Il Ponte sullo Stretto “è tra le cose davvero realizzabili”: la conferma di Meloni mette all’angolo i “Signor No”

StrettoWeb

Il programma del Centrodestra in vista delle prossime elezioni vede l’inserimento del Ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria: “non intendiamo fare promesse che non possiamo realizzare. E’ il caso di dire le cose come stanno agli italiani”. Le affermazioni di Giorgia Meloni sottintendendo che tra gli obiettivi posti nessuno di questi è impossibile, segnale che la volontà politica adesso c’è davvero per realizzare l’imperiosa opera di collegamento stabile

E’ stato chiamato “PER L’ITALIA” ed è il piano che i partiti di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati) hanno definito un “Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra”“Non intendiamo fare promesse che non possiamo realizzare. E’ il caso di dire le cose come stanno agli italiani”, ha affermato pochi giorni fa Giorgia Meloni, facendo intendere la concretezza degli obiettivi che la coalizione ha posto per convincere gli elettori in vista del voto del prossimo 25 settembre. E quando si sottolinea “solo cose che si possono fare davvero”, è normale che ci si riferisce anche, per non dire soprattutto, al Ponte sullo Stretto di Messina, l’opera per antonomasia che da sempre i detrattori del Sud Italia hanno bollato come “irrealizzabile”.

L’infrastruttura di collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria è certamente tra le “cose che si possono fare davvero”, anzi risulta incredibile come ai giorni nostri non sia ancora stata realizzata, mentre in tutte le parti del mondo si costruiscono opere di questo tipo (se non addirittura più complesse, come il ponte che unisce Svezia e Danimarca). Il progetto del Ponte sullo Stretto, quello a campata unica, è infatti stato approvato in passato ed i lavori erano già cominciati durante il Governo Berlusconi (con la variante di Cannitello che ha portato in quel tratto lo spostamento della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria). Il mondo di sinistra e i soliti “Signor No” hanno però fermato ogni passo in avanti per ben due volte, prima nel 2006 e poi nel 2012 col Governo tecnico Monti, spargendo fake news per mera ideologia e propaganda di facile benaltrismo. Ad oggi quel progetto è posato lì, fermo in un cassetto, con una ditta in liquidazione che continua a far sborsare fior fior di milioni ai contribuenti italiani. Un danno economico che si aggiunge al fattore “insularità” che caratterizza la Sicilia (6 miliardi di euro ogni anno, praticamente il costo di un Ponte sullo Stretto!), raggiungibile soltanto via mare. E i disagi di questi giorni con traffico da bollino rosso nei porti di Messina e Villa San Giovanni per l’esodo dei turisti ne sono una perfetta prova.

Eppure, non basterebbe nulla, quel progetto potrebbe essere rispolverato e reso cantierabile nel giro di pochi mesi, forse addirittura settimane, come spesso ripete il Ceo di WeBuild Pietro Salini, pronto sin da subito a dare decine di migliaia posti di lavoro. Perché attenzione a pensare che il Ponte sullo Stretto sia un’opera fine a se stessa: nel progetto sono previsti anche interventi altri alla mobilità su ferro per le città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Un grande territorio che hanno bisogno di un sistema di trasporti che integri allo stesso livello di funzionalità, qualità e costi tutti gli elementi del sistema di trasporti della regione (collegamenti urbani, interurbani, interregionali, nazionali e internazionali, porti, autostrade, sistemi di interscambio modale, etc.).

Stavolta quindi il Centrodestra sembra fare sul serio e così, come ad ogni campagna elettorale, il tema viene tirato fuori dal cassetto. Ma basta pensare che siano soltanto promesse. Il secondo punto del programma “PER L’ITALIA” recita infatti: “Infrastrutture strategiche e utilizzo efficiente delle risorse europee”, segno che il tema è molto importante all’interno della campagna elettorale. E tra le soluzioni si leggono anche: “accordo con la Commissione europea, così come previsto dai Regolamenti europei; garantire la piena attuazione delle misure previste per il Sud Italia e le aree svantaggiate per la revisione del PNRR in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità; rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opere. Potenziamento della rete dell’Alta Velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il Ponte sullo Stretto”. Sono questi dei punti chiave considerando che il Ponte tra Messina e Reggio Calabria non è stato inserito dal Governo Draghi nell’elenco delle opere finanziabili con i fondi del Pnrr a causa degli (inutili) studi di fattibilità da 50 milioni di euro voluti dal ministro Enrico Giovannini, che hanno tirato in ballo il progetto a tre campate, già escluso nel corso di decenni di approfondimenti per motivi tecnici. Il Centrodestra quindi mette all’angolo i “Signor No”, “sempre No”, che da anni bloccano il progresso in Italia e tengono il Paese lontano da una realtà che invece lo potrebbe vedere protagonista. E il Sud non può mancare ancora una volta questa occasione, il Ponte sullo Stretto è l’opera necessaria per ridurre il deficit infrastrutturale di cui soffre.

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