Alival, chiude lo stabilimento di San Gregorio: l’accordo per il trasferimento degli operai

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L’azienda multinazionale ha mostrato interesse per rendere concreta l’ipotesi di reindustrializzazione, così da garantire i contratti dei lavoratori fino a marzo 2023

L’accordo raggiunto a livello nazionale sulla vertenza Alival è stato presentato ieri all’assemblea dei lavoratori a Ponte Buggianese (provincia di Pistoia) e riguarda molti lavoratori (79 quelli coinvolti) di Reggio Calabria che prestano servizio nello stabilimento di San Gregorio. Per i sindacati si tra di “un primo step di una fase particolare” e c’è la volontà di “verificare ogni possibilità di reindustrializzazione”. Cosa prevede l’accordo nello specifico lo hanno diffuso i dirigenti del sindacato Fai-flai-Uila attraverso una nota stampa, che specifica: “il 31 agosto all’associazione datoriale Unionfood di Milano è stato sottoscritto un primo patto di gestione sociale del piano Industriale (stabilimento di Reggio Calabria, Ponte Buggianese e Santa Rita) presentato dalla Alival (gruppo Nuova Castelli controllato da Lactalis) lo scorso aprile. La società ha riconfermato l’impegno a favorire progetti di reindustrializzazione dei siti con il coinvolgimento delle parti sociali e delle istituzioni competenti. L’accordo, inoltre, prevede l’apertura di una procedura di licenziamento collettivo per 149 persone nel periodo compreso dal 21 settembre al 31 dicembre 2022 il cui unico criterio di individuazione del licenziamento sarà la non opposizione. La società ha confermato che non ci saranno comunque risoluzioni di rapporti di lavoro non prima del 30 marzo 2023”, salvo che non si trovino prima accordi individuali.

È prevista anche un’incentivazione all’esodo e ci sarà quindi un servizio di ricollocamento con costi previsti a carico dell’azienda. Sempre per individuare soluzioni non traumatiche di gestione del piano industriale, si prevede la possibilità di una serie di ricollocazioni in alcune società del gruppo e nelle aree produttive di altri stabilimenti, quali: Gruppo Galbani di Certosa, Casale Cremasco e Corteolona. Anche in questo caso si prevede un piano di sostegno economico per coloro che decideranno di trasferirsi. I sindacati e la Rsu hanno valutato positivamente l’intesa che individua una serie di strumenti idonei a gestire senza traumi sociali la “prima fase” del piano industriale deciso dalla società.

“In questo periodo le parti sociali – prosegue ancora la nota – si attiveranno con tutti i soggetti istituzionali in grado di sostenere e favorire la reindustrializzazione dei siti produttivi interessati alla chiusura. A fronte di reali percorsi di reindustrializzazione la società ha riconfermato la disponibilità a garantire la continuità dei siti oltre il 30 marzo 2023″. Nei prossimi giorni Fai-flai-Uila si attiveranno per ricostituire i tavoli istituzionali “al fine di verificare i possibili strumenti di sostegno alla ricerca di soluzioni che permettano la reindustrializzazione”. Sono servite dunque a metà le mobilitazioni dei sindacati locali negli ultimi mesi per tutelare lavoratori e un’azienda che rappresenta ormai dagli anni Ottanta un fiore all’occhiello per la città di Reggio Calabria. Una realtà imprenditoriale storica e prestigiosa ormai prossima alla chiusura nel totale silenzio di una politica che probabilmente non ha fatto abbastanza per tutelarla.

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