Il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato un incontro sul viaggio dei Bronzi di Riace ed ha avuto come gradito ospite il prof. Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatuaria di Reggio Calabria”. Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, scoperti, secondo la cronaca il 16 agosto del 1972. Da allora hanno avuto inizio di intricate vicende che avvolgono i due eroi greci in una serie di domande che ancora attendono serie e concrete risposte
Si è svolta martedì 23 agosto la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Il viaggio dei Bronzi” L’imbarcazione che trasportava i “Bronzi di Riace” potrebbe essere partita come spesso accadeva dal Porto di Corinto, arrivata all’uscita del golfo, nei pressi delle isole di Cefalonia e Itaca, avrebbe certamente intrapreso la rotta più breve per raggiungere la Calabria prima di continuare il viaggio verso Roma per consegnare le statue ad un Committente. Il “corridoio” sul Mar Ionio che collega Cefalonia al porto di Locri Epizefiri, citato dal geografo Strabone, si trovava sullo stesso Parallelo 38° 14’, 203 miglia nautiche (376 km), che potevano essere percorse anche in una notte. L’antico porto della città di Locri era chiamato dai Greci Zephyrion Akrotérion e dai Romani Zephyrium Promontòrium.
Scrive il geografo greco Strabone di Locri Epizefiri: “Dopo il Promontorio di Eracle, si trova quello di Locri, detto Zefirio, che ha il porto protetto dai venti occidentali e da ciò deriva anche il nome”. Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, scoperti, secondo la cronaca il 16 agosto del 1972. Da allora sono cominciati cinquant’anni di intricate vicende che avvolgono i due eroi greci in una serie di domande che ancora attendono serie e concrete risposte. Sicuramente rappresentano gli aspetti tradizionali della Magna Grecia, della cultura ellenica, di un territorio, quello reggino legato per ovvi motivi storici e culturali alle tradizioni dell’Antica Grecia. A distanza di mezzo secolo dal loro ritrovamento, tante le curiosità, si segreti da svelare come la loro reale identità, la destinazione, la rotta di navigazione, la data e gli autori del ritrovamento. “Sono Eumolpo ed Eretteo” disse il primo. “No! Sono Anfiarao e Tideo”, ribattè il secondo. “Ma cosa state dicendo – disse il più sponsorizzato – sono Eteocle e Polinice, vengono da Roma, dovevano andare a Costantinopoli e sono naufragati a Riace”. Fin qui tutto è ammissibile, in democrazia ognuno può esprimere la propria opinione e proporre la propria ipotesi, ma non dobbiamo dimenticare che nessuno di costoro ha la verità in tasca.
Quelle sui Bronzi di Riace sono tutte ipotesi, nessuna certificata dal Ministero per i Beni Culturali, alcune delle quali possono essere credibili, altre crollano al primo approfondimento. Leggendo i risultati delle analisi chimiche, tecniche e scientifiche svolte sull’argilla estratta dall’interno dei Bronzi di Riace, sui materiali e sul bronzo adoperato per realizzare le statue, dati ufficiali redatti dagli Studiosi dell’Istituto Centrale per il Restauro ed anche le relazioni dei Docenti Sara Levi, Daniele Brunelli e Valentina Cannavò dell’Università di Modena, Massimo Vidale e Gilberto Artioli dell’Università di Padova, Richard Jones dell’Università di Glasgow e Pamela Vandider dell’Università dell’Arizona si comprende, tra i diversi misteri, che esistono alcuni punti incontrovertibili:
- Le due statue sono state realizzate nel V sec. a.C. a trent’anni di distanza l’una dall’altra, la “Statua A” nel 460 a.C. e la “Statua B” nel 430 a.C..
- Gli stili artistici, le tecniche di realizzazione, i materiali usati, le percentuali dei metalli adoperati per formare il bronzo sono completamente differenti tra una statua e l’altra.
- L’argilla estratta dall’interno delle due statue non proviene da Argo, ma da due microambienti diversi, in un territorio di circa 50 km compreso tra Atene, Corinto ed Argo.
- Il piombo dei tenoni che fuoriuscivano dai talloni e dalla pianta dei piedi delle due statue, quattro nella “Statua B” ed uno dal tallone della “Statua A”, che servivano per ancorare le statue ad un basamento, è delle miniere di Laurion a 50 km a sud di Atene.
Tali risultati scientifici fanno dedurre a chiunque che le due statue non possono far parte della stessa rappresentazione artistica. quindi non possono essere i “fratricidi” Euteocle e Polinice ed anche che le due statue non possono essere state esposte a Roma perché il piombo di ancoraggio è greco. Quale può essere l’ipotesi più credibile sul viaggio dei Bronzi? La più semplice! L’imbarcazione che trasportava i “Bronzi di Riace” potrebbe essere partita come spesso accadeva dal Porto di Corinto, arrivata all’uscita del golfo, nei pressi delle isole di Cefalonia e Itaca, avrebbe certamente intrapreso la rotta più breve per raggiungere la Calabria prima di continuare il viaggio verso Roma per consegnare le statue ad un Committente. Il “corridoio” sul Mar Ionio che collega Cefalonia al porto di Locri Epizefiri, citato dal geografo Strabone, si trovava sullo stesso Parallelo 38° 14’, 203 miglia nautiche (376 km), che potevano essere percorse anche in una notte. Probabilmente, il forte vento di Scirocco che spesso spira sullo Ionio da Sud/Est, avrà investito l’imbarcazione a vela e remi deviandone la traiettoria e spingendola verso le coste di Riace. La collocazione delle pesanti statue (400 kg ciascuna) adagiate sul pontile, la posizione non baricentrica delle statue rispetto alla stiva, la spinta delle onde che aumenta in prossimità della riva, avranno causato un’eccessiva inclinazione dell’imbarcazione con il conseguente, contemporaneo, scivolamento delle statue nel punto dove sono state ritrovate, una accanto all’altra, a 8 metri di profondità. Ricordiamo che negli anni successivi al 1972 sono stati rinvenuti 28 anelli di piombo appartenenti ad una vela ed un frammento di una chiglia di un’imbarcazione romana nei pressi del luogo di ritrovamento delle due statue.
Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte del prof. Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 23 agosto.