L’analisi dell’accordo raggiunto da Erdogan con il Governo (sfiduciato dal Parlamento) di Tripoli: Egitto e Grecia osservano la situazione con preoccupazione, ma dall’Italia “al momento tutto tace”
Cambiano gli assetti geopolitici nel Mediterraneo. Nei giorni scorsi un’ampia delegazione del governo turco si è recata in Libia dove, col governo internazionalmente riconosciuto ma attualmente sfiduciato dal parlamento di Tripoli, sono stati raggiunti e firmati gli accordi di collaborazione energetica, in modo particolare di petrolio e gas. Non è chiaro al momento se ciò aprirà alle trivellazioni nella zona d’esplorazione esclusiva della Turchia, aspetto che non è ben visto da Egitto e Grecia. Mevlut Cavusoglou, il ministro degli esteri turco, non fa certo da conciliatore e afferma che “gli accordi firmati e quelli ottenuti in passato sono patti tra due Stati sovrani sulla base di una cooperazione win-win. Quindi i Paesi terzi non hanno il diritto di intervenire”. Il governo greco, da parte sua invece, ha tuonato rispondendo che la Grecia “ha diritti sovrani nella regione, quindi si difenderà con tutti i mezzi legittimi”.
“L’Italia è rimasta con un pugno di mosche in mano grazie all’inazione del governo Conte 2 e dell’esecutivo Draghi – commenta il giornalista di guerra Fausto Biloslavo sul Giornale – . Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha preso in mano il dossier libico, tarpando le ali anche alla Difesa, senza combinare nulla”. L’accordo, prosegue, “spazia dall’esplorazione di nuovi giacimenti a terra e nella Zona economica esclusiva della Libia, alla realizzazione di impianti di raffinazione fino al trasporto in Turchia e mercati terzi. In pratica andrà a finire che Ankara venderà all’Italia il gas libico, che Gheddafi ci aveva affidato per 40 anni prima che lo bombardassimo assieme alla Nato. L’intesa prevede l’impiego di navi di ricerca e perforazione, ma pure lo sviluppo e funzionamento di oleodotti e gasdotti esistenti o aggiuntivi in Libia”. L’Italia, quindi, al momento non risponde, ma sul terreno si prevede che l’accordo “alimenterà conflitto e instabilità in Libia per anni”, ha dichiarato in maniera decisa il portavoce del governo greco Yannis Economu.