Ci sono un fischietto dello Zambia, uno del Venezuela e un della Colombia. No, non è l’inizio di una barzelletta a sfondo calcistico, ma la composizione della squadra arbitrale + VAR di Belgio-Canada. Un dettaglio sottolineato da Alberto Rimedio, telecronista RAI, con la frase: “ci sono davvero tante razze in questa partita stasera“. Un commento innocuo, ma che ha scatenato luna forte ondata di indignazione social.
Tanti i tweet rivolti all’indirizzo del giornalista RAi per aver usato il termine ‘razza’, giudicato dispregiativo a causa della suddivisione gerarchica (una razza superiore a un’altra) che porta con sè. Retaggi di ideologie, fortunatamente, tramontate da tempo. Uno scivolone, un termine infelice usato al posto del più corretto ‘nazionalità’. Rimedio si è scusato, fra primo e secondo tempo, sottolineando di non essersi reso conto dell’errore, frutto della concitazione della telecronaca. Superflua la dissociazione da qualsiasi riferimento razzista.
Il telecronista RAI si è dimostrato un grande professionista, oltre che un grande uomo, scusandosi in diretta tv, rivolgendosi a “chiunque si sia sentito offeso“. Perchè per tanti che non hanno perso occasione di scrivere un cinguettio con hashtag al veleno, ce ne sono stati molti che hanno bypassato il termine con il peso (nullo) che aveva. Un errore si può correggere, al politically correct dei social invece… non c’è #Rimedio. E a proposito: l’arbitro giapponese Yoshimi Yamashita oggi è rimasta una donna anche ricoprendo il ruolo di ‘quarto uomo’. Ed è stata anche la migliore dell’intera squadra arbitrale.
Veniamo ora alle note dolenti: l’arbitraggio di Belgio-Canada. Janny Sikazwe, fischietto dello Zambia, non ha visto il clamoroso tocco di mano di Carrasco, poi segnalato dal VAR, che ha portato al rigore (sbagliato) per il Canada. Successivamente ha fischiato fuorigioco, supportato dal guardalinee, per un retropassaggio di un giocatore del Belgio intercettato da un calciatore canadese. Per concludere, non ha assegnato un rigore netto, per un pestone, lampante anche in diretta, ma non visto nè dai presenti in campo, nè dall’intera sala VAR.
E non è tutto. Il signor Sikazwe non è nuovo a episodi del genere. Qualche anno fa salì alla ribalta delle cronache sportive per aver fatto termine la gara di Coppa d’Africa fra Mali e Tunisia all’85’, salvo poi far tornare le squadre in campo e fischiare nuovamente in anticipo rispetto al 90′ e senza concedere recupero nonostante 9 cambi e 3 controlli VAR. La giustificazione? Un colpo di calore per il quale pensava di morire. Oggi l’ennesimo festival degli orrori. Forse Rimedio aveva previsto tutto ed è stato frainteso: ma che razza di arbitraggio abbiamo visto?