Il fastidio di pensare – I diritti del più forte

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Confessiamo, e sia detto con tutto il rispetto che si deve a uno dei pochi giornalisti italiani che ha sempre avuto il coraggio di scrivere quello che pensa in un paese di servi, che stentiamo a seguire le idee di Marco Travaglio sulla guerra in Ucraina. Quanto ne capisca di questo ambito, Travaglio lo aveva manifestato già nell’incipit quando considerava colossali fake news le notizie dei servizi segreti americani di un grande progetto di invasione dell’Ucraina da parte della Russia, fino a che una mattina di febbraio non gli dovettero assicurare che l’esercito russo era proprio lì e quelli erano proprio combattimenti. Ma lui, che scrive una gustosissima rubrica intitolata “Ma mi faccia il piacere” dove mette alla berlina le idiozie altrui spietatamente smentite dallo scorrere del tempo, non è stato altrettanto spietato con sé stesso e anzi ha elaborato una tortuosa teoria logica che ha esposto nell’ultima puntata di “Accordi e Disaccordi”: lui in realtà non ha mai avuto torto perché quelle notizie erano realmente delle fake news fino al giorno prima dell’invasione e sono diventate vere solo con l’invasione stessa. Come a dire, una previsione è falsa fino a che non si avvera, cioè se dico che non pioverà ho ragione fino a che poi non mi bagno. Dopodiché, di fronte a una simile invasione, bisogna pure incolpar qualcuno, e qui un ingenuo avventerebbe ipotesi: c’è un esercito di uno Stato nel territorio altrui, dichiarazioni precise del suo governo che lo vuole eliminare, una guerra in corso … A denti stretti infatti anche Travaglio dapprima aveva dichiarato che Putin è un criminale (ma va?) ma adesso sembra ripensarci. Ecco una nuova versione ritoccata, sempre sulla sua nuova logica post aristotelica. In realtà i servizi segreti americani che avvertivano della possibile invasione russa non lo facevano per mettere in guardia ma solo per abituarci all’idea, poiché in realtà loro la desideravano ardentemente (un po’ come ora ambiscono a suo dire l’olocausto nucleare) e, non avendo fatto nulla per evitarla ma anzi accellerandola (come?) ne sono in realtà i veri responsabili: come dire, se Pasquale ti vuole menare e io lo presagisco e ti avverto oggi e ti avverto domani, e poi lui ti mena davvero, alla fine il vero responsabile delle botte che ti ha dato sono io. Dopo alcune migliaia di morti e un po’ di città distrutte scopriamo infatti che questa guerra si poteva evitare in maniera semplicissima (ma qui con lui c’è tutta una scuola di pensiero che lo affianca): bastava che l’Occidente, il vero colpevole, tenesse l’Ucraina fuori dalla NATO (non capiamo quando l’ha ammessa), un po’ di sana neutralità (da cosa?), e il rispetto dei vecchi patti di Minsk. Ecco, qui non capiamo davvero più Travaglio e la sua scuola di pensiero. L’Ucraina, che ancora prima di Febbraio s’era vista amputata della Crimea con argomentazioni cavillose stile lupo e agnello, è certamente una democrazia imberbe ed esposta ad ogni forma di corruzione che ha gestito malissimo i suoi conflitti interni. Tuttavia la NATO è innanzitutto un’alleanza difensiva che, se non si è dissolta ma anzi si è andata e si va ingrandendo, è soprattutto perché molti Stati vi hanno cercato rifugio visto cotanto vicino che, nonostante i suoi diciassette milioni e passa di chilometri quadrati di territorio di tanto in tanto va a cercare grane lungo i confini, e bisognerebbe chiedere a tutti quelli che prima erano sotto il patto di Varsavia e ne sono fuggiti appena hanno potuto se vorrebbero scioglierla visto quello che è successo in Georgia e quello che sta succedendo nel Mar Nero o certe amene dichiarazioni come quella sull’indipendenza della Lettonia.

Quando, in tempi remoti, studiavo politica all’università un testo di Bobbio disquisiva della pace e, appunto, diceva che la pace non può essere la semplice assenza di combattimenti, come vorrebbero Travaglio, Santoro, o il Papa, ma qualcosa di positivo, e cioè la creazione di un contesto politico in cui all’ordine si accompagni l’armonia sociale. Altrimenti anche l’ “ordine regna a Varsavia” o le truppe staliniste che si ritirano da Budapest sono uno splendido esempio di pace. Per questo a discutere la pace bisogna sempre essere in due. Ma la pace che chiede Putin è la pace di un conquistatore: “datemi questo, e smetto di combattere”. È la pace dei padroni imposta ai servi. Per Travaglio va benissimo, perché per lui l’etica, che deve accompagnare la politica interna, è solo un grazioso sovrappiù per quella estera. Per lui Putin ha la bomba atomica, e quindi ha il diritto di chiedere quello che vuole e va sempre e comunque accontentato, e pregare anzi che sia magnanimo nelle sue richieste. Vuole un quarto dell’Ucraina? Dategliela: ricordatevi che lui ha la bomba atomica. State combattendo per riprendervi un po’ del vostro territorio? Siete solo dei pazzi! Lui ha la bomba atomica, non provocatelo, perché se si arrabbia … Insomma, per Travaglio il possesso della bomba atomica è una sorta di autorizzazione a fare quello che si vuole: quando i Rosenberg negli anni cinquanta consegnarono ai russi i segreti militari gli consegnarono una sorta di diritto al dominio ripulito da ogni etica. Dimentica, l’illustre giornalista, che anche Stalin, che certamente non era un gentleman e non aveva nessun rispetto per la vita, si guardò bene dall’usarla perché capiva che certe guerre non le vince sempre chi ha l’arma più potente. Poi magari puoi anche scegliere di suicidarti per una striscia di terra in cui sei rimasto impantanato, ma Panagulis diceva che certe battaglie si devono combattere lo stesso, perché bisogna avere il coraggio di morire in piedi piuttosto che permettere a un altro di minacciarti continuamente.

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