Reggio Calabria: incontro con il Circolo Culturale “L’Agorà” sul periodo degli Aragonesi di Napoli | VIDEO

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Reggio Calabria: incontro da remoto con il Circolo Culturale “L’Agorà” sul periodo degli Aragonesi di Napoli. Nel corso della giornata di studi sono state analizzate le varie vicende storiche del periodo storico in argomento da parte dello storico prof. Giuseppe Caridi

“L’età Aragonese” è stato il titolo della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, alla quale parteciperà il prof. Giuseppe Caridi, studioso degli aspetti sociali, economici, religiosi e politico–amministrativi della Calabria, è autore di numerosi libri, monografie, saggi e articoli. Dal novembre 2000 ricopre l’incarico di Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Originari della Castiglia, di cui erano sovrani dalla metà del Trecento, i Trastámara agli inizi del secolo XV, in seguito all’estinzione della dinastia di Barcellona, con Ferdinando I de Antequera – zio paterno del piccolo Re castigliano Giovanni II – ascesero al trono della Corona d’Aragona, confederazione che comprendeva gli Stati iberici di Aragona, Catalogna, Valenza e Maiorca e le isole italiane di Sicilia e Sardegna. Alla morte di Giovanna II scoppiò una guerra di successione tra i pretendenti al trono vinta da Alfonso d’Aragona (1442), che fece di Napoli, dove trasferì la corte e la Cancelleria di tutti i suoi domini, il centro della politica aragonese di egemonia nel Mediterraneo. Il nuovo sovrano mise in atto una serie di riforme, come quella della Sommaria, istituì le Udienze provinciali che andarono a sostituire i Giustizierati angioini. Un’altra riforma, che riguardò le Universitas, fu quella tributaria che abolì le “collette” e quella inerente alla regolamentazione della funzione del notaio. Il primogenito e successore di Ferdinando I, Alfonso V, ai Regni paterni aggiunse il Regno di Napoli, conquistato nel 1442 dopo una lunga e complessa guerra di successione. Alfonso I di Napoli, detto il Magnanimo per la prodigalità verso gli uomini di cultura, diede origine nel Mezzogiorno d’Italia alla nuova dinastia aragonese, che sarebbe rimasta su quel trono sino alla fine del Quattrocento. Per un lungo periodo, con lo stesso fondatore e con il suo secondo esponente, Ferdinando I, comunemente chiamato Ferrante – per i suoi natali illegittimi subentrato al padre solo in quel Regno e divenuto quindi un sovrano nazionale – gli Aragonesi ricoprirono una posizione preminente nell’ambito dei Potentati italiani. Alfonso I di Napoli, detto il Magnanimo per la prodigalità verso gli uomini di cultura che facevano parte della sua corte, dove risiedevano umanisti di notevole livello come Porcellio dei Pandoni, il Panormita e Lorenzo Valla, mentre altri, tra cui Bartolomeo Facio, Giovanni Gioviano Pontano, Pier Candido Decembrio, Gregorio da Tiferno, Lorenzo Buonincontri, Poggio Bracciolini e Giannozzo Manetti lo raggiungeranno nel corso della lunga dimora napoletana. Alla morte di Alfonso I, il Regno venne investito da forti conflittualità interne contro il successore si aprì un conflitto interno (1459-1464) contro il figlio Ferrante, guidato dalla feudalità anti-aragonese, durante il quale i feudatari baroni ribelli attaccarono frontalmente il re ponendo forti rivendicazioni. Per un lungo periodo, con lo stesso fondatore e con il suo secondo esponente, Ferdinando I, comunemente chiamato Ferrante – per i suoi natali illegittimi subentrato al padre solo in quel Regno e divenuto quindi un sovrano nazionale – gli Aragonesi ricoprirono una posizione preminente nell’ambito dei Potentati italiani. Con la scomparsa di Ferrante nel 1494 si entrò in una fase di declino, caratterizzata sul fronte interno dall’avvicendamento di tre sovrani in poco più di un biennio e a livello internazionale dall’intenzione delle grandi monarchie nazionali della Francia, prima, e della Spagna, poi, di conquistare il Mezzogiorno d’Italia.

Dopo il breve regno del fratello maggiore Alfonso II, succeduto al padre nel gennaio 1494, e del nipote Ferdinando II, più noto come Ferrandino – a favore del quale incalzato dall’avanzata del Re di Francia, Carlo VIII, il padre Alfonso II abdicò dopo un anno di regno – fu Federico, secondogenito di Ferrante, asceso al trono nell’ottobre 1496, impotente a resistere al simultaneo attacco francese e spagnolo, a concludere nel 1501 con l’esilio in Francia l’epopea degli Aragonesi di Napoli, la sola dinastia regia nell’Italia del Quattrocento, disseminata, come è noto, di Signorie e Repubbliche. Le vicende dei sovrani aragonesi si intrecciano strettamente con la storia della Calabria, che, divisa in due province, in quel periodo faceva parte integrante Regno di Napoli. In particolare, nel 1462 Ferrante accolse l’istanza degli amministratori reggini di eliminare il regime feudale che il padre Alfonso nel 1441 aveva imposto alla città, dandola in concessione con il territorio circostante in qualità di contea al proprio connazionale Alfonso de Cardona, il quale durante la guerra di successione l’aveva sottratta agli Angioini. I Reggini ottennero inoltre dal secondo esponente della dinastia aragonese di potere distruggere le Motte Rossa e Anomeri – ubicate nel territorio delle attuali frazioni di Gallico-Sambatello e Ortì – costantemente ostili alla città capoluogo a cui erano subordinate. Per espugnare le Motte, che furono poi incendiate, costringendo gli abitanti a trasferirsi a Reggio, fu necessario l’intervento dell’esercito condotto da Alfonso, duca di Calabria, primogenito di Ferrante ed erede al trono. L’estinzione della dinastia aragonese sarebbe coincisa con la fine dell’indipendenza del Regno di Napoli e l’inizio del predominio straniero, che ne avrebbe caratterizzato i secoli successivi, con gravi contraccolpi anche sul resto della Penisola. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 16 agosto.

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