Riporto per commentare, scusandomi per la lunghezza della citazione, un brano di un recente articolo di Marco Travaglio (Cfr. Il Fatto Quotidiano, Green contrappass, 30 0ttobre 2022): “In realtà gli obblighi non avevano senso neppure quando Draghi li impose. E per capirlo non c’era bisogno della confessione di Pfizer sull’efficacia mai testata del vaccino contro i contagi: tutti sapevano dall’inizio che quel vaccino non evita la trasmissione del virus, ma limita solo gli effetti gravi. Tutti tranne Draghi, che il 22.7.2021 definì il Green pass “la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose”. Balla sesquipedale: il vaccinato si contagia e contagia, come il non vaccinato. Tutte le politiche draghiane sul dovere altruistico di vaccinarsi, con obblighi, divieti, multe, espulsioni dal lavoro, discriminazioni a scuola, scontri di piazza, manganelli, idranti, si basavano su un falso scientifico. Vaccinarsi è un atto saggio, ma egoistico. E i No Vax non danneggiano nessuno, tranne (in alcuni casi) se stessi, specie con l’85% di vaccinati spontanei”.
Andiamo con ordine: c’è stato un terzo di italiani che al saperlo è subito corso a vaccinarsi credendo in una panacea e che, nonostante tutto, è ancora convinto di avercela trovata. Si tratta di persone in cui la verità è generata dallo stesso bisogno di credere e a cui infatti non può essere opposta alcuna valida obiezione. Spesso finiscono in pasto ad astrologi, maghi o le Vanna Marchi di turno che si difese a suo tempo crudamente dicendo grossomodo che non era colpa sua che li aveva imbrogliati ma della natura che li aveva fatti fessi (una versione più rozza di una frase di Prezzolini che diceva che ogni giorno un fesso e un dritto escono di casa, e quando si incontrano si è compiuto un altro capitolo del gioco della vita). Queste persone sono ingenue, intendiamoci, non perché abbiano fatto il vaccino. Abbiamo tutto il diritto, e un po’ anche il dovere, di fidarci degli organi ministeriali, e siano pure quelli tristi italiani. L’ingenuità subentra con la perseveranza. Quando la realtà continua a scorrergli accanto in un modo ma continuano a deformarla pur di farla rientrare nel confini angusti dei comunicati ufficiali. Quando hanno preso la malattia dopo tre dosi ma continuano a credere che se non lo avessero fatto chissà come l’avrebbero presa; e se anche sono finiti all’ospedale, allora credono che sarebbero morti a non averlo fatto; e se poi infine stanno morendo, lo fanno con la coscienza di avere fatto tutto il possibile per evitarlo. Questi ragionamenti, naturalmente, non hanno nulla di ragionevole e sono basati su diverse forme di fallacia argomentativa, un po’ come quelli che corrono a comprarsi il dentifricio quando in televisione vedono il grande tennista che gli dice che lo usa. Perdere tempo a fargli capire, nonostante ogni evidenza, che il vaccino non serviva a niente è impossibile. Che l’uomo non usi la ragione, come ben sanno i pubblicitari, è una tragedia che fa parte del nostro apparato biologico, ma che su queste fallacie, al di là delle menzogne di Draghi e delle reticenze della Pfizer, sia stata costruita tutta una politica governativa è un atto di pura criminalità. Quando tornai dalla mia sospensione lavorativa alla mia scuola il Covid aveva fatto man bassa tra i plurivaccinati, ma nonostante tutto ognuno era convinto che senza quelle iniezioni chissà cosa gli sarebbe capitato di peggio.
C’è poi una seconda categorie di italiani: quelli che qualche domanda se la pongono. Magari loro gli amuleti di Vanna Marchi non li avrebbero comprati e la mattina l’oroscopo non lo leggono, ma il vaccino alla fine se lo sono fatto lo stesso, ma non certo per l’egoismo sanitario (su cui avevano forti dubbi) di cui parla Marco Travaglio. Un altro ben più triste egoismo alla fine li ha spinti a riempire i presìdi sanitari. È a causa della minaccia governativa: il diritto di potere continuare a lavorare, di potere continuare ad alzare la serranda del negozio, di potere continuare a mettere sul tavolo qualcosa da mangiare per la prole. Il dubbio era d’obbligo, come chi fa una scelta sanitaria, tutelata infatti dalla Costituzione; è diventata poi una scelta “obbligatoria”, trasformata poi in un astio silenzioso verso chi ha avuto il coraggio di resistere. E quindi abbiamo molti dubbi a parlare, come dice lui, di “vaccinati spontanei”.
Il problema di fondo di questa triste faccenda è che ha minato ancora di più la serietà governativa, che già in Italia non godeva di buona fama, e riempie le sue versioni ufficiali dei sospetti e dei dubbi che in un paese come il nostro da sempre avvelenano ogni settore della vita.
Noi naturalmente abbiamo bisogno di credere che la “mancanza di correlazione” che ci siamo sentiti ripetere ogni volta che dubbi raggelanti ci assalivano sia corretta, e lo facciamo volentieri anche adesso che una nuova ondata di malattie cardiovascolari ci sta inondando (ma le case farmaceutiche, paternamente, hanno subito trovato il modo di aiutarci con tantissimi nuovi farmaci sul mercato). Ma ricordiamo anche che qualsiasi evento, anche il più triste, non è mai triste per tutti. Se non morisse più nessuno e non ci si ammalasse più intere industrie crollerebbero. Esiste un’industria della sofferenza e delle lacrime, ed è anche giusto perché anche queste cose fanno parte dell’umano vivere. La cosa puzza di squallore quando abbiamo un po’ la sensazione che dietro queste cose ci sia la speculazione con la complicità, o anche la semplice ignoranza, che diventa qui una colpa tremenda, degli organi governativi. E allora davvero avremmo la sensazione di vivere nella notte del mondo heideggeriana con una tecnica deumanizzante e mercificante dove anche un’epidemia, infine, mette a nudo nella sua tragedia una tragedia più grande: l’uomo non più al centro di un sistema ma diventato oggetto lui stesso del sistema che ha creato.