Pnrr, Europa, Nato e non solo: e ora? Ce la farà Giorgia Meloni?

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Gli eventi di questi giorni, che si sovrappongono per quantità e rapidità, rischiano di farci perdere di vista il principale contesto alla base di una serena ed obiettiva valutazione dei fatti: la realtà. Si vive un periodo critico, per non dire pericoloso, in cui assistiamo al calo dei consumi e degli investimenti, del PIL che sarà, se sarà, per quest’anno prossimo al 2%, per scendere allo 0,6% nel 2023, all’alta crescita dell’inflazione e dei tassi di interesse, con conseguenze estremamente negative per il debito pubblico e lo spread, nonché all’alto costo e la carenza energetica. In questa situazione, le elezioni del 25 settembre u.s. ci pongono di fronte ad una svolta epocale: i partiti del centrodestra hanno guadagnato la maggioranza dei seggi sia alla Camera dei Deputati che al Senato. Risultato scontato, preceduto da un turbinio di sondaggi, che è figlio della scontentezza e della reazione che una società, frastagliata e frantumata come la nostra, ha storicamente verso chi governa, a prescindere.

E’ un orientamento atavico, che risale alle nostre condizioni e tradizioni (differenza economica e sociale tra Nord e Sud, soprattutto), alla spaccatura tra classi agiate e classi meno abbienti, che sono numerose e in crescita, alla perenne insoddisfazione per il proprio stato, agognando miglioramenti che trovano la molla in ostentati e pretestuosi diritti, trascurando completamente i doveri nonché la costruttiva partecipazione e la responsabilità civica. Prevale, pertanto, il voto di protesta, acritico, che, per fare qualche esempio, giustifica il trionfo dei grillini alle elezioni del 2018 ed il recupero, nel mese che ha preceduto le elezioni, di Conte con i 5 stelle, in particolare al Sud. Egli ha intelligentemente, per non dire scaltramente, sbandierato il reddito di cittadinanza che non può non fare gola, contenendo anche elementi di giustizia sociale, concesso sia a chi ha bisogno sia a chi ne approfitta. Purtroppo, si tratta di una larga fascia che vuole sopravvivere senza troppa fatica, aggiustando il proprio bilancio con il lavoro sottobanco.

Alla giustificazione della protesta bisogna aggiungere che il voto è sempre più de-idealizzato. Questa constatazione spiega gli spostamenti elettorali che caratterizzano gli ultimi anni di vita politica e democratica. Non esistendo l’ideale si finisce per premiare ciò che è considerato nuovo, ed in grado di soddisfare le nostre esigenze, per non dire i nostri egoismi. Per onestà intellettuale, debbo dire che il consenso alla Meloni non rientra in un movimento di protesta, in quanto guadagnato in 5 anni di coerente opposizione, senza estremismi, ma con partecipazione intelligente e costruttiva alle azioni di governo, quando le situazioni e gli interessi del Paese li richiedevano. Per carità di Patria, non uniamoci a chi bolla il cerchio esistenziale – Dio, Patria, Famiglia – come una ideologia patriarcale superata. E’ un fatto che, in momenti di crisi la comunità trova rifugio in valori consolidati, che appaiono come approdi sicuri. E’ la nostalgia del padre (Freud), come sostenuto su “la Repubblica, che raccoglie la difesa degli interessi nazionali, la tutela dei confini, il presidio dell’ordine sociale.

Tra qualche giorno il Presidente Mattarella dovrebbe darle l’incarico per la costituzione di un nuovo governo. E’ auspicabile che esso venga formato, sostenuto magari – ma non facciamoci tante illusioni – da un patto sociale tra i partiti per fare uscire il Paese dalle incertezze e dalle prospettive oscure, in una situazione geopolitica particolarmente allarmante. Ce la farà la incoming President? Fortunatamente, nel breve, possiamo continuare a fare affidamento su di un governo che continua ad operare per i fatti ordinari, guidato da una persona seria e responsabile come Draghi. Egli, indefessamente, prosegue ad operare, per consentire al Paese di non perdere ciò che ci era stato assegnato. Mi riferisco ai 200 miliardi e passa del PNRR del quale abbiamo ricevuto in questi giorni una fetta non trascurabile di 25 miliardi.
Le promesse dichiarate dalla Meloni, di rispettare i valori occidentali, l’appartenenza all’Europa e l’accettazione degli accordi esistenti, leggi Nato e delle intese, leggi Ucraina, incoraggiano a pensare che il Paese continuerà a muoversi in un quadro europeo protettivo e auspicabilmente solidale, ma che sarà estremamente attento alle nostre mosse.

Al tempo stesso le sue ultime dichiarazioni: “Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax. Non possiamo permetterci nuovi strumenti di prepensionamento. Non si possono ammettere follie per evitare l’incontrollata crescita di debito e deficit” fanno sperare in un saggio e prudente pragmatismo. Tale orientamento è la conferma del realismo di una espressione cara a Mario Cuomo: “La campagna elettorale si fa in versi ma si governa in prosa”. Ciò detto, bisogna augurarsi che la prossima Presidente abbia sempre davanti l’interesse generale e che non caschi nella trappola di seducenti condizionamenti e del facile consenso. Valga un esempio: per recuperare qualche spicciolo, ancora una volta, viene ventilata la possibilità che la classe dei cosiddetti “pensionati d’oro” venga di nuovo colpita. Sarebbe vincere facile ma compiendo una ingiustizia e provocando, sotto la spinta di invidia e rancore, lacerazioni sociali di cui la parte pensante del Paese prima o poi chiederebbe il conto. In ogni caso, diamole fiducia, non esistendo d’altra parte alternativa, se non si vogliono sovvertire le regole della democrazia e sosteniamola affinché non si bruci, in un momento così drammatico per il mondo, ciò che Draghi ha assicurato al Paese con una attività producente, coronata, con il suo prestigio, da fiducia e credibilità a livello internazionale.

Il buon voto viene da una buona situazione; il cattivo voto scaturisce da una cattiva situazione. Per il futuro del Paese e della sua crescita e stabilità abbiamo bisogno, domani, di un buon voto. Pertanto, facciamo tesoro delle ultime dichiarazioni di Draghi, valide, come bussola, per il nuovo governo: “Il banco di prova ora è il Pnrr che non è il Piano di un governo, ma di tutta Italia, e ha bisogno dell’impegno di tutti per garantirne la riuscita nei tempi e con gli obiettivi previsti.” Questa esortazione è la chiave dello sviluppo futuro del Paese e, quindi, della migliore partecipazione dei cittadini alla sua vita politica e democratica.

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