Sicilia, grandi opere? No grazie, bastano le stazioncine “turistiche”…

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La Sicilia non è terra di grandi opere. Negli ultimi anni, caratterizzati da governi che hanno visto al loro interno i fautori della “decrescita felice”, ce lo hanno spiegato in tutte le salse

Come si sa, la Sicilia non è terra di grandi opere. Negli ultimi anni, caratterizzati da governi che hanno visto al loro interno i fautori della “decrescita felice”, ce lo hanno spiegato in tutte le salse. Secondo costoro non abbiamo bisogno del Ponte sullo Stretto e neanche dell’Alta Velocità, di nuove autostrade o dei grandi porti: ci vuole altro. Infrastrutture “leggere e diffuse sul territorio”, in modo da poter sviluppare il motore del futuro sviluppo della Sicilia: il turismo! Qualcosa si comincia già a vedere. In quel di Agrigento si lavora sulla ferrovia “turistica” Agrigento Bassa-Porto Empedocle, per realizzare la nuova fermata del tempio di Vulcano. Le immagini dei lavori, visibili sulla pagina facebook di “Fondazione FS” (Ente del gruppo FS), che sta realizzando l’intervento, sono molto eloquenti. Mostrano la realizzazione di una banchina a fianco del binario, con l’ausilio di materiali d’avanguardia: tubi per ponteggi posati sul terreno precedentemente spianato. Fra le immagini vediamo anche alcuni rendering che mostrano l’opera a lavori finiti, in tutto il suo splendore (?).

Si prevede anche una non meglio precisata “gradonata rivolta verso il Tempio di Vulcano fruibile tutto l’anno dai visitatori della Valle dei Templi” come spiegato testualmente nel post. La gradonata, magari sarà fruibile tutto l’anno, ma speriamo che lo sia la fermata stessa.
Infatti la linea ferroviaria di cui si tratta, lunga appena 10 km, rientra nel novero delle “ferrovie turistiche” che non offrono il servizio regolare di cui, bene o male, si può godere nella rete ordinaria. Si tratta, infatti, di infrastrutture dismesse o sospese dal servizio, gestite separatamente per essere percorse da treni storici, formati da materiale rotabile d’epoca. Nel caso in esame, come nella maggior parte delle ferrovie turistiche italiane, è Fondazione FS a fornire i treni ed organizzare le corse. Sono quindi linee usate occasionalmente, per servizi saltuari. Spesso persino rari: sulla Agrigento-Porto Empedocle, infatti, l’ultimo treno in transito, rigorosamente “turistico” lo si è visto in occasione delle “giornate del FAI” del 26 e 27 marzo scorso. Da cinque mesi non ci risulta nient’altro in programma, nonostante la stagione turistica sia entrata da parecchio nel vivo.

Forse i lavori della nuova fermata, che arrivano in piena “zona Cesarini” turistica, sono foriere di un più assiduo utilizzo della linea? Forse si cominciano a spendere in Sicilia i sessanta milioni di euro destinati dal PNRR alle “ferrovie turistiche” siciliane? Ma allora, perché adottare le metodologie che abbiamo descritto, e non realizzare una stazione vera e propria, con materiali idonei ad un utilizzo continuativo e definitivo (i ponteggi, si sa, sono per definizione smontabili…) e magari con servizi di ristoro ed una pensilina per riparare dal sole i turisti in attesa del treno? Strano modo di utilizzare beni pubblici, realizzati a servizio dell’intera comunità. Da una parte si mantiene in esercizio una linea potenziata alla fine degli anni ’90 (quando venne elettrificata) con costosi interventi di manutenzione periodica (recentemente sono stati spesi diversi milioni di Euro per riqualificarne l’armamento); dall’altra, essa viene destinata al solo esercizio turistico mediante vecchi treni d’epoca, oltretutto per qualche giorno all’anno e, quindi, poche centinaia di viaggiatori.
Se questo è il modo di rendere più fruibili i beni di cui abbonda la Sicilia, con pochi collegamenti annui e con strutture da terzo mondo, evidentemente non abbiamo capito nulla della materia.

Così come non abbiamo capito affatto il motivo della limitazione della linea ai soli treni storici. Qualche domanda se la sono posta anche i sindaci del centro empedoclino che, dal 2014 (anno in cui la linea venne destinata ai soli treni storici) chiedono il ripristino della linea a tutti gli effetti, stanchi di vedere i propri concittadini costretti ad utilizzare il pullman nonostante la presenza di una centralissima stazione.
Risposta? Picche: la linea rimane “turistica”, anche se di treni in circolazione praticamente non se ne vedono. La Regione, parte in causa come responsabile del Trasporto Pubblico Locale, non ci risulta abbia mai speso una parola al proposito; tuttavia, attentissima com’è ai flussi turistici in entrata, rivendica le iniziative messe in atto insieme a Trenitalia ogni estate, con i vari treni speciali per le località più frequentate dai vacanzieri. Di queste, evidentemente, non fa parte la valle dei Templi… Cose che accadono, purtroppo, quando la narrazione e la retorica prendono il posto della realtà. Ed i cittadini, privati di servizi essenziali, trattati come un branco di imbecilli.
E’ così che banchine realizzate con tubi per impalcature vengono spacciate per importanti infrastrutture “fluide” e ferrovie praticamente chiuse al traffico per grandi attrattori di turisti. I quali, finalmente, salveranno con le loro presenze (anche se inferiori, in tutta la Sicilia, a quelle della sola Venezia) la nostra economia depressa. Senza aver bisogno di autostrade, Alta velocità e Ponte sullo Stretto…

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