Reggina, Cardona: “22 mila persone allo stadio e Bronzi sul bus”. Poi i retroscena (e “le mani addosso”) agli inizi da arbitro

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L’intervista di Repubblica al Presidente della Reggina Marcello Cardona: dalle prime esperienze da arbitro alla seconda vita più lontano dai campi fino all’amaranto

Da circa un mese è il nuovo Presidente della Reggina. Scelto da Saladini, corteggiato, è tornato a pieno regime in quel calcio che lo ha accompagnato nei suoi anni da arbitro. Allora doveva essere imparziale, oggi invece sa di poter lavorare unicamente per la squadra della sua città, quella amaranto. Marcello Cardona, intervistato da Repubblica, si è aperto a 360 gradi sulle sue numerose vite vissute in questi anni: “io sono un uomo dello Stato, non posso essere legato a nessuno, la mia è una scelta di legalità e trasparenza. Una forma di restituzione per quello che ho avuto da Reggio Calabria: la famiglia, l’istruzione, lo sport”, esordisce specificando i motivi per cui il suo – con il club dello Stretto – è un impegno gratuito.

Gratuite non erano invece le sue prime partite da arbitro, ma quanta fatica e sangue freddo tra i campi polverosi della Calabria: “Cassano-Trebisacce, concedo un rigore agli ospiti all’ultimo minuto. Mi mettono le mani addosso, rimango chiuso per ore negli spogliatoi”, il retroscena rivelato. Poi l’errore in Cagliari-Lazio: “do un gol ai sardi, ma Marchegiani ha parato sulla linea. Zoff mi attacca duramente perché non ho consultato il guardalinee, ha ragione lui. Certi errori ti restano a vita, certe storie ti restano in testa”. E ancora la sua seconda vita più lontano dai campi, da Questore a Prefetto, la prima zona rossa e il Covid che lo porta per “sei giorni in rianimazione, insufficienza polmonare del 70%, un mese al San Raffaele. E l’altro giorno al Consiglio di Lega incontro il presidente del Genoa Alberto Zangrillo, che poi sarebbe il primario che mi ha curato a Milano”.

Infine la Reggina e i suoi obiettivi: “il nostro obiettivo è quello di far giocare bene tutte le formazioni: dalla prima squadra all’Under 16. A Pippo Inzaghi abbiamo portato giocatori importanti, ma la prima punta è lui. E sta già dentro questa avventura, e va a fare il bagno in mezzo alla gente. Vogliamo essere un esempio per il Sud, riportare le donne allo stadio, riempire i 22 mila posti, mettere sulla fiancata del bus i Bronzi di Riace nel cinquantenario del loro ritrovamento. E per me, ritrovare l’amaranto che amavo da bambino”.

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