Wimbledon inizia fra le polemiche: dove sono i tennisti russi e bielorussi? Il ban che macchia i Championships

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Partecipazione a Wimbledon vietata ai tennisti russi e bielorussi a causa dell’aggressione militare della Russia all’Ucraina: il ban sportivo genera un forte polverone di polemiche

Il tennis indossa l’abito bianco per la sfilata sul green inglese più famoso al mondo, ma sotto i riflettori c’è grande imbarazzo: il vestito ha una macchia rossa, anzi russa. Wimbledon 2022 inizia fra le polemiche. La guerra in Ucraina fa capolino anche nel mondo delle racchette e costringe l’All England Club a prendere una decisione drastica, sulla linea del governo britannico: la partecipazione ai Championship di quest’anno è vietata ai tennisti di origini russe e bielorusse. Wimbledon condanna l’aggressione militare della Russia all’Ucraina e il sostegno che la Bielorussia offre a Mosca. Ma ad andarci di mezzo sono gli sportivi.

Nel circuito ATP sono 5 i non ammessi fra i top 100: a far rumore è l’esclusione del numero 1 del ranking, Daniil Medvedev, accompagno dal numero 8 Andrej Rublev, Karen KhachanovAslan Karatsev e il bielorusso Ilya Ivashka. Fra le donne ben 11 esclusioni: la più prestigiosa è quella di Aryna Sabalenka, semifinalista della passata edizione e numero 6 del ranking femminile, alla quale si aggiungono Anastasia Pavlyuchenkova, Victoria Azarenka e Daria Kasaktina. Per evitare ulteriori discriminazioni il torneo ha deciso di non assegnare punti, dunque non solo saranno vanificati gli sforzi dei tennisti che andranno avanti nel torneo, con relativi danni a chi è più in basso in classifica, ma un big come Djokovic, campione in carica, scivola addirittura al 7° posto della classifica dovendo rinunciare a ben 2000 punti!

Il comunicato dell’All England Club

A nome dell’All England Club e del Comitato di Gestione dei Campionati, desideriamo esprimere il nostro continuo sostegno a tutti coloro che sono stati colpiti dal conflitto in Ucraina durante questi tempi scioccanti e angoscianti – si legge nel comunicato -. Condividiamo la condanna universale delle azioni illegali della Russia e abbiamo attentamente considerato la situazione nel contesto dei nostri doveri nei confronti dei giocatori, della nostra comunità e del più ampio pubblico del Regno Unito in quanto istituzione sportiva britannica. Abbiamo anche preso in considerazione le linee guida stabilite dal governo del Regno Unito specificamente in relazione a organismi ed eventi sportivi. Dato il profilo nel Regno Unito e nel mondo, è nostra responsabilità svolgere la nostra parte negli sforzi diffusi del governo, dell’industria, delle istituzioni sportive e creative per limitare l’influenza globale della Russia con i mezzi più forti possibili. Nelle circostanze di tale aggressione militare ingiustificata e senza precedenti, sarebbe inaccettabile per il regime russo trarre vantaggio dal coinvolgimento di giocatori russi o bielorussi nel torneo. È quindi nostra intenzione, con profondo rammarico, rifiutare le iscrizioni di giocatori russi e bielorussi al torneo 2022“.

Il pensiero di Djokovic

La decisione ha diviso i tennisti. L’ucraino Dolgopolov, al fronte dopo il ritiro, si è detto a favore della scelta, così come la connazionale Svitolina che aveva aperto alla possibilità di una dichiarazione firmata in cui russi e bielorussi avrebbero preso le distanze dai rispettivi governi.

Di diverso avviso Novak Djokovic, tennista che ha vissuto gli orrori della guerra in Serbia sulla sua pelle, che ha dichiarato: “naturalmente, non ho intenzione di commentare o entrare nei meriti della guerra, ma quello che posso dire da figlio di una guerra, molte guerre in realtà durante gli anni ’90, è che so come ci si sente ad essere nella posizione. Ma d’altra parte, non posso dire di essere pienamente d’accordo a vietare a giocatori di tennis russi, tennisti bielorussi, di gareggiare all’infinito, non vedo come abbiano contribuito a tutto ciò che sta realmente accadendo. Penso che accetterebbero il compromesso che hanno effettivamente avuto, come una situazione con partite olimpiche da giocare sotto bandiera neutra.

Mi sento come se loro meritino di vincere, meritino di competere, sono atleti professionisti, e nessuno di loro ha supportato la guerra. Una volta che succede qualcosa del genere su un grande palcoscenico, qualsiasi cosa tu dica da persona di uno o l’altro paese sarà giudicato in un modo o nell’altro. Capisco entrambe le parti, è davvero difficile dire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Ma, nel mio cuore di atleta, mettendomi in una posizione in cui qualcuno mi bandirebbe dal giocare a causa di queste circostanze, cui non ho contribuito, non credo sia giusto. Lascia che ti ricordi che, dal ’92 al ’96, a tutti gli atleti della Serbia non è stato permesso di competere sul palcoscenico internazionale in qualsiasi sport, quindi so come ci si sente. A quel tempo ero troppo giovane, ma conosco atleti che gareggiavano in quel momento, e so come ciò ha influenzato le loro vite; molti di loro hanno lasciato lo sport perché quattro anni sono tanti“.

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