Reggio Calabria piange il giovane Francesco: figlio di una terra martoriata e di opportunità mancate

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Reggio Calabria piange il giovane Francesco, che il tuo sacrificio possa servire a chiunque in questa terra martoriata

di Graziella Tedesco- Sono un’insegnante di scuola primaria, mi chiamo Maria Grazia Tedesco e sono rientrata Calabria quattro anni fa, dopo quattordici anni di gavetta fatta al Nord- Italia. Leggendo ieri, della notizia della morte del giovane Francesco Campolo a causa di un incidente stradale nella provincia di Milano, mi sono venuti in mente i miei spostamenti, quelli fatti alcuni anni fa, da una parte all’altra della Brianza con la mia utilitaria, una macchinina talmente piccola che ad ogni sferzata di vento, tremava come una foglia. Ieri, leggendo il giornale, mi sono venute in mente all’improvviso le strade ghiacciate, la nebbia, la brina che mi congelava i vetri della macchina, le alzatacce fatte alle quattro o alle cinque del mattino e le bronchiti che mi avvilivano ogni tre per due perché non riuscivo ad acclimatarmi in nessun modo. Tutti questi sacrifici, li ho fatti io e centinaia di migliaia di lavoratori fuori sede, queste fatiche le abbiamo affrontate noi, le classiche persone che pur di strappare un tozzo di pane, si sono spostate a miglia di chilometri di distanza da casa. Queste fatiche, si accingeva ad affrontarle anche Francesco Campolo, un figlio di Calabria, un figlio bello, aperto, solare, generoso e pieno di vita; era appena partito Francesco, ma la sua macchinina è stata travolta sicuramente da un mezzo più potente ed il suo cuore non ha retto. Francesco, oltre al sole dentro, possedeva un titolo di studio superiore al posto di lavoro che ricopriva, Francesco era laureato, era uno specialista, era un Dottore.

Francesco con il suo titolo di studio avrebbe dovuto essere un funzionario, un manager, ma Francesco non ha esitato a prendere in mano un mocio ed una ramazza, non ha esitato, pur di lavorare, pur di inserirsi nel mondo del lavoro partendo dal gradino più piccolo. Qualcuno dice che nulla accade per caso e allora grazie Francesco, grazie per la lezione di sconfinata umiltà, Grazie per la tua grandezza, Grazie per avermi fatto fare memoria, Che la terra ti sia lieve, che il tuo sacrificio possa servire a chiunque in questa terra martoriata. Spero che serva ai giovani, che serva a chi è investito del potere di migliorare le condizioni di questa porzione di terra dello Stato. Io, personalmente, ti ringrazio per avermi fatto fare memoria sulla condizione di figlia di Calabria, nata all’estero da genitori emigranti, nipote di nonno emigrante, tris nipote di bisnonno emigrante, sorella di un fratello emigrante, zia di nipoti emigranti e forse se avessi avuto figli, madre di figli emigranti. Grazie Francesco per avermi riportato alla mente questa condizione di figlia che mi consente ogni mattina di lottare con le unghie e con i denti affinché i bambini che mi sono stati affidati prima dal Signore e poi dallo Stato, non assaggino l’amarezza dell’emigrazione. Non assaggino l’amarezza e le fatiche che ho assaggiato io, tu, Francesco e centinaia di miglia di “Figli di un Dio minore”, figli di una terra martoriata da secoli e secoli di ingiustizie e di opportunità mancate. Grazie Francesco.

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