Alta tensione al confine Serbia-Kosovo, militari italiani in assetto di guerra a Pristina | LIVE

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Altissima tensione nel cuore dei Balcani: scintille tra Serbia e Kosovo, italiani mobilitati a Pristina

Alta tensione tra Serbia e Kosovo in queste ore: nel pomeriggio ci sono state le prime barricate nelle zone di confine, il traffico è stato bloccato e nelle città kosovare hanno suonato le sirene. Nella capitale del Kosovo, Pristina, i militari dei Carabinieri italiani sono già disposti in assetto da guerra sul ponte che separa la parte serba della città da quella albanese. I caschi blu italiani sono il principale contingente delle forze NATO presenti in Kosovo. I soldati NATO schierati in Kosovo da 28 Paesi sono 3.775, di questi 638 sono italiani, 635 sono americani, 469 sono ungheresi, 350 sono turchi.

Le autorità del Kosovo hanno chiuso questa sera due valichi di confine con la Serbia per i blocchi stradali messi in atto da dimostranti kosovari di etnia serba per protestare contro nuove leggi approvate dal governo su documenti di identità e targhe automobilistiche, in vigore da domani. La disputa ha riacceso le tensioni tra Pristina e Belgrado, che non riconosce l’indipendenza del Kosovo. Media internazionali riferiscono che il presidente serbo Aleksandr Vucic, in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba e ha avvertito che se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa.

I manifestanti kosovari di etnia serba hanno bloccato le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando le autorità a deciderne la chiusura. Media locali riferiscono che la Forza per il Kosovo a guida Nato (Kfor) ha inviato militari a pattugliare le strade. I manifestanti protestano contro la decisione di Pristina di imporre a partire da domani anche ai serbi che vivono in Kosovo l’uso esclusivo di carte d’identità e targhe kosovare. A partire dalla guerra del 1999, il Kosovo aveva tollerato l’uso di targhe emesse dalle istituzioni serbe in quattro municipalità del nord del Paese dove sono presenti maggioranze serbe. D’ora in poi sarà invece obbligatorio l’uso di targhe con l’acronimo Rks, cioè Repubblica del Kosovo. I proprietari di automobili hanno tempo fino alla fine di settembre per effettuare il cambiamento.

La Serbia non è mai stata in una situazione così complessa e difficile: abbiamo avuto colloqui con rappresentanti dei serbi del Kosovo e Metohija e cercheremo di mantenere la pace. Ma chiedo agli albanesi di cambiare la propria posizione e ai serbi del Kosovo di non cedere alle provocazioni“: così, in un discorso alla nazione, il presidente serbo Aleksandar Vucic, riferendosi alle tensioni sorte fra il suo Paese e il Kosovo per una legge che vieterà, a partire da domani, i documenti di identità e le targhe serbi in Kosovo.

“I leader dei kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare“. Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova in una nota diffusa dalla Tass. Zakharova ha anche sottolineato che un tale sviluppo degli eventi “è un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Unione europea. Questo è anche un esempio del posto che è stato preparato per Belgrado nell’Unione Europea, offrendo di fatto alla Serbia di sopportare la mancanza di diritti dei suoi connazionali“.

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