Veronesi: “Sgarbi e il vero comitato ministeriale per la tutela dei Bronzi”

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Veronesi: “il comitato per la tutela e la valorizzazione dei bronzi di Riace – Museo archeologico di Reggio Calabria è sorto nel 2009 per evitare che i bronzi lasciassero la città di dello Stretto”

“La valorizzazione “ufficiale” dei Bronzi nel loro 50 mo è stata affidata ad un comitato istituzionale fondato qualche mese fa da più entità. Il comitato , invece, “per la tutela e la valorizzazione dei bronzi di Riace – Museo archeologico di Reggio Calabria” è sorto nel 2009 per evitare che i bronzi lasciassero la città di Reggio mentre si stava allestendo il nuovo spazio espositivo e mentre si stava prestando loro un retauro impegnativo. Si temeva che durante e dopo il restauro le statue facessero magari più ritorno nella loro sede giudicata da alcuni costosa e difficilmente raggiungibile. E’ un “comitato” autonomo di cittadini ed ha un medico – il reumatologo Lamberti Castronuovo – tra i suoi massimi promotori, il Prof. di storia contemporanea Pasquale Andò ed il sindacalista Francesco Alì . Il “comitato” ricordò solo come le due opere fossero identitarie per il museo di Reggo ed inamovibili (esistono degli elenchi di opere identitarie ed inamovibili per ogni museo italiano ) e si appellò dal 2012 – 2013 a varie sedi istituzionali, oltre che al Min . Bray”, è quanto afferma Victor Rafael Veronesi, dr magistrale in storia e critica dell’arte.

“Tra il 2014 ed il 2015 furono ben altre voci ad opporsi alla movimentazione delle statue per expo (dove dovevano arrivare su richiesta e del Dott. Roberto Maroni e del Prof. Vittorio Sgarbi ), oltre a quella del “comitato ” civico. Tra quelli vi fu uno dei suoi restauratori , il Dott. Nuccio Schepis, che giudicò la traslazione inopportuna ( I Bronzi di Riace all’Expo 2015? Maroni e Sgarbi li chiedono ufficialmente e spiegano perché non è pericoloso ed è conveniente per la Calabria. Il soprintendente: inamovibili. I restauratori: microfratture, trasporto ad alto rischio. Il ministro: dec) . Ma a decidere sul fatto che le statue non potessero andare ad Expo, o meno fu un altro gruppo istituzionale, un comitato Ministeriale fondato l’8 settembre 2014 e comprendente il prof Giuliano Volpe (archeologo e docente a Foggia) , la dott.ssa Simonetta Bonomi (soprintendente per i beni archeologici della Calabria) , l’ arch. Gisella Capponi (direttrice dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro) l’ ing. Gerardo De Canio ( responsabile del Laboratorio dell’unità tecnica “Tecnologia dei materiali” dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile , ENEA ), il Dott. Stefano De Caro ( direttore dell’International centre for the study of the preservation and restoration of cultural property – ICCROM), il dott. Daniele Malfitana ( direttore dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche , CNR), il prof. Bruno Zanardi (associato di teoria e tecnica del restauro all’Università di Urbino)*. E’ a questo gruppo di persone titolate e competenti che fu “affidata” ufficilmente una valutazione sulla tutela del bene ed a cui si dovette il diniego al trasferimento per la kermesse milanese”, conclude Veronesi.

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