Andrea Crisanti, dall’alto del suo scranno senatoriale ottenuto dopo la salita ai fasti mediatici con la recente epidemia (il che mostra che i mali non fanno male a tutti, e ringraziamo anzi che non ci siamo ritrovati Bassetti ministro della salute, carica che aveva mostrato apertamente di non disdegnare) si è lamentato per la svolta governativa verso i “no vax” che condona le multe ai dissidenti e reintegra i medici ribelli, con dichiarazioni che riaprono ferite che erano ormai sopite. Un nuovo governo, ha detto apertamente, deve essere coerente con gli ordinamenti di quello precedente, altrimenti si mostra poco affidabile. Da un punto di vista giuridico, intendiamoci, le argomentazioni sono ineccepibili. Uno Stato che prima fa le leggi e poi perdona chi non le rispetta non è certamente uno Stato serio. L’Italia in questo è sempre stata esemplare: paga chi paga all’inizio, ma se sai aspettare, prima o poi, qualche carezza arriva sempre. Pensiamo a tutti quelli che si sono sorbiti il vaccino dietro minaccia: adesso con sguardo astioso potrebbero giustamente dire: “Eh no! Noi alla fine ce lo siamo dovuti fare, e che adesso loro si paghino la multa, e non ce ne frega niente se poi hanno perso stipendi o altro: le regole erano chiare!”. Il ragionamento dell’onorevole Crisanti è eminentemente legale, e qui è inattaccabile. Le multe vanno pagate, e tra qualche mese quei medici sarebbero rientrati nella piena legalità. Non gli si può dar torto. Se la legge dice una cosa, tutti sono obbligati ad ottemperare, al di là del contenuto, senza potersi nascondere dietro i buoni propositi o l’irragionevolezza del contenuto.
Il problema, con i governi, è che lasciano sempre eredità morali e strascichi politici da far scontare a chi li seguirà, che poi vanno poi risolti sul piano legislativo. E la differenza tra eroi e criminali si fa sempre tenue. Ce ne furono anche dopo la guerra: se per esempio lo Stato dice che gli ebrei vanno eliminati, chi nasconde un ebreo per salvarlo va punito, e non può giustificarsi dicendo che non è colpevole ma anzi va premiato ed è un eroe perché ha salvato delle vite a suo rischio: chi si mette fuori dalla legge dal punto di vista giuridico è sempre e comunque nel torto. Il problema è quello esemplare individuato da Sofocle nell’Antigone, il contrasto tra la legalità e la moralità. La legge non va a guardare se una norma è giusta o ingiusta, saggia o irragionevole: basta che chi ha il potere abbia un mandato riconosciuto. Ma la legge, appunto, non è che uno strumento della politica, e a volte rischia di diventarne anche la gabbia. Se si guarda la politica solo come forma, allora non si capisce come poi i Crisanti di turno possano bollare per esempio il fascismo come “dittatura”, visto che queste forme di governo sono sempre state attentissime sotto il profilo giuridico. Mussolini non era certo un galantuomo e le sue leggi lasciavano molto a desiderare, ma si curava certo della forma molto più di Draghi dove l’opposizione aveva smesso di esistere e dove a un certo punto il parlamento si era ridotto a ratificare gli ordini dell’esecutivo. È libertà d’ogni governo realizzare una sua politica in sintonia o in opposizione a quella di chi lo ha preceduto, senza doverne subire fino in fondo le conseguenze a lungo termine, e anche questo Stato, che del fascismo è il continuum, si è sempre vantato storicamente di premiare chi alle leggi fasciste ha osato disobbedire, decantando il lato morale che si sovrappone a quello giuridico, che era ineccepibile.
Nella mia vita ho conosciuto molti dissidenti. La dissidenza si compie, naturalmente, non su un piano giuridico, ma su un piano etico, come ben dice Antigone, che contesta Creonte appellandosi alle “leggi non scritte” ma piegandosi poi alla sanzione delle leggi scritte. Ognuno di questi contestatori, dagli oppositori fascisti, a quelli dei regimi sovietici a quelli curdi nel regime iracheno, sapeva benissimo a cosa andava incontro, e non si aspettava certo indulgenza: riconosceva anzi il pieno diritto da parte del regime che contestava, di essere perseguitato, perché rappresentava un elemento di disturbo. Il problema è, appunto, che superato il fascismo, caduto il regime sovietico, terminata la dittatura di Saddam Hussein, questi perseguitati si aspettavano che anche le leggi che li avevano tenuti fuori fossero finalmente cambiate. Se durante il fascismo le leggi imponevano di consegnare gli ebrei, sarebbe stato anche giusto che chi li ha nascosti magari non venisse poi punito e poi additato al pubblico ludibrio come criminali da parte di chi poi si poteva permettere di dire “io mi sono comportato bene e adesso in Italia, appena cambia il governo, cambiano le leggi e nessuno viene mai punito e i fessi siamo sempre noi che ci siamo preoccupati di ubbidire”. Adesso in Italia è cambiato il governo e cambiano anche le leggi. Ma Crisanti dice che per serietà il governo nuovo si deve sobbarcare anche le scelte politiche di quello vecchio. Egli auspica un continuum e pretende che questo nuovo governo, che è nato dal desiderio di liberarsi dai fantasmi di quello precedente, si dimostri nonostante tutto in sintonia con le sue intimazioni. La vecchia linea politica è stata bocciata, ma giusta o ingiusta non si possono lasciare impuniti sulla strada, perché la coerenza è la prima virtù di uno Stato. In fondo bisogna mostrarsi seri al di là di tutto. Ma talvolta in questo paese che non sempre si scopre serio talvolta nel volerlo essere ad ogni costo si spinge sul versante opposto e cade in un altro dei suoi tradizionali difetti: la pedanteria.