[‘Nta ‘stu paisi ‘nc’esti sulu ‘a piria,
‘a strufuttenza fissa, a ‘grandi bboria;
n’ta ‘stu paisi cunta sulu a ‘mbiria,
pirciò non sunnu tutti chi cicoria…]
Dalle strofe del grande poeta dialettale Nicola Giunta abbiamo la migliore immagine della Reggio Calabria di questi giorni, dove tutto diventa nulla e il nulla del chiacchiericcio popolare diventa tutto. Oltre gli steccati dei pregiudizi di mera opposizione politica, c’è una buona fetta della città che si conferma totalmente scettica, invidiosa, presuntuosa, arrogante, saccente, ignorante. Brava solo a parlare, contestare, giudicare senza un minimo di senno.
Eppure sono così fessi e masochisti, i reggini: quando vanno fuori, da Roma a Milano, da Bologna a Torino, da Londra a Madrid, da Barcellona alle Canarie, da Malta a Burxelles, sui monopattini ci salgono eccome. Gai. Lieti. Sorridenti. A Reggio no, una valanga di insulti: i monopattini arrivano in ritardo (come tutto il resto), e anziché pretendere che arrivassero prima, la gente si incazza perché preferirebbe non fossero arrivati mai. E i pedoni non li vogliono in mezzo ai piedi sulle isole pedonali, gli automobilisti non li vogliono tra le scatole in strada, tutti fermi al medioevo mentale del riggitanesimo narrato da Giunta.
[Erba nana ed amara, erba pirduta:
senza mâ provi, ‘a ggiùrichi â viruta;
e cca, sarbu a carcunu di ll’affritti,
su’ tutti storti ammanicati ddritti!]
Anche la politica ha le sue colpe, per carità. Ma sono inverse a quelle additate dal popolino sempre pronto a dire di no: sui monopattini e sulla mobilità, scontiamo la mancanza di coraggio su una visione lungimirante di città. Ce l’aveva Scopelliti quindici anni fa quando immaginava un centro storico completamente isola pedonale: fu il Sindaco del “modello Reggio” ad istituire l’isola pedonale sul corso Garibaldi e trasformare in zone pedonali anche via Giudecca con il Tapis Roulant, piazza Duomo, piazza Castello e piazza Carmine che prima erano soltanto un agglomerato di traffico e parcheggi selvaggi. Eppure gli hanno fatto la guerra perché stava “deturpando” il centro, che invece provava a diventare a misura d’uomo. Sono di quegli anni gli esperimenti anche dell’isola pedonale in tutto il centro storico con le notti bianche e i grandi eventi: niente auto su tutto il Lungomare e in tutto il Centro, fino a via Possidonea e da piazza De Nava al Calopinace. Che bellezza: oggi con i monopattini non ci sarebbe più neanche il problema della mobilità in un centro storico completamente chiuso al traffico automobilistico, come in tutte le città moderne. E invece a Reggio no: alla politica manca il coraggio di un tempo e il popolino è così nano da andare controcorrente, sentendosi migliore, ancora abituato a prendere l’automobile anche per raggiungere il tabacchino a 100 metri da casa.
[Nani su’ iddi e vonnu a tutti nani;
nci vannu terra terra, peri e mmani;
e, pâ malignità bbrutta e superba,
cca non crisci chi erba, erba, erba…
Arburi?… Si ccarcunu ‘ndi sciurisci,
‘nci minunu petrati non mmi crisci…
Arburi, nenti!, comu all’âtri baandi,
ch’unu s’asciala chi mmì viri randi!…]
Poi c’è l’Aeroporto. Che finalmente vede investimenti per il rilancio. Investimenti per giunta senza precedenti nella storia: parlano i numeri. Oltre 70 milioni di euro sul “Tito Minniti” non li aveva investiti mai nessuno. Adesso sono arrivati, i progetti sono già a bando. Giusi Princi dopo aver fatto grande il Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, in neanche 11 mesi alla Regione Calabria ha già fatto più di decenni di predecessori. E qualche nano quest’Amministrazione Regionale l’attacca pure perché dal basso della sua nanezza si è sentito offeso dal Governatore Occhiuto che ha chiamato “porci” gli amministratori reggini degli ultimi anni, quelli che da Palazzo San Giorgio hanno ripetuto più volte l’accusa di “lordazzi” ai loro stessi concittadini per nascondere le loro inefficienze nella raccolta dei rifiuti. Insomma, c’è gente che si è sentita offesa da chi in realtà ha offeso soltanto quelli che da anni offendono davvero la gente: che cortocircuito!
[Ambatula tu fai.. Rresti cu ‘ngagghiu…
Si senti sempri chi ‘nc’è fetu d’agghiu…
Cca ‘a fortuna non varda a ccu’ s’annaca,
ma passa ammenzu all’erba mi ‘nci caca…
Paisi d’erba i ventu’ e non di pianti:
va facitila a ‘n culu tutti quanti!]
Sull’Aeroporto siamo davvero a una svolta storica: e son fatti, non teorie. La conferenza dei servizi con il Ministero ha approvato per la prima volta nella storia la continuità territoriale da garantire con il traffico aereo, equiparando Reggio Calabria a Sicilia e Sardegna. I nuovi voli con Roma (dal 1° novembre, già ufficiali con orari e tariffe), Milano, Torino, Bologna e Venezia nel 2023 saranno garantiti dallo Stato con cadenza quotidiana (con Milano) e tri-settimanale con Torino, Bologna e Venezia (andata e ritorno tre volte a settimana), per due anni. Mai c’erano stati così tanti collegamenti nazionali stabili, per un così lungo periodo di tempo e con una così intensa frequenza, neanche negli anni d’oro in cui Scopelliti aveva portato l’Aeroporto a 607 mila passeggeri annui (record assoluto, 2006). E invece adesso c’è chi per un mese ha blaterato che fosse campagna elettorale, nonostante le iniziative regionali per questi voli erano iniziate quando ancora neanche si poteva immaginare che il governo Draghi sarebbe caduto e che avremmo votato in autunno. E lo scetticismo impera ancora: dopo le elezioni è stato pubblicato il bando, e adesso aspettiamo che “non arrivino le compagnie” o che ci siano altri intoppi come a voler esultare. “L’avevo detto io, fanno schifo“. O, ancora, “che novità vuoi che sia, questi voli c’erano già prima“. Ma quando mai: c’erano, solo in parte, a singhiozzo, dieci anni fa. Poi il disastro, la fine di Sogas, l’arrivo di Sacal, il concreto rischio di chiusura definitiva dello scalo negli anni di Oliverio e Falcomatà. E’ forse come se nulla fosse questo decennio buio per Reggio? Anche in Iran prima della rivoluzione khomeinista le donne uscivano in bikini. Ma sono passati 44 anni e oggi il popolo iraniano sta combattendo contro la dittatura islamica che tramite la “polizia morale” uccide una ragazza che non indossava bene il velo. Che Reggio Calabria 15 anni fa fosse molto più evoluta e progredita di oggi non c’è alcuna ombra di dubbio. Ma per tornare ai fasti di un tempo dopo questi dieci anni di disastro serve un cambiamento, e se quel cambiamento si inizia a vedere non si può che apprezzarlo e sostenerlo.
Ma a Reggio si sa, è sempre la solita storia, c’è solo Triulu, Malanova e Scuntintizza.
[Si ‘nc’esti ‘nu cartellu aundi rici:
“Sti ‘ggenti tra di iddi su’ nnimici!”
Nimici i cui? Oh, frabbica di storti!
Sunnu sulu nimici da so’ sorti !
Nimici d’iddi stessi pi ppuntiggiu,
e i cchiù fissa dû mundu sunnu a Rriggiu!]