“L’Italia non è l’Ungheria, ha media fortemente liberi ed è una democrazia occidentale da quasi 80 anni”, sottolinea il quotidiano americano
“I legami storici” del partito di Giorgia Meloni “con il neofascismo e per le lodi al premier ungherese Viktor Orban sono esagerate, ma nessuno dovrebbe sottovalutare il desiderio della leader populista per cambiamenti politici ed economici significativi”. Attraverso un lungo editoriale dedicato all’esito delle elezioni in Italia, il Washington Post smorza alcune considerazioni nei confronti di Giorgia Meloni, sottolineando in modo particolare che “l’Italia non è l’Ungheria, ha media fortemente liberi ed è una democrazia occidentale da quasi 80 anni”.
Il quotidiano americano riconosce che per il nuovo esecutivo di Centrodestra non sarà facile prendere nettamente le distanze dai recenti governi italiani perché “sarà ostacolato dall’enorme debito dell’Italia, che la costringe a dipendere dal sostegno dell’Unione Europea e della Bce”. Il conservatorismo sociale di Meloni, ancora, “potrebbe essere osteggiato anche dal Parlamento europeo”. Il Washington Post sottolinea inoltre come “gli italiani vogliano il cambiamento e, negli ultimi anni, si sono spostati verso il partito che promette credibilmente di realizzarlo: quindi, per rimanere al potere, deve dimostrare di essere in grado di spingere l’Ue a concedere all’Italia un maggiore margine di manovra per realizzare ciò che il Paese vuole”. Il Washington Post prevede l’emergere di un “conflitto” con Bruxelles “su tre temi specialmente: l’immigrazione, il Pnrr e il tetto ai prezzi dell’energia”.
L’analisi corrisponde molto con quella recente dello scrittore Luigi Bisignani, che in merito al successo di Giorgia Meloni e nei suoi rapporti internazionali ha affermato: “è già l’atteggiamento del mondo e la visione nei suoi confronti. Col passare della settimane si è capito che Meloni ha l’appoggio degli Stati Uniti, così come anche l’Inghilterra (del premier Liz Truss, appartenente al partito Conservatore, ndr) appoggerà Meloni, quindi avremo un leader che cambierà il volto dell’Europa perché l’asse franco-tedesco troverà degli ostacoli”.