesiti referendari abrogativi che riguardano il tema della Giustizia, e in particolare:

  • Quesito n. 1: Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.
  • Quesito n. 2: Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.
  • Quesito n. 3: Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.
  • Quesito n. 4: Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.
  • Quesito n. 5: Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Verranno fornite 5 diverse schede di colori diversi, una per ogni quesito:

  • n. 1 – rosso;
  • n. 2 – arancione;
  • n. 3 – giallo;
  • n. 4 – grigio;
  • n. 5 – verde.

Per votare, ricordando che si tratta di un referendum abrogativo, si dovrà:

  • apporre un segno sul SI se desidera che la norma sottoposta a Referendum venga abrogata;
  • apporre un segno sul NO se desidera che la norma sottoposta a Referendum resti in vigore.

Affinché i referendum siano validi devono recarsi alle urne la maggioranza (50%+1):

  • degli aventi diritto al voto;
  • dei voti validamente espressi.

Elezioni e Referendum giugno 2022: quali documenti servono

Per votare occorrerà recarsi presso il seggio, domenica 12 giugno dalle 7 alle 23, portando con sé un documento di identità appartenente a una delle seguenti categorie:

  • carta d’identità o altro documento d’identificazione munito di fotografia, rilasciato dalla pubblica amministrazione;
  • tessera di riconoscimento rilasciata dall’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, purché munita di fotografia e convalidata da un Comando militare;
  • tessera di riconoscimento rilasciata da un ordine professionale, purché munita di fotografia.

Se l’elettore al seggio non è in possesso di un documento idoneo, può comunque essere riconosciuto:

  • da uno dei membri del seggio che conosce personalmente l’elettore e ne attesta l’identità;
  • da un altro elettore del comune, noto al seggio e provvisto di documento di riconoscimento;
  • dalla ricevuta della richiesta di rilascio della Carta d’Identità Elettronica (CIE), in quanto munita della fotografia del titolare e dei relativi dati anagrafici.

Altro documento fondamentale è la tessera elettorale rilasciata dal Comune. La tessera contiene 18 spazi, e nel caso in cui questi fossero esauriti è necessario rinnovarla presso l’ufficio elettorale del comune di residenza. L’ufficio elettorale resterà comunque aperto dalle ore 9 alle ore 18 nei due giorni antecedenti la data della consultazione e, nel giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di voto.

Elezioni e Referendum giugno 2022: errori da evitare

Si ricorda innanzitutto che è vietato recarsi in cabina elettorale con il telefono cellulare. Questo dev’essere consegnato ai componenti del seggio prima di entrare in cabina. Non è inoltre possibile entrare in cabina con figli minori. Si consiglia di non sovrapporre le schede al momento del voto, poiché il segno apposto su una scheda si trasferirebbe sulle schede sottostanti. Sarebbe opportuno aprire e apporre il segno sulle schede una per volta.

In caso di errori, niente è perduto: di legge nelle FAQ del Ministero che “l’elettore che si rende conto di aver sbagliato nel votare può chiedere al presidente del seggio di sostituire la scheda stessa, potendo esprimere nuovamente il proprio voto. A tal fine, il presidente gli consegnerà una nuova scheda, inserendo quella sostituita tra le schede deteriorate”.

Referendum abrogativo: il precedente del 2016

L’impegno chiesto ai cittadini ha un peso davvero importante nel campo della giustizia. Spesso, la cattiva informazione o il poco interesse verso tali argomenti, spingono il cittadino a non prendere sul serio il voto in caso di Referendum. Ad esempio, è possibile evidenziare i dati relativi al Referendum abrogativo del 2016, tenutosi il 17 aprile dello stesso anno che ebbe ad oggetto l’abrogazione della disposizione con cui la durata delle concessioni per l’estrazione di idrocarburi (il petrolio in sostanza) in zone di mare (entro 12 miglia nautiche dalla costa) era stata estesa sino all’esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti. Per tale evento era previsto il quorum della partecipazione della maggioranza degli avanti diritto al voto. Nonostante il fatto che i voti validi furono favorevoli all’abrogazione della norma, si presentarono solo il 31,19% degli aventi diritto si presentò alle urne (fonte wikipedia); non raggiungendo il quorum tale disposizione non venne abrogata.

Per rendere l’idea dell’importanza di questo strumento, affidato sia all’iniziativa popolare che regionale, credo sia necessario fare un piccolo excursus sul referendum che, nel caso di quello che si terrà il 12 giugno, sarà di tipo abrogativo; in vero, per sommi capi, possiamo raggruppare i Referendum consentiti in Italia dal nostro ordinamento, in 3 macroaree: di tipo territoriale, costituzionale ed abrogativo. 

Per non mancare il centro della nostra argomentazione, ai sensi dell’art. 75 della nostra Costituzione, è prevista la possibilità di indire un referendum di tipo abrogativo ovvero di annullare in modo totale o parziale, una legge od un atto avente valore di legge quando questo venga richiesto da parte di 500 mila elettori o sull’iniziativa di 5 consigli regionali e che, per essere valido, si presenti alle urne almeno la maggioranza dei cittadini italiani, anche residenti all’estero, aventi diritto al voto (quorum); in soldoni, per essere valido, condizione imprescindibile è che vada a votare almeno il 50% più 1 degli aventi diritto al voto.

Tale Istituto giuridico in esame è strettamente collegato alla c.d. Sovranità popolare, termine questo, spesso utilizzato per criticare l’operato politico avversario senza contezza del loro reale significato. Secondo il dettato Costituzionale, precisamente all’art. 1, viene prescritto che: “‘Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”; da ciò discende che il referendum è uno strumento di forza di questa sovranità attribuita al popolo che, spesso, per cattiva informazione, non è consapevole di possedere per lamentare quegli abusi che lamenta di ricevere nei confronti della classe governante.  Infatti, una volta accertato l’esito del referendum con Decreto da parte del Presidente della Repubblica, questo, non può essere disatteso dal legislatore che è costretto a rispettare la volontà del popolo senza se e senza ma. 

*A cura di Enrico Maria Surace, Dr. In Giurisprudenza formatosi presso l’Ateno cittadino dell’Università Degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, attualmente impegnato come Avvocato Praticante presso l’avvocatura distrettuale dell’I.N.P.S. di Reggio Calabria. 

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