Il Sole 24 Ore esalta Messina: “qui la cultura è motore di giustizia sociale, sostenibilità energetica e innovazione tecnologica”

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Uno dei meriti maggiori va assegnato alla Fondazione di Comunità che “ha costruito luoghi di riscatto dai nomi evocativi. Luoghi di svelamento del bello, strappati spesso alla criminalità, che lasciano incantati”

“Da Bolzano a Messina, la provincia italiana si reinventa”, è questo il titolo del Sole 24 Ore in un approfondimento che riguarda le province italiane perché è in questi luoghi che l’Italia “trova la spiegazione del suo concepimento”. Le città medie e piccole sono sorte per rispondere ad una missione specifica: “essere nodi economici, snodi di trasporti, punti di confine. Ma soprattutto come luoghi di autorappresentazione delle comunità attraverso la sfida del bello. Così perfette da apparire appunto quasi un parco giochi”.

Il Sole 24 Ore fa quindi tappa in diversi città, da Venezia passando per Agrigento, Padova e Parma, arrivando anche a Messina dove “la cultura è qualcosa in più, è il motore di una nuova socialità”. Uno dei meriti va dato alla Fondazione di Comunità che, “usando parole come giustizia sociale e sviluppo umano, sostenibilità energetica e innovazione tecnologica, ha costruito luoghi di riscatto dai nomi evocativi”. Sono così menzionati il Parco del sapere, della bellezza, della scienza: “luoghi di svelamento del bello, strappati spesso alla criminalità, che lasciano incantati lungo un asse che va da Palazzo Biscari a Mirabella Imbaccari al parco tematico Le Querce di Mamre a Salina, che diventerà – nel cuore delle Eolie – luogo di incontro di spiritualità del Mediterraneo”.

La Fondazione di Comunità di Messina è un valore aggiunto per la città: si tratta di ente no-profit che ha sviluppato in Sicilia un ampio cluster di economia sociale, ovvero il Distretto Sociale Evoluto. Quest’ultimo persegue obiettivi di giustizia sociale e di sviluppo umano, economico e sociale sostenibile. Per questo progetta, sperimenta e promuove nuovi approcci e paradigmi socioeconomici nell’ambito dei quali le persone più fragili e comunque escluse dalle policy di sviluppo tradizionali possono realizzare in pieno i propri diritti di cittadinanza. E’ un modo questo per sperimentare nuove pratiche economico-sociali evadendo da quel sentimento di egoismo tipico del pensiero attualmente dominante, legato ad un retaggio culturale ormai superato.

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