Referendum sulla giustizia, l’appello: “ecco perché votare sì”

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Tra i “sì” si inserisce l’Associazione “Libertàeguale”, che lancia un appello per spiegare i motivi per cui dirsi favorevole ai quesiti referendari

12 giorni da oggi alla data clou in cui si andrà alle urne per i Referendum sulla Giustizia. Cinque quesiti che, in caso di sì (serve almeno il 50% della presenza degli aventi diritto), potrebbero stravolgere il ruolo dei Magistrati. Gli schieramenti (sì e no) sono più o meno noti da tempo, anche pubblicamente. Tra i “sì” si inserisce l’Associazione “Libertàeguale”, che lancia un appello per spiegare i motivi per cui dirsi favorevole ai quesiti referendari. Un centinaio i firmatari, tra cui Massimo Adinolfi, Marco Bentivogli, Monica Colombera, Giovanni Cominelli, Alberto De Bernardi, Luca Diotallevi, Elisa Filippi, Mario Lavia, Claudia Mancina, Enrico Morando, Alessandro Maran, Massimo Negarville, Magda Negri, Carmelo Palma, Claudio Petruccioli, Mario Raffaelli, Christian Rocca, Mario Rodriguez, Michele Salvati, Sergio Scalpelli Giorgio Tonini.

“In questi mesi – si legge nella nota dell’Associazione – il Parlamento sta facendo un lavoro positivo in materia di giustizia. Una partecipazione consapevole dei cittadini nel referendum, raggiungendo il quorum o avvicinandosi ad esso, può aiutare questo percorso. In particolare, la riforma in itinere interviene con un indirizzo giusto su tre aspetti che si sovrappongono ai quesiti referendari”, spiegano i firmatari, che pongono l’attenzione su tre quesiti in particolare, con precedenza a sua volta su uno: “Quello che riteniamo più importante come posizionamento politico-culturale – affermano – è il quesito che porta alla drastica riduzione della possibilità di passare dal ruolo di giudice a quello di accusatore, da quattro ad uno solo. Il quesito referendario va oltre e propone di azzerare i passaggi e quindi non dovrebbe essere superato neanche dall’entrata in vigore della riforma”.

SI TRATTA DEL QUESITO NUMERO 3 – SCHEDA GIALLA

scheda gialla referendum

“Tutto ciò che contribuisce, in coerenza con la riforma costituzionale del 1999 sul giusto processo che parla di “giudice terzo”, a distinguere e separare rigorosamente giudizio e accusa è da accogliere positivamente. La confusione tra i ruoli è alla base di squilibri dentro l’ordine giudiziario e nel rapporto tra i poteri. Un sistema di impostazione democratico-liberale esige questo cambiamento. Non convincono minimamente le critiche che paventano come effetto collaterale una possibile dipendenza dell’accusatore dal potere esecutivo né la segnalazione statistica dei pochi casi effettivi in cui ci si sposta di ruolo. Quello che conta e che influisce sulla struttura del sistema è la possibilità del passaggio di ruolo che fa perdere il senso delle distinzioni e che altera quindi l’equilibrio tra accusa e difesa”.

“Molto significativo e positivo – continuano – è anche il quesito che rompe un sistema autoreferenziale di valutazione dei magistrati: al di là delle differenze tecniche tra quello della riforma (che è solo una norma di delega, non immediatamente precettiva e che per questo non supera il referendum), far valutare i magistrati anche da altri è un passaggio importante di responsabilizzazione per quello che è un servizio pubblico di rendimento oggi largamente inadeguato”.

SI TRATTA DEL QUESITO NUMERO 4 – SCHEDA GRIGIA

scheda grigia referendum

“Positivo anche se minimale – concludono – è il quesito sul sistema elettorale del Csm, l’unico che invece cadrebbe in caso di approvazione parlamentare della riforma perché tende a ridimensionare il peso delle correnti della magistratura”.

SI TRATTA DEL QUESITO NUMERO 5 – SCHEDA VERDE

scheda verde referendum

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