Il Ponte sullo Stretto è tornato nell’agenda politica del Paese grazie al Centrodestra che l’ha inserito nel programma elettorale, alimentando un dibattito che si era spento negli ultimi anni dopo il decreto con cui l’allora premier Mario Monti il 15 aprile 2013 metteva in liquidazione la Società Stretto di Messina S.p.A. spegnendo il grande sogno del Sud produttivo che auspicava la realizzazione di un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del territorio e degli interscambi umani, culturali e commerciali interni ed esterni, accorciando le distanze con il resto del mondo.
Intervistato da StrettoWeb, oggi il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ribadisce l’importanza della realizzazione della grande opera dello Stretto rivendicando il lavoro svolto nei suoi governi (2001-2006 e 2008-2011) che progettarono, finanziarono e appaltarono il Ponte arrivando all’approvazione del progetto definitivo e alla realizzazione delle opere propedeutiche (vedi variante di Cannitello, poi inaugurata nel 2015). Nell’intervista, Berlusconi sottolinea la bontà di quel progetto a campata unica.
Il Ponte sullo Stretto è stato da sempre una delle sue principali battaglie al punto che nel 2011 erano iniziati i lavori poi bloccati dal governo tecnico guidato da Mario Monti: con un nuovo esecutivo di centrodestra c’è la possibilità che i lavori possano partire in poco tempo?
“Naturalmente sì, è una delle nostre priorità assolute. Voglio ricordare che se la sinistra non avesse azzerato per ben due volte il lavoro dei nostri governi, ora il Ponte sarebbe una realtà, treni e auto attraverserebbero comodamente lo Stretto in pochi minuti. Il no ideologico della sinistra è stato un comportamento davvero incredibile, la dimostrazione di una assoluta mancanza di cultura sulle infrastrutture strategiche. Grandi opere come questa non solo accorciano l’Italia e l’Europa – ricordo che il ponte fa parte di una delle grandi direttrici di traffico europee – ma sono un formidabile volano di benessere per le aree limitrofe: lo dimostra fra i tanti il caso del ponte di Øresund, che collega la Svezia alla Danimarca. Nei primi dieci anni dall’inaugurazione del collegamento, sulla sponda svedese si è avuto un aumento del 17% dell’occupazione e del 21% del PIL, su quella danese un aumento del 4% dell’occupazione e del 12% del PIL. Senza contare l’indotto generato dalla costruzione dell’opera“.
I suoi Governi avevano approvato il progetto definitivo, a campata unica, che avrebbe reso quello dello Stretto il Ponte sospeso più lungo del mondo. Adesso il ministro Giovannini ha chiesto studi di fattibilità su nuovi progetti a più campate, molto più dispendiosi e con un’inevitabile lievitazione dei tempi di realizzazione: cosa potrà fare il nuovo governo per accelerare l’iter e realizzare il Ponte al più presto?
“Forza Italia in questa legislatura ha fatto una vera e propria battaglia, direi quasi una crociata, per il Ponte: i nostri bravi parlamentari calabresi e siciliani sono riusciti ad ottenere dalle Camere diversi atti di indirizzo favorevoli. A fronte di questo, ho l’impressione che il nuovo studio di fattibilità sia più che altro un modo di prendere tempo e per non decidere su un’opera che la sinistra e i Cinque Stelle non hanno mai voluto davvero. Il progetto a campata unica è stato ritenuto preferibile dai più grandi esperti a livello mondiale. L’ipotesi di un ponte a più campate è già stata scartata perché non è adatta alle caratteristiche idrogeologiche dello stretto. Il nostro governo rinuncerà al nuovo studio di fattibilità, che costerebbe 50 milioni, e utilizzerà parte delle somme già stanziate a questo scopo per aggiornare i progetti già approvati, adeguandoli alle nuove possibilità che la tecnologia offre“.
I suoi ministri Lunardi e Matteoli sono stati i più grandi protagonisti storici dell’iter amministrativo del Ponte sullo Stretto: quale altra figura come Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ritiene possa dare la scossa necessaria alla realizzazione della grande opera?
“Il nostro governo dovrà chiamare a raccolta le migliori energie del Paese, non solo della politica, ma dell’economia, della cultura, della scienza. Ne faranno parte politici e tecnici, che avranno alcune caratteristiche in comune: competenza, concretezza, esperienza. Ci stiamo lavorando, ma per fare nomi è presto e non sarebbe corretto verso le importanti figure con le quali siamo in contatto“.
Dopo la bocciatura del Ponte da parte del governo Monti nel 2011, a tutti i livelli si sono susseguiti tanti amministratori No Ponte: al Governo, nelle Regioni Calabria e Sicilia, nei Comuni dell’area dello Stretto (Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni): annunciavano “altre priorità”, ma non sono riusciti a fornire alcuna valida alternativa al Ponte per i collegamenti nello Stretto né per lo sviluppo del territorio calabrese e siciliano che infatti in questo decennio si è terribilmente impoverito, depresso e marginalizzato. Crede che il loro palese fallimento possa ulteriormente sostenere la realizzazione del Ponte anche nel consenso pubblico?
“Il cosiddetto “benaltrismo” è uno dei peggiori difetti della sinistra italiana. E’ il modo per non affrontare i problemi, per i quali non sono in grado di proporre soluzioni. Tanto è vero che nessuno degli altri problemi considerati più urgenti del ponte è stato risolto in questi anni: le strade e le autostrade – per le quali noi avevamo fatto molto – sono rimaste come noi le avevamo lasciate, nel 2011, le ferrovie risalgono all’anteguerra. Anzi, la realizzazione del Ponte sarebbe proprio l’acceleratore necessario per modernizzare finalmente anche le altre infrastrutture, per portare l’Alta Velocità fino in Calabria e in Sicilia. Il No al ponte, del tutto antistorico, antieconomico, antiscientifico, che limita le possibilità di sviluppo di vasti territori, è quindi del tutto incomprensibile. Nasce soltanto dall’ostilità politica, preconcetta e strumentale, verso chi come noi e come i nostri governi si è impegnato per realizzarlo. E’ triste, quando la politica si riduce a questo ed è incredibile che a battersi per il no siano proprio esponenti politici della sinistra siciliani e calabresi. Significa che per loro il bene comune, il bene della propria terra, non conta. Questo spiega perché quasi la metà degli italiani sia così delusa e minacci di non andare a votare. Proprio a loro mi rivolgo, il 25 settembre c’è davvero la possibilità di mandare a casa questa sinistra inconcludente e di dare a noi la possibilità di far ripartire concretamente l’Italia. A partire proprio dal Ponte sullo Stretto“.
Tutti i sondaggi realizzati in merito, vedono calabresi e siciliani fortemente favorevoli alla realizzazione del Ponte. Le due Regioni sono governate dal Centrodestra e in Calabria il Governatore Occhiuto si è sempre battuto per il Ponte: quanto è importante avere il sostegno degli enti locali per la realizzazione della grande opera dello Stretto?
“Come lei ha giustamente ricordato, il nostro bravissimo Presidente Occhiuto è stato in prima linea per sostenere la realizzazione dell’opera. Se come spero e credo i Siciliani eleggeranno una figura di grande prestigio ed esperienza come Renato Schifani alla guida della loro regione, Sicilia e Calabria svilupperanno una sinergia che sarà importantissima per accompagnare il lavoro del governo per far ripartire il progetto del Ponte e realizzarlo nei tempi più brevi possibili“.
Il Ponte collegherebbe Messina a Reggio Calabria: la città di Reggio le deve molto, il suo Governo l’ha resa “Città Metropolitana” nel 2009 e poi lei ha presieduto il Consiglio dei Ministri in riva allo Stretto il 3 febbraio 2010 negli anni in cui il centrodestra governava la città con un’azione politica che aveva prodotto crescita e sviluppo. Oggi, invece, la città è decaduta in un degrado senza precedenti, sommersa dalla spazzatura, senza acqua nelle case e con strade ai limiti della carrabilità: che messaggio vuole mandare agli elettori reggini, sempre più insofferenti, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre?
“Purtroppo, come lei ha ricordato, questi anni per Reggio Calabria sono stati molti negativi. Questo è davvero molto triste, perché la vostra città ha dimostrato di avere le risorse e le potenzialità per uno sviluppo straordinario. Credo di poter dire che Forza Italia incarna questa speranza per Reggio: lo dimostra il crescente consenso che fa di Reggio e della sua terra una delle province più “azzurre d’Italia”, lo dimostra l’adesione a Forza Italia di tanti amministratori locali. Reggio può tornare a splendere, e oggi più che mai sa a chi affidarsi per farlo. Lo dico anche ai tanti elettori che sono tentati di astenersi o di non andare a votare: non potete essere indifferenti al futuro della vostra città, della vostra nazione, delle vostre famiglie. Dovete scegliere chi è in grado di far ripartire la vostra terra e l’Italia intera. Questo significa scegliere Forza Italia. Molti reggini se ne stanno rendendo conto.”
La vedremo di nuovo in riva allo Stretto, magari per la posa della prima pietra?
“Con grande piacere, amo molto questa vostra terra, Calabria e Sicilia sono luoghi bellissimi, incontrando siciliani e calabresi ho sempre trovato grande affetto, grande calore, grande entusiasmo. Il Ponte fa parte di un nostro più vasto impegno per queste regioni, che meritano di essere messe in condizioni di crescere, di superare antichi problemi, di diventare il motore di un nuovo sviluppo del Paese. Non per caso i nostri governi sono stati quelli che hanno dedicato più risorse al mezzogiorno nella storia della Repubblica, e oggi per intervento diretto di Forza Italia una quota importante del PNRR è stata riservata proprio alle regioni del Sud“.