L’Italia primeggia nello sport, ma Malagò avverte: “a scuola si fa poco e male, non sarà più così in futuro”

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Stoccata del Presidente del Coni, che lancia qualche frecciata a chi dovrebbe formare ma lo fa poco e male: manca quello e mancano anche le strutture, o dove ci sono vengono utilizzate per altro, come a Reggio Calabria…

“Lo dico con franchezza: fra qualche anno sarà impossibile fare questi risultati che stiamo ottenendo adesso”. Analisi triste, amara, ma probabilmente anche giusta, corretta, a maggior ragione in un momento – come quello attuale – in cui si vince e anche tanto. L’Italia primeggia nello sport, come hanno dimostrato le Olimpiadi dello scorso anno ma anche i tanti eventi che negli ultimi tempi hanno portato il colore azzurro in cima all’Europa e al Mondo. Ma Giovanni Malagò non è tranquillo e in un’intervista al Tg5 spiega i motivi.

“Il sistema sport funziona pur con una serie di complicazioni, ostacoli: ma non possiamo attingere come materiale umano solo dalle scuole dello sport… A scuola si fa poco e male sport… E’ un dramma, chiosa il numero uno del Coni. Quindi, nonostante i grandi successi di Tokyo, Pechino, quelli del nuoto e dei Giochi del Mediterraneo, il futuro è nero per ciò che concerne questo settore. Perché il futuro si costruisce adesso ed evidentemente si costruisce male. Guardando al calcio, e tralasciando il miracolo Mancini dello scorso anno, si stanno raccogliendo – con due mancate qualificazioni ai Mondiali di seguito – i frutti di anni in cui si vinceva e primeggiava (fino al 2006) ma in cui non si è prodotto un futuro, cullandosi sui successi.

Se invece si svolge lo sguardo più a livello regionale o locale, si nota come sempre meno importanza viene data allo sport. Non per niente i moniti di Malagò sono anche rivolti al Governo e alla formazione che dovrebbe insegnare ai giovani su questo tema. Le strutture sportive sono uno dei tasti dolenti in Italia, a partire dagli stadi fatiscenti – passando per la burocrazia snervante di chi prova a mettersi in proprio – per finire agli impianti in generale. In quest’ultimo caso, Reggio Calabria sa bene di cosa si parla. Anzi, le società sportive dilettantistiche reggine, ancora meglio, sanno di cosa si parla. Negli ultimi due mesi, per ben tre volte sbattute fuori dagli impianti adiacenti lo stadio Granillo – in fretta e furia – per far ospitare i migranti. Un diritto allo sport negato che per forza di cose rischia di compromettere il grande talento che la nostra nazione ha sempre saputo regalare. Malagò ha avvisato…

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