La Reggina è ancora viva, un saluto a chi le aveva fatto il funerale. Ora l’ambiente non commetta gli stessi errori

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Si apre dalla giornata odierna una nuova era, firmata Felice Saladini. In attesa di capire nel dettaglio quali saranno i programmi, l’organigramma e tutto il resto – in una apposita conferenza stampa che si terrà nei prossimi giorni – il tifo si è già scaldato, ritrovando l’entusiasmo perduto nelle ultime settimane. Un appello a tal proposito, però, è doveroso, al di là delle novità che emergeranno a breve, di chi farà o meno parte del club, di chi sarà l’allenatore, il dirigente, il calciatore, il magazziniere

Erano già vestiti di nero. Piangevano (lacrime di coccodrillo). Erano sempre di più, a tal punto che neanche la bara (che era stata già acquistata) entrava più. Per la Reggina avevano organizzato un funerale grande, grandissimo. Si aspettava solo il morto, ma non è arrivato. E sono rimasti scontenti. Che faranno? Saranno costretti ad annullarlo. La Reggina è viva, ancora viva, più viva di sempre e più viva che mai.

Sin dal giorno successivo all’arresto di Luca Gallo si sono lette e ascoltate le tesi più disparate, in un senso o nell’altro e da più parti. Fa parte del gioco, nulla da eccepire. Ci sono stati momenti difficili, è vero. Lo sconforto e spaesamento iniziale, le imminenti scadenze, i debiti che spuntavano fuori come funghi. Su queste pagine abbiamo sempre predicato calma, razionalità, realismo, silenzio anche, senza lasciarsi troppo andare all’istinto, allo scetticismo, all’ottimismo sfrenato o al pessimismo. C’erano i fatti e su quello bisognava “lavorare”. La Reggina, questo non è da nascondere, è stata in coma, ma oggi si è risvegliata e sta anche meglio di prima.

Si apre dalla giornata odierna una nuova era, firmata Felice Saladini. In attesa di capire nel dettaglio quali saranno i programmi, l’organigramma e tutto il resto – in una apposita conferenza stampa che si terrà nei prossimi giorni – il tifo si è già scaldato, ritrovando l’entusiasmo perduto nelle ultime settimane. Un appello a tal proposito, però, è doveroso, al di là delle novità che emergeranno a breve, di chi farà o meno parte del club, di chi sarà l’allenatore, il dirigente, il calciatore, il magazziniere. L’ambiente non commetta gli stessi errori, non cada nei medesimi tranelli di sempre e, anche in questo caso, non trascenda troppo facilmente nell’istinto del momento, salendo e scendendo sul carro con troppa facilità o beatificando questo o quello per poi condannarlo come il peggior criminale sulla terra, perché i momenti brutti ci saranno, così come quelli belli. Chi – 50, 30 o un anno fa – per la Reggina ha fatto del bene, va ringraziato e ricordato. Chi – 50, 30 o un anno fa – per la Reggina ha commesso degli errori (tutti li hanno commessi), lievi o gravi che siano, va giustamente criticato. Nessuna santificazione, nessuna beatificazione, nessuna crocifissione. Tifare, amare la propria maglia, esaltarla e farla sentire importante. Perché la Reggina è una, è sempre quella, 50, 30 o un anno fa.

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