“Il mio ricovero considerato malattia ordinaria”: storia di una lavoratrice fragile che ha “paura di essere licenziata”

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La storia di Raffaella Sfregola, una lavoratrice fragile che ha paura di essere licenziata

Affetta da malattia grave, ma con la paura di essere licenziata perché lavoratrice fragile. Il suo ricovero, infatti, viene considerato “malattia ordinaria”, rientrando nel periodo di comporto del conteggio CCNL. La protagonista della storia è Raffaella Sfregola, amministratrice del gruppo Facebook “Lavoratori Fragili & Inidonei”. La donna ha scritto alla nostra redazione per chiedere più attenzione da parte dei Sindacati e dunque maggiore tutela.

“Sono Raffaella Sfregola – scrive – e sono affetta da una malattia grave che mi comporta l’esecuzione di immunoterapia, cortisone per os e tanti controlli di esami strumentali, ematici. Sono una lavoratrice fragile e, come molti lavoratori fragili, alcune volte abbiamo bisogno di cure ospedaliere. In questo periodo sono stata ricoverata e la cosa assurda è che nei CCNL il ricovero ospedaliero viene calcolato come malattia ordinaria che viene, pertanto, conteggiata nel periodo di comporto. È assurdo – precisa – che, malgrado ci ritroviamo in questo precario stato di salute, i ricoveri ospedalieri vengano calcolati nel comporto, basta considerare che i pazienti oncologici, ad esempio, si ricoverano molto frequentemente ed è impensabile che essi siano fortemente esposti al rischio di licenziamento, a seguito dell’esaurimento del periodo di comporto contrattuale”.

“È assurdo – continua – dover pensare a curarsi e nel contempo stare attenti a non perdere il posto di lavoro. Non penso di stare a chiedere una cosa assurda ed improponibile, chiedo semplicemente che tutti i sindacati compresi i più rappresentativi, CGIL, CISL, UIL, nei rinnovi contrattuali si ricordino di noi fragili”, chiede. “È una questione di civiltà e rispetto verso chi soffre di malattie gravi, quantomeno escludere dal comporto il ricovero ospedaliero, senza distinzione tra fragili (dipendenti pubblici, privati e di vari comparti). Mi rendo disponibile – sottolinea – a collaborare con tutti i sindacati che vogliano aiutarci, con suggerimenti e proposte pratiche, perché chi meglio di chi vive in prima persona gli svantaggi delle patologie e della disabilità può proporre il modo attraverso il quale rendere dignitosa la nostra esistenza? Cercate di ascoltare il “nostro grido di aiuto”, chiude il suo intervento Raffaella

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