Reggio Calabria, la voce ai locali del food: bollette triplicate in un anno, cifre insostenibili: “fin qui ci siamo salvati soltanto grazie ai Bronzi e alla Reggina, dobbiamo resistere per il futuro della città”
L’autunno è soltanto appena iniziato e il peso della crisi energetica è già un macigno per cittadini, commercianti e artigiani già provati da due anni e mezzo di restrizioni per la pandemia. A Reggio Calabria la situazione non è diversa dal resto d’Italia: l’aumento dei costi dell’energia è crescente e le bollette di luglio e agosto hanno dato un duro colpo alle attività commerciali della città, parzialmente attenuato soltanto dal boom dei commerci legato all’enorme afflusso turistico registrato in occasione delle festività estive con la concomitanza del 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace. Ma in vista dei prossimi mesi la situazione non è certo rosea.
A vincere la triste classifica della bolletta più alta, tra i principali locali del food c’è Sottozero che per il mese di Agosto ha ricevuto una bolletta di oltre 36 mila euro a fronte di un consumo di 44.725 kWh mensili: soltanto per ripagarsi la corrente, il noto locale del Lungomare ha dovuto destinare ben 1.200 euro al giorno! Particolarmente significativa anche la bolletta di Cesare: nonostante le modeste dimensioni del famoso Chiosco verde, simbolo ed identità della città, la bolletta mensile è lievitata a 10 mila euro ad Agosto, esattamente il triplo rispetto ai 3.400 euro di Agosto 2021 a parità di consumi. Al terzo posto c’è il Gran Cafè, che nonostante una particolare attenzione al contenimento dei costi adottata dall’azienda, ha ricevuto una bolletta di quasi 9 mila euro già nel mese di Luglio.
“Il dato è più o meno uguale per tutti, ci possono essere piccoli cambiamenti soltanto in base ai contratti di ognuno: il costo dell’energia è quasi triplicato, comunque più che raddoppiato“: lo spiega ai microfoni di StrettoWeb il titolare della gelateria Cesare, Davide De Stefano, punto di riferimento del food reggino e non solo. “Si è salvato solo chi aveva bloccato il costo per due anni e quindi in questo momento sta beneficiando di quel vantaggio, ma è ormai a scadenza. Il problema di tutte le attività produttive è che già il Covid, per più di due anni, aveva pesantemente minato la salute economica delle imprese artigiane, che stavano provando ad uscire da uno dei momenti più difficili della storia. Poi gli aumenti delle materie prime hanno dato la mazzata finale: non c’entra la guerra in Ucraina, tutto è iniziato molto prima per l’aumento della domanda mondiale dopo la fine delle restrizioni. E’ tutto un problema legato alle scelte adottate per fronteggiare la pandemia. Noi nel nostro chioschetto per l’energia elettrica siamo passati dai 2.200 euro mensili di luglio 2021 a 6.500 di luglio 2022 e poi dai 3.400 euro di agosto 2021 ai 10 mila di agosto 2022, e stiamo parlando di un locale di appena 20 metri quadri. Sono numeri improponibili. Abbiamo dovuto fare qualche aumento, ma non riusciamo a compensare con la crescita delle spese: gli stipendi sono fermi, il potere d’acquisto delle persone è diminuito, abbiamo un calo dei consumi a fronte di un’inflazione mai così alta: è una tempesta perfetta per l’economia, una situazione senza precedenti. Gli artigiani che sono stati costretti a fare qualche aumento non fanno certo le vacanze alle Maldive: devono sostenere i costi di produzione e limitare le perdite, perché ormai nessuno parla più di utili, sono tutti bruciati. Senza interventi seri, che non sono gli spiccioli dei crediti d’imposta, il problema si fa drammatico in vista dell’autunno“.
Ma il punto di vista di Davide De Stefano non è incentrato sulla negatività: “la situazione è grave e non si può certo sottovalutare, ma di contro abbiamo registrato uno straordinario boom dei commerci nella stagione estiva proprio perché le presenze turistiche grazie alle attività per il 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace e alle riaperture dopo due anni di restrizioni. Questa situazione ci ha consentito di ammortizzare l’aumento dei costi. In città abbiamo rivisto francesi, inglesi, canadesi, tedeschi, tantissimi stranieri, numeri che non si vedevano da molto tempo come testimoniano le immagini del Museo con la fila che girava sul marciapiede tutto intorno alla struttura come quando io ero piccolo. E’ stato un grande risultato che ci ha consentito di salvarci: il turismo ci fa ben sperare perché la campagna promozionale dei Bronzi è solo iniziata, se ne sta parlando molto sui media nazionali ed internazionali e credo che avremo ancora numeri molto positivi per tutto l’autunno e anche nel 2023. Reggio ha un’immagine positiva e si percepisce l’apprezzamento di chi viene in città e gradisce le nostre ricchezze e peculiarità: adesso dobbiamo essere bravi ad amplificare la risonanza dei nostri prodotti cercando di promuovere il nostro territorio. Poi c’è la Reggina, che è un volano di ripartenza economica, è un altro grande attrattore proprio come i Bronzi. Con l’arrivo di Pippo Inzaghi si vede un fermento diverso, la domenica in città c’è molta più gente che viene da fuori, dalla provincia, dall’hinterland, ed è entusiasta, gioiosa. Era dai tempi della serie A che non si respirava questo clima: speriamo che la squadra continui così perché la Reggina genera un indotto importante, porta tifosi e appassionati che si muovono in città, frequentano Reggio, ne scoprono i prodotti, vedono e assaggiano cose che senza la partita non potrebbero mai scoprire. L’entusiasmo è contagioso: la Reggina dà orgoglio, identità, è un esempio positivo. E’ qualcosa di sano, qualcosa che gira bene e che toglie la cultura della lamentela e dello scetticismo: i messaggi positivi sono piccole luci che ci consentono di avere una speranza per il futuro e alimentare la voglia di fare. Con la sfiducia non abbiamo futuro, ecco perché nonostante tutto dobbiamo mantenere il sorriso“.