Mobilità e trasporti, l’occasione perduta della Sinistra

StrettoWeb

Colpiscono le intenzioni della candidata del PD, Caterina Chinnici, la quale “scommette sulla mobilità dolce” e chiede” più fondi per piste ciclabili e percorsi pedonali”

In un trafiletto di giornale di qualche giorno fa, viene riassunta la politica della mobilità per i candidati presidenti della regione siciliana. Colpisce, in particolare, quanto riguarda le intenzioni della candidata del PD, Caterina Chinnici la quale “scommette sulla mobilità dolce” e chiede” più fondi per piste ciclabili e percorsi pedonali”. Per quanto concerne il Ponte sullo Stretto “parola alla Commissione ministeriale: intanto migliorare la rete interna di strade e ferrovie”. Di fronte a queste frasi, nel rispetto della dott.ssa Chinnici, sia per la persona, sia per il nome che porta, gli interrogativi nascono spontanei. Ovviamente, immaginiamo che su questi temi la candidata del PD si sia rivolta a dei consulenti, non essendo, a quanto ci risulta, un’esperta in materia. Viene da chiederci come siano stati scelti questi “scienziati”…

Nel merito: va bene la mobilità dolce, anche se non si sa bene cos’è, ma è veramente scioccante pensare che la Chinnici, o chi le ha consigliato questo “programma”, pensi di risolvere i problemi di mobilità in Sicilia puntando prioritariamente su piste ciclabili e percorsi pedonali. Per carità, far uso della bici e percorrere a piedi un certo numero di km al giorno fa bene alla salute, ma non è possibile che si pensi ad una popolazione che, di colpo, abbandona l’auto privata per riempire le future piste ciclabili e persino i comodi percorsi pedonali che verranno appositamente realizzati, in città e nelle campagne, in pianura come in montagna. Magari per andare a lavorare o a fare la spesa.

Non una parola, stranamente, sullo sviluppo dei sistemi di trasporto pubblico locale, che, peraltro, rientrano nelle competenze esclusive della Regione. Certo, è difficile dire se detti sistemi facciano parte o meno della cosiddetta “mobilità dolce”: potrebbero farne parte, magari, quelli elettrici, ma le modalità di costruzione e smaltimento delle batterie non hanno proprio un sapore dolce… Né può pensarsi all’idrogeno, attualmente ancora prodotto dal petrolio. Ma tant’è: le piste ciclabili ed i percorsi pedonali, che potrebbero essere un ottimo corollario di un sistema di mobilità basato su trasporti pubblici estesi ed efficienti, ne diventano incontrastato protagonista.

Ovviamente, pensiamo che la Chinnici, o chi per lei, abbia completamente dimenticato l’esistenza della mobilità merci. A meno di non pensare di farle viaggiare a spalla o, al massimo, appesi ai lati delle biciclette. Poco importa se la Sicilia si trova al centro di un mare, il Mediterraneo, in cui passa il 25% delle merci trasportate ogni anno in tutto il mondo: per cogliere certe opportunità occorre una visione leggermente più ampia di chi tratta la mobilità nei termini di cui sopra.

Sul Ponte di Messina, l’approccio del “programma” è invece affidato al meno creativo e più consueto benaltrismo. Peccato che si lasci scappare un riferimento ad una Commissione Ministeriale che, di fatto, non esiste. Ovvero esisteva, quando venne istituita dall’allora ministra Paola De Micheli (PD) per esaminare la soluzione migliore per la realizzazione dell’opera, (come se non fosse mai stata progettata e persino appaltata). Ma concluse i suoi lavori oltre un anno fa, quando venne consegnata nelle mani dell’attuale ministro, Enrico Giovannini (graditissimo al PD), la relazione conclusiva.

Quella relazione, affermando che un ponte a più campate “presumibilmente costa meno” rinviò ogni decisione a futuri approfondimenti che, secondo le intenzioni del Ministro, avrebbero dovuto essere effettuati dal gruppo FS. Non ci risulta, ad oggi, che si sia dato corso a questa intenzione, né che sia stata nominata nessun’altra “commissione ministeriale”.

Allora, a cosa si riferisce il programma della candidata del PD alle elezioni regionali? Chissà quale parere sta ancora attendendo, mentre gli altri candidati esprimono posizioni che vanno dall’entusiastico “si” della destra ad un inatteso, ancorchè tiepido, possibilismo del candidato pentastellato. Lasciando il PD e la sua candidata isolati nel proporre, sul tema, il nulla cosmico.

Insomma, posizioni pilatesche, ispirate da un’approssimazione e da una demagogia devastanti, alle quali il più importante partito italiano di centro-sinistra sembra ormai arrendersi dopo essere rimasto orfano delle ideologie che, storicamente, lo hanno ispirato.

Il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo sono i nuovi temi ai quali la sinistra si è  convintamente, spesso spasmodicamente, ispirata almeno da quando è caduto il muro di Berlino. Ma farlo senza riflettere e senza programmarlo, lo sviluppo sostenibile, porta alle conseguenze aberranti che tutti conosciamo: ad esempio il no acritico a tutte le infrastrutture, specie a quelle più imponenti, mutuato senza filtri critici dall’ambientalismo più becero e meno riflessivo, i cui erremosciosi esponenti sono ormai parte integrante di quello che fu, una volta, il partito dei proletari e dei diseredati.

Non poteva, ovviamente, sottrarsi a questo destino il Ponte, insieme a tutto il sistema infrastrutturale di cui avrebbe drammaticamente bisogno la Sicilia per affrancarsi da una crisi spaventosa che costringe i giovani siciliani abbandonare la propria terra per cercare fortuna altrove: si stima che lo abbiano fatto in 80.000 negli ultimi due anni, a fronte dei già troppi 250.000 negli ultimi dieci. Un esodo crescente ed irrefrenabile.

Eppure per questi nuovi emigranti, non più proletari ma senza dubbio diseredati, la sinistra non trova il modo di spendere una sola parola, nei suoi programmi, tra piste ciclabili e percorsi pedonali. Meglio illuderli con l’altra chimera, quella del turismo, invero evocata anche da altre forze politiche. Ma che ben si addice ad un programma che prevede non meglio precisati “accordi con le compagnie aeree per attrarre più turisti”… Un turismo che, secondo costoro, non inquina e lascia intatto l’ambiente e che potrà essere la chiave di volta dell’economia siciliana. D’altronde, da quanto lo sentiamo dire che “possiamo vivere di solo turismo”?

Peccato che, senza infrastrutture adeguate, che non siano solo gli aeroporti ed i loro “collegamenti”, ma per esempio ferrovie ad Alta Velocità da e per il continente (altro che “migliorare la rete interna”) non si può fare neanche quello. Ammesso e non concesso di poter dar da vivere a 5 milioni di persone puntando su un solo settore che, peraltro, offre occupazione stagionale spesso malpagata. D’altronde, non tutti sono disposti a fare i camerieri o i bagnini: c’è chi ha altre aspirazioni nella vita, ed infatti scappa via dalla propria terra che, come abbiamo detto, non offre niente di più concreto.

Insomma, ancora una volta la sinistra perde un’occasione per cambiare pagina, e pensare finalmente con la testa della gente comune e non con quella di quattro intellettuali da salotto. I quali, con la vita reale, sembrano proprio non avere dimestichezza, rinunciando, oltre che al proprio passato, anche al proprio futuro.

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