“Una volta annessi i quattro territori, ogni missile occidentale che li colpisce verrà considerato una dichiarazione di guerra”: l’analisi di Dmitrij Suslov, direttore del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia
“Dopo i referendum, il rischio di una Terza guerra mondiale aumenterà in modo esponenziale. Una volta annessi i quattro territori, ogni missile occidentale che li colpisce verrà considerato una dichiarazione di guerra. E mi chiedo se l’Occidente accetterà il rischio di un conflitto mondiale, continuando l’attuale massiccia fornitura di armi a Kiev, oppure se accetterà di ridimensionarla. Putin è pronto ad accettare negoziati anche domani, alle condizioni della Russia”. E’ quanto ha affermato Dmitrij Suslov, direttore del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia, uno dei più importanti istituti russi dove viene analizzata la politica estera del Cremlino, in un’intervista rilasciata al Corriere della sera.
L’esperto ha parlato anche del possibile utilizzo di armi nucleari: “il riferimento di Putin è uno strumento retorico per forzare l’Occidente a non aumentare, anzi a ridurre l’aiuto militare a Kiev e per dissuaderlo dall’entrare direttamente in guerra, per esempio spiegando truppe nelle regioni occidentali dell’Ucraina o altrove, specialmente quando l’aumento delle forze russe costringerà le forze ucraine a ritirarsi”. Suslov spiega che dopo la mobilitazione militare annunciata ci vorranno comunque tre o quattro mesi perché le nuove truppe siano pienamente operative al fronte: “verso la fine di quest’ anno o all’inizio del prossimo l’esercito russo lancerà la sua controffensiva. A quel punto tutto dipenderà dalla disponibilità dell’Occidente a negoziare, dallo stato di esaustione delle parti, da come l’Ucraina sopravviverà nei prossimi mesi con un’infrastruttura economica e civile distrutta, da come l’Europa supera l’inverno, dall’effetto cumulativo delle sanzioni sulla Russia”.