Se il caro carburanti si mangia il taglio delle accise

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I prezzi di benzina e gasolio continuano a salire, sotto la spinta dei mercati petroliferi internazionali

I prezzi di benzina e gasolio continuano a salire, sotto la spinta dei mercati petroliferi internazionali. Si susseguono gli allarmi su una possibile prossima carenza di prodotti in Europa, legata all’embargo nei confronti della Russia, alla piena ripresa dell’attività economica in Cina per la fine dei lockdown e all’insufficiente aumento di produzione da parte dell’Opec. Anche negli Stati Uniti la preoccupazione principale sembra essere quella di mantenere i mercati ben riforniti, come ha sottolineato martedì la segretaria al Tesoro Janet Yellen. Il rischio che si intravede all’orizzonte è che, come accaduto nel 2008, a una fase di rialzi tanto poderosi seguano il crollo e la recessione.

In Italia, come in molti altri Paesi europei, il governo è intervenuto tagliando le accise: dal 22 marzo uno “sconto” di 30,5 centesimi, prorogato fino all’8 luglio. A un mese dalla scadenza, i prezzi stanno progressivamente tornando ai livelli pre-taglio. La media nazionale dei prezzi della benzina in self service ha superato questa mattina la soglia psicologica dei due euro/litro. Alla vigilia dell’intervento sulle accise la media della benzina in self service era poco sopra 2,1 euro/litro. Il rialzo dei prezzi si è già “mangiato” quasi 20 centesimi.

Il problema riguarda ovviamente i prezzi alla pompa per chi usa un’auto e ancor di più i costi di chi con i carburanti ci lavora: pescatori, agricoltori, trasportatori. Ma riguarda anche le quotazioni del petrolio e i mercati mondiali: disinnescare le spinte rialziste non è facile, soprattutto nel breve termine.

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