Reggio Calabria: il sodalizio culturale reggino organizza un incontro sul viaggio dei Bronzi di Riace
Il prossimo 23 agosto sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Il viaggio dei Bronzi”. Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, scoperti, secondo la cronaca il 16 agosto del 1972. Leggende, eroi, guerrieri, adoni: i Bronzi di Riace sono tuttora avvolti dal mistero e con la loro perfezione scultorea si sono trasformati nel simbolo della Magna Grecia, della cultura ellenica, di un territorio, quello reggino legato per ovvi motivi storici e culturali alle tradizioni dell’Antica Grecia. Per tale occasione, il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una serie di incontri sulle due opere classiche che a distanza di un tale arco di tempo, ancora assumono una serie di curiosità culturali come la loro reale identità, la destinazione, la rotta di navigazione, la data e gli autori del ritrovamento. Secondo la cronaca le due statue vennero scoperte il 16 agosto 1972 dal giovane sub romano Stefano Mariottini che si immerse nel mar Ionio a 230 metri dalle coste di Riace Marina, a 8 metri di profondità. Secondo altre fonti tale scoperta è collegata ad alcuni ragazzini del luogo, come lo studioso e ricercatore di archeologia, prof. Giuseppe Bragò indica nei suoi dossier e nelle successive pubblicazioni […] Era la mattina del 16 agosto 1972 quando Cosimo Alì, un ragazzino allora dodicenne ed alle prime armi con la pesca subacquea, vide affiorare dal fondale marino un braccio di una statua sancendo così la scoperta dei Bronzi di Riace. Di ritorno sulla spiaggia, Cosimino non esitò a sbandierare ai quattro venti di aver trovato ‘nu cavallu romanu.
I primi a tuffarsi al suo seguito furono il fratello Antonio e i compagni Giuseppe Sgrò e Domenico Campagna, tutti adolescenti. La notizia fece rapidamente il giro della spiaggia ed arrivò alle orecchie del sub romano Stefano Mariottini il quale, per sua stessa ammissione, era già a caccia di reperti archeologici in quelle acque su indicazione dell’amico (e futuro zio acquisito) Alcherio Gazzera di Monasterace (a cui la Finanza sequestrò in seguito, negli anni 80, una ingente quantità di reperti archeologici trafugati). Nella presente intervista risalente al gennaio 2006 (epoca dell’inchiesta “Facce di bronzo”), Antonio Alì rivive e racconta quei momenti vissuti in prima persona. Antonio ricorda come nessuno di loro, vista la giovane età, ebbe la prontezza di comprendere l’importanza del ritrovamento. Ad insospettirli furono gli strani movimenti notturni di Mariottini e sodali proprio nei pressi del luogo individuato da Cosimo: insolito vociare, corde calate in mare e motori per barca fusi per lo sforzo di issare qualcosa di pesante dalle oscurità del fondale. I turisti romani si giustificarono millantando una battuta di cernie. L’evidente sotterfugio indusse i ragazzi a recarsi alla Finanza di Monasterace per presentare denuncia, accompagnati da Alì padre (Rocco) e da un amico riacese detto “Dante del Comune”. I ricordi di Antonio collocano questa decisione qualche giorno dopo quel 16 agosto, senza precisare. Giuseppe Sgrò, il più adulto dei compagni protagonisti (sedicenne all’epoca dei fatti), fa risalire tale scelta al 20 agosto mattina intorno alle 10 (come da altra intervista in fase di pubblicazione). Dopo un sopraluogo da parte di un brigadiere che accertò la veridicità di quanto sostenuto dai ragazzi, la denuncia venne verbalizzata intorno alle 12 di quello stesso giorno. Mariottini, vedendosi bruciato sul tempo dai ragazzi, si recò a denunciare solo più tardi, alle 16. Il giacimento di antichità fu sommariamente piantonato solo a partire dal primo pomeriggio del 20 agosto 1972. Le quattro notti intercorse dalla scoperta fino all’intervento delle autorità furono più che sufficienti a Mariottini ed amici per privare i Bronzi almeno del corredo (scudi, elmi, lance). In sede processuale per l’assegnazione del premio, Mariottini vinse grazie all’intervento del Sovrintendente Giuseppe Foti, il quale produsse in favore del sub romano una prova magistrale: la ricezione di una telefonata che segnalava il ritrovamento il 16 agosto sera, scavalcando così definitivamente i ragazzi. La malafede di Giuseppe Foti e Stefano Mariottini appare evidente se non altro perchè la Finanza, al 20 agosto 1972 mattina, non era ancora stata avvertita, come dimostrato dalla verbalizzazione della prima denuncia dei ragazzi. Sarà l’inchiesta “Facce di bronzo”, nel 2006, a consolidare inconfutabilmente l’imbroglio, riportando alla luce il verbale della telefonata in oggetto, dove Mariottini narra la scoperta di un “gruppo di statue” di cui una “presenta sul braccio sinistro uno scudo. […] Ma altre “leggende” aleggiano sulle due opere bronzee “Sono Eumolpo ed Eretteo disse il primo. No! Sono Anfiarao e Tideo ribattè il secondo.
Ma cosa state dicendo disse il più sponsorizzato, sono Eteocle e Polinice”, vengono da Roma, dovevano andare a Costantinopoli e sono naufragati a Riace”. Poi il periodo della volontà che si alterna periodicamente di far viaggiare le due statue, cosa improponibile – come tra l’altro riportato da una autorevole nota a firma della dott.ssa Elena Lattanzi Soprintendente in Basilicata e soprattutto in Calabria, primaria scena della sua vicenda lavorativa. tah 10 giugno 2002. Nella stessa la Giunta della Regione Calabria delibera “la riproduzione dei Bronzi di Riace”, sulla base di una Convenzione precedentemente stipulata con il Ministero per i Beni culturali e ambientali. Già il termine “clonazione” lasciava molto a desiderare, infatti l’acronimo “clonazione”, in biologia, indica la creazione asessuata, naturale o artificiale, di un secondo organismo vivente o anche di una singola cellula che ha tutte le caratteristiche genetiche del primo. Tale termine inopportuno, infelice sfocia in una bocciatura, a seguito di un ricorso, da parte del T.A.R.Calabria sezione di Reggio Calabria, con sentenza 16 luglio 2003, n. 1285 che annullava la delibera regionale per violazione: 1) dell’art. 7 della legge n. 241/1990, a causa della mancata comunicazione dell’avvio del procedimento relativo alla “clonazione” dei Bronzi al Comune di Reggio Calabria e alla sua Provincia; 2) dell’art. 104 del D. l.vo 29 ottobre 1999, n. 490, per la mancata cooperazione tra il Ministero, la regione e gli enti locali in ordine alla promozione e allo sviluppo della fruizione dei beni culturali; 3) degli artt. 152 e 154 del D l.vo 31 marzo 1998, n. 112, che stabiliscono che la valorizzazione dei beni culturali si attua mediante forme di cooperazione strutturali e funzionali tra Stato, regioni ed enti locali. A distanza di tempo si assistono ad altri déjà-vu come la territorializzazione delle due statue, viaggi, dispute, forse la cosa più opportuna è quella di migliorare, aumentare i voli verso lo scalo aeroportuale dello Stretto in modo da valorizzare i Bronzi di Riace ed attirare flussi turistici verso il territorio della provincia di Reggio Calabria, ma questa linea sembra mal recepita in certi ambienti istituzionali. Altre storie riguardano il numero esatto degli altri bronzi e di pertinenze mancanti, quali scudo, lance, spade, la duplicazione delle due statue, come quella esposta al Liebieghaus Museum di Francoforte, lo scorso 14 agosto le due statue in falsa copia (realizzate tra il 1990 e il 1995 dalla Fonderia d’Arte Massimo Del Chiaro), verranno inabissati nel mare della Versilia. A Marina di Pietra Santa, pontile di Tonfano, dove verrà realizzato un parco subacqueo, dove verranno immersi due cloni dei Bronzi di Riace a grandezza naturale e il cui inabissamento verrà tenuto a battesimo da Vittorio Sgarbi. Per non parlare delle due copie a colori dei Bronzi si trovano al Metropolitan Museum di New York, dopo essere state esposte al Colosseo a luglio. Nel 2009 un altro colpo di scena: su appello proposto dal Ministero per i beni e le attività culturali contro la sentenza del Tar di Reggio Calabria del 2003, il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla possibilità di clonazione dei Bronzi di Riace. Un via libera inappellabile tracciato nero su bianco nella sentenza del supremo organo di giustizia amministrativa che, pur dando ragione al TAR sul reale significato di “valorizzazione” dei beni culturali, ha ritenuto che la clonazione non abbia tale natura, bensì quella di “tutela” del bene a fronte del pericolo di deterioramento degli originali; attività di tutela che lo Stato, in quanto proprietario del bene, avrebbe legittimamente posto in essere avvalendosi della collaborazione della Regione Calabria.
Tornando al tema “Il viaggio dei Bronzi”, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”, allo stesso parteciperà il prof. Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 23 agosto.