Che fine farà la legge sulle pensioni?

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Dopo l’incomprendibile crisi di governo che porterà gli italiani al voto il 25 settembre si aprono scenari indecifrabili in ambito previdenziale

È accaduto quello che nessuno poteva minimamente immaginare, una crisi di governo incomprensibile ai cittadini che, dopo due anni e mezzo di pandemia, una guerra russo/ucraina che non accenna a finire e che ha portato a quasi decuplicare il prezzo del gas con Putin che apre e chiude ad intermittenza il rubinetto, volevano semplicemente passare un’estate di tranquillità. E invece no, gli italiani si trovano nel pieno di una campagna elettorale estiva che non stanno seguendo e che li porterà a scegliere il nuovo Governo per i prossimi cinque anni.

Sembra proprio che i politici non siano per nulla interessati ai problemi reali dei cittadini ma operano solo in funzione dei loro interessi elettorali. Il distacco della politica dalla vita reale è sempre più ampio e non è escluso che il partito nel non voto arrivi al 40%. Sarebbe un dramma che, se così fosse, la coalizione che uscirà vincitrice dalle urne il 25 settembre, dopo le solte retoriche frasi sulla necessità di andare a votare, dimenticheranno in fretta e si affretteranno con non poche lotte interne a comporre la squadra di governo.

Considerato che il voto ci sarà il 25 settembre molto probabilmente il nuovo Governo completo di Ministri, Vice Ministri e Sottosegretari non sarà pienamente operativo prima della fine di ottobre, già in zona Cesarini per presentare in Parlamento la legge di Bilancio e dopo la scadenza di presentazione del Nadef. Tutti questi elementi fanno intendere che per quanto riguarda il capitolo previdenziale saranno operate solamente alcune modifiche limitate e non ci sarà nemmeno quest’anno quella riforma equa e strutturale che i cittadini italiani chiedono da anni e il superamento della rigidità della legge Fornero che le varie forze politiche a parole dicono da anni di voler attuare ma che poi di fatto rimane nel cassetto.

Gli stessi programmi elettorali dei vari partiti in ambito previdenziale che pure tutti contemplano sono molto fumosi e non ben definiti, propongono una flessibilità in uscita ma senza spiegare se con penalizzazioni o meno e senza dire esattamente da che età, incentivi per le donne e pensioni di garanzia ai giovani senza spiegare come, riscatti agevolati o gratuiti della laurea senza considerare chi magari la laurea la sta già riscattando in maniera onerosa.

Un capitolo a parte merita la Lega di Salvini. Questo partito che assieme a F.lli d’Italia e Forza Italia secondo i sondaggi sarà la colazione che vincerà le elezioni settembrine, da anni, in maniera anche plateale, afferma di voler eliminare la legge Fornero. Ebbene anche nel programma della Lega non esiste una proposta ben definita, il che fa pensare che nessun partito fosse pronto alle elezioni. Si parla insistentemente di 41 anni di contributi per tutti uomini e donne per accedere al pensionamento ma senza specificare esattamente se rimarrebbe il sistema misto o bisognerebbe, invece, optare per il calcolo tutto contributivo, si parla di flessibilità in uscita da 63 anni, e non 62, riferendosi solamente alle donne.

In pratica tutti i partiti si vogliono tenere le mani libere e poi, una volta al Governo, vedere che spazi potranno occupare in base alla situazione economica che si presenterà che a causa dell’inflazione schizzata all’8% sta generando una vastissima crisi simile per gli effetti a quella del 2008.

Personalmente ritengo che sul tema previdenziale quest’anno solo pochi aggiustamenti, rinnovo di Opzione Donna e Ape Sociale e forse qualcosa sulla flessibilità in uscita saranno approvati e che la riforma, nella sua totalità, sarà affrontata nel 2023 quando, finalmente, l’Esecutivo sarà nella sua pienezza operativa e non avrà più alibi né scuse.

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