Messina, Mancuso a StrettoWeb: “non può esserci lo sviluppo dell’Isola senza un’adeguata mobilità”

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Messina, Mancuso a StrettoWeb: “non può esserci sviluppo senza adeguata mobilità: quindi bisogna pensare a rendere logisticamente attrattiva l’Isola rispetto agli scambi commerciali e turistici, guardando da un lato all’Europa e dall’altro all’Africa”

Palmira Mancuso guida la lista di +Europa alla Camera nel collegio Sicilia 2 Enna-Messina, ed oltre ad essere l’unica donna capolista messinese nella coalizione di centro sinistra, è in corsa anche per le Regionali nella lista PD a sostegno di Caterina Chinnici. Una doppia candidatura che rappresenta la naturale conseguenza sul territorio dove il PD, “se da un lato subisce le difficoltà di un grande partito e dunque preda di una classe dirigente non sempre all’altezza (come mostrato dai recenti cambi di casacca in chiave populista) dall’altro contiene tutti gli anticorpi per superare la crisi”. Ai microfoni di StrettoWeb, Mancuso ci ha illustrato la propria posizione sulle priorità della Sicilia, sul Ponte sullo Stretto e sul caro bollette.

Cosa l’ha convinta a scendere in campo in questa tornata elettorale?

“La necessità di una precisa scelta di campo: quella della difesa di diritti faticosamente acquisiti e ora messi in discussione dalla peggiore destra possibile, quella cresciuta in Italia all’ombra di sovranismo e populismo, quella filoputiniana che vuole relegarci ai margini dell’Europa, guardando ad Orban come l’esempio da seguire. Io mi batto per una società aperta, per ribadire che le libertà civili sono anche libertà sociali, perché non voglio che i miei figli e i miei nipoti paghino per i debiti su cui il centro destra e i grillini stanno basando la loro campagna elettorale. Non abbiamo bisogno di bonus, ma di quelle riforme strutturali su cui Draghi aveva appena iniziato a lavorare quando è stato fatto cadere il Governo, in maniera irresponsabile, a cinque mesi dalla fine naturale della legislatura”.

Quali sono le prospettive e le priorità della Sicilia?

“La Sicilia non può rimanere indietro rispetto al resto del Paese, e dunque il primo obiettivo è imparare ad usufruire delle risorse europee. Per questo condivido l’idea della Presidente Chinnici di creare un ufficio regionale preposto e specializzato solo nell’interpretare ed intercettare i bandi e programmare gli investimenti previsti dal PNRR. Dovendo poi sintetizzare, non può esserci sviluppo senza adeguata mobilità: quindi bisogna pensare a rendere logisticamente attrattiva l’isola rispetto agli scambi commerciali e turistici, guardando da un lato all’Europa e dall’altro all’Africa. Personalmente poi, la mia battaglia sarà perché anche nella nostra regione si voti con la doppia preferenza di genere, per aiutare la partecipazione politica delle donne, ed insistere sulla legalizzazione della cannabis che soprattutto per la nostra realtà vorrebbe dire creare nuovi posti di lavoro e togliere una consistente fetta di affari alla mafia”.

Quali soluzioni propone per il “caro bollette”?

“La misura è stata studiata da Carlo Cottarelli per +Europa e oggi a pieno titolo nel programma del PD, ovvero la tassazione straordinaria degli extraprofitti da parte delle imprese energetiche e che producono rinnovabili. Ci sono state troppe speculazioni sul gas, e il futuro governo deve fermarle. Sapevamo che ci saremmo trovati in questa situazione, e nonostante questo Salvini, Berlusconi e Conte hanno fatto cadere il governo Draghi, salvo poi evocarlo come unico interlocutore credibile in Europa dove si discute di stabilire un tetto al prezzo del gas per fare fronte alla crisi energetica in seguito alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina”.

Il cittadino perché dovrebbe votare per Lei?

“Perché appartengo ad una nuova classe dirigente, che lavora alla costruzione di una sinistra moderna, europeista, progressista; perché sono una donna che fa politica in una regione dove ci sono candidate solo se servono quote, dove si fa campagna elettorale sul corpo delle donne che poi non trovano medici abortisti negli ospedali pubblici (a Messina e provincia ad esempio ce n’è solo uno), perché estendere i diritti non nuoce a chi li ha già e bisogna piuttosto alzare l’asticella, ad esempio con il matrimonio egualitario, il riconoscimento dei figli delle famiglie arcobaleno e le adozioni per le coppie gay. Perché il programma che ho sottoscritto è per le future generazioni, che voglio guardare sempre negli occhi senza vergognarmi di avergli rubato speranza”.

Cosa pensa del Ponte sullo Stretto alla luce dell’inserimento dell’opera nel programma del Centro/Destra?

“Penso che se ne parla dal 1864 e forse allora sarebbe stata una scelta di modernità. Adesso mi risulta persino noioso parlare di Ponte soprattutto per chi, come me, negli ultimi venti anni ha spiegato quanto sia antieconomico e ormai obsoleto quale strumento di sviluppo del territorio, che ha altre vocazioni (basti pensare all’articolo dedicato dal National Geographic a Capo Peloro). Piuttosto riflettiamo su come l’argomento Ponte abbia affossato ogni iniziativa politica atta a migliorare la mobilità reale dei siciliani, che non hanno la continuità territoriale come in Sardegna, o un biglietto integrato con l’aeroporto, che non hanno un ascensore o una scala mobile a Villa San Giovanni, un treno più veloce della frecciargento per raggiungere Roma o treni che collegano alcune province siciliane dopo le 15 (come accade tra Agrigento, Caltanissetta e Gela). Purtroppo penso che in fondo a molti politici senza idee sta bene così: parlare di Ponte è come parlare di calcio, tutti possono dire la loro”.

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