Per il leader di ItalExit non ha senso parlare di grandi opere “se manca la viabilità ordinaria e la sanità è fatiscente”
“In campagna elettorale torna sempre il mitologico Ponte sullo Stretto, che ci è costato una valanga di soldi per non farlo, figuriamoci quanto costerebbe invece per realizzarlo”. Si apre con questa dichiarazione la diretta social di Gianluigi Paragone, in queste ore a Reggio Calabria per un’iniziativa di ItalExit in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. Il senatore e leader del movimento, accompagnato dall’avvocato Giuseppe Sottile, durante la traversata dello Stretto a bordo del traghetto ha affrontato l’argomento del Ponte.
“Per arrivare qui a Messina o a Reggio Calabria le strade non ci sono – prosegue Paragone – . Ieri ho fatto l’ennesimo viaggio in Sicilia e ho notato che le strade sono in un’assoluta condizione di precarietà. Carreggiate ridotte ad una corsia, che se c’è davanti un camion ti porta via il tempo e non puoi calcolare il tempo del tragitto. Quindi possiamo anche parlare di Ponte sullo Stretto, ma il tema di fondo dovrebbero essere i collegamenti interni. Se non sei in grado di realizzare una rete stradale normale, mi chiedo come si possa azzardare una sfida per costruire un’opera così grande. La classe politica siciliana è specialista del taglio del nastro, ma poi le autostrade non ci sono”.
L’unica vera grande opera nazionale che bisogna fare, secondo Gianluigi Paragone, “è ripuntare sulla grande sanità pubblica, che ad oggi deve ancora fare i conti con commissariamenti, tagli e strutture fatiscenti. Dopo tutta questa emergenza Covid, ma si può ancora combattere con la mancanza di posti letto e pronti soccorso non attrezzati? Non si può vivere sulle spalle di personale precario. La grande opera sarebbe soltanto una grande magnata, puntiamo piuttosto su scuole e università. Quando in Italia sarà davvero tutto a posto, allora vedremo se saremo in grado di affrontare una grande opera come potrebbe essere il Ponte sullo Stretto. Sicilia e Calabria necessitano di collegamenti ordinari e di strutture ospedaliere normali. I malati entrano e si fanno il segno della croce nelle corsie, passa la voglia di affrontare la malattia in mezzo al disordine e alla sporcizia, si affronta un percorso pensando di essere abbandonato. In Sicilia, inoltre, mancano i punti maternità, ci sono donne che partoriscono in strada”.