Incontro tra impresa e valori cristiani

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Le elezioni politiche del 25 pv, unitamente alla guerra in Ucraina – anche se, oggi, un po’ meno – assorbono l’informazione, con l’aggiunta della morte della Regina Elisabetta e la separazione – e non è un’eresia – tra Totti e Ilary. Fortunatamente ci sono eventi che elevano la nostra attenzione, evitando di sperderci nella fluidità di una realtà, a volte strumentalmente “gonfiata”.

L’Assemblea pubblica di Confindustria del 12 settembre us, svoltasi in Vaticano, nell’aula Paolo VI, e nobilitata dall’udienza papaleè valida per una riflessione alta su temi sentiti dalle imprese, tra cui, soprattutto, il lavoro dei giovani.

Il Presidente della Confindustria Bonomi ha parlato di lavoro “degno”, di lavoro “libero”, di lavoro “creativo”, di lavoro “solidale” per la cui realizzazione il mondo industriale è fortemente impegnato. In tal modo, si aiuta a costruire il primo motore di un nuovo umanesimo industriale, al quale ancorare un futuro prospero per il Paese.

Su questo percorso, ed è una mia considerazione, è auspicabile che si possano superare i pregiudizi di una cultura anti impresa di matrice sinistrorsa, nel senso più negativo, e dare tono alla sostenibilità sociale come unica e coinvolgente dimensione per crescere. L’impegno e la determinazione della categoria sono stati raccolti nelle parole conclusive del Presidente: “Non siamo quelli che vincono sempre ma siamo quelli che non si arrendono mai”.

La visione degli industriali, presenti in 5000, con le famiglie, ha fatto da preludio al sentito ed ispirato discorso del sommo Pontefice.

La convergenza tra uomo, fede ed impresa è stata alla base della riflessione del Papa: “Nel Vangelo, egli ha detto, non ci sono soltanto i 30 denari di Giuda. Nello stesso mercato convivono i denari di Giuda ed i denari del buon samaritano. E quando i secondi diventano più numerosi dei primi, l’economia cresce e diventa umana”.

È una lancia spezzata a favore del capitalismo, quello buono indirizzato a far crescere il lavoro, dando risposte ai giovani. In filigrana, se vogliamo, possiamo leggere che il profitto, fondamenta del capitalismo, non è più lo sterco del diavolo. È una valutazione forte, posta in chiave sociale e di crescita sostenibile, indirizzata anche all’inverno demografico, con la considerazione che fare figli è anche patriottico. Tale esortazione, che conferma l’impostazione pragmatica del Papa, ha una eccezionale valenza, vista la fonte da cui proviene.

Al termine, il Santo Padre ha galvanizzato l’Assemblea con queste parole: “Le grandi sfide della nostra società non si potranno vincere senza buoni imprenditori. Vi incoraggio a sentire l’urgenza del nostro tempo, ad essere protagonisti di questo cambiamento d’epoca. Con la vostra creatività e innovazione potete dar vita a un sistema economico diverso, dove la salvaguardia dell’ambiente sia un obiettivo diretto e immediato della vostra azione economica. Senza nuovi imprenditori la Terra non reggerà l’impatto del capitalismo e lasceremo alle prossime generazioni un pianeta troppo ferito, forse invivibile. Quanto fatto finora non basta: aiutiamoci insieme a fare di più”.

Il messaggio è stato colto in pieno dalla platea, che lo ha accompagnato e sottolineato con un lungo caloroso applauso. Posso testimoniarlo in quanto ho avuto il piacere di essere presente all’incontro, traendo da esso, e dal contesto in cui si è svolto, elementi di motivazione e riflessione.

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