Reggio Calabria, le riflessioni sul Lido Comunale: un ecomostro

StrettoWeb

Le riflessioni sul Lido Comunale di Oreste Mario Dito

di Oreste Mario Dito – In questi giorni è ritornata di attualità la questione ormai annosa del Lido Comunale, che di fatto sta diventando un ricordo nella memoria cittadina. Desidero premettere che con le brevi considerazione che saranno poste all’attenzione di chi legge non si vuole andare alla ricerca delle cause per cui si è arrivate alla situazione attuale né tantomeno si vuole andare alla ricerca di colpevoli. Sarebbe del tutto inutile, si alimenterebbero soltanto polemiche che alla fine rimarrebbero sterili e senza utilità per trovare delle soluzioni adeguate alla città ed ai cittadini. Tornando al nostro Lido, ormai tra mare inquinato e struttura priva di manutenzione e quindi sempre più ridotta nella sua funzionalità, solo qualche decina di cabine è stata resa disponibile e soltanto dal mese di agosto in poi, ad oltre metà stagione.

Se si vuole essere onesti intellettualmente bisogna riconoscere che allo stato attuale il Lido comunale è ridotto praticamente ad un rudere, visto che lo stesso è in gran parte non sicuro da un punto di vista strutturale, stante le indagini sismiche svolte sulla struttura con anche un supplemento delle stesse per come riportato, in più occasione, in tempi recenti dai media. Per lo stato in cui è ridotto il Lido si potrebbe affermare che la scalinata detta “Waterfront” dovrebbe dirsi “Ruins Front”. Sarebbe auspicabile che l’indisponibilità del Lido non si protragga nel tempo e si possa trovare la soluzione affinché la struttura ritorni pienamente a servizio della città. La linea d’azione da seguire credo che sia chiara ed ineluttabile, ovvero programmare i lavori per realizzare un intervento sul Lido: ma qui cominciano i problemi.

Partendo dalla dichiarazione di bene sottoposto a vincolo, sembra di capire che la Soprintendenza insiste nel chiedere che la struttura, malgrado la chiara situazione di inagibilità strutturale, venga ristrutturata conservando la tipologia esistente senza prevedere alcuna demolizione e conservando l’impianto architettonico esistente. Ma a proposito ci sono altre opinioni ben diverse, tra cui quella dello scrivente, che, tra l’altro, ritengono quanto prospettato dalla soprintendenza una soluzione antitetica con le esigenze della città e con gli indirizzi che ai giorni d’oggi seguono le tipologie architettoniche delle strutture balneari. Cominciamo con il dire che, vincolo o non vincolo, la parte della struttura-cabine costituente quel serpente di cemento, anche pericolante, lungo la spiaggia è assimilabile ad un ecomostro. Forse, se risponde totalmente alla sicurezza sismica, si potrebbe risparmiare la torre cosiddetta Nervi, ma solo nel caso ci sia un vantaggio costi benefici, altrimenti si demolisce il tutto e si riprogetta.

In un periodo in cui tra l’altro esistono grandi difficoltà finanziare, dovute a situazioni che sono dettate da una crisi mondiale e che quindi impone sacrifici, non è pensabile portare avanti dei progetti, costosi oltremodo ed anche con un impatto ambientale e paesaggistico negativo, sol perché esiste un vincolo, che poi potrebbe valere soltanto per la torre; inoltre è bene precisare che il progetto addebitato a Nervi, in verità nasce da un’intuizione dello stesso ed in seguito progettata dallo studio d’ingegneria Ziparo-La Face. In vero si legge che del parere di non proseguire sulla strada che vuole imporre la Soprintendenza sarebbe anche il Sindaco f.f. dr. Brunetti, dando credito a quanto riportato ad inizio estate da City Now “……io il Lido non lo avrei tenuto in questa maniera, avevo chiesto di abbatterlo e rifarlo….”.

È una presa di posizione autorevole e chiaramente non può assolutamente essere sottaciuta perché è l’espressione più alta della città e tra l’altro si ritiene che la sua valenza sia assoluta perché riflette ampiamente quelli che sono i desiderata dei cittadini tutti che auspicano di vedere un Lido moderno e più accogliente con una maggiore dotazione di servizi che l’attuale struttura non potrà mai offrire, qualunque sia l’intervento di ristrutturazione, a causa di carenze per la vetustà dell’idea progettuale preesistente. Fatte queste considerazioni sul passato e sulla fatiscente struttura, per non essere catalogati tra coloro che fanno i soloni, avanzano critiche ma alla fine rimangono ignavi, proviamo a dare un’idea del come potrebbe essere progettato il nuovo Lido. Il Lido comunale realizzato negli anni venti e, primo lido del meridione, seguì uno stile in voga in quei tempi con le cabine in legno e, ove consentiti, con il terrazzino coperto da utilizzare quale area di svago. Un Lido che certamente era più ecosostenibile di quello attuale in c.a. anche perché per la disposizione delle cabine si aveva un impatto con il mare meno invadente.

L’idea che si vuole proporre, anche provocatoria e stimolante, è quella di un Lido la cui struttura fissa sia realizzata in legno sullo stile delle vecchie cabine, con annesso terrazzino coperto: sarà “vintage” ma sostenibile ed elegante. Le cabine avrebbero dimensioni limitate, per non divenire monolocali!!! o altro (vedi gazebo che sembrano miniappartamenti), e la cosa interessante è che se prevedono un numero del tutto limitato: a fronte delle oltre 500 attuali se ne prevedono meno di un centinaio (80?). La motivazione è perché non sono necessarie: sarebbero inutili e costituirebbero solamente spreco di spazi e denaro. I nuovi stabilimenti balneari sono indirizzati ad una clientela essenziale e poco formale, ma che punta decisamente ai servizi offerti. Il primo, indispensabile, è la spiaggia con annessi i relativi ombrelloni che divengono il punto cruciale dello stabilimento: pulizia, distanza ed organizzazione. L’ombrellone con gli spazi giusti e con i distanziamenti reciproci deve garantire un comfort ottimale per un soggiorno di varie ore assicurando all’ospite una certa indipendenza e privacy nei limiti del contesto. Quindi si dovrebbero prevedere circa 320 ombrelloni che insieme alle 80 cabine consentirebbero di ospitare 1600 utenti contemporaneamente.

Tutte le aree rimanenti dovrebbero essere utilizzate par offrire dei servizi. Ovviamente si potrebbero anche aumentare il numero delle cabine, sconsigliabile, e degli ombrelloni riducendo le aree a servizi, sempre assicurando elevati standard di efficienza. Oltre quelli tradizionali di ristoro e svago per bambini e giovani si potrebbe prevedere, in zona centrale tra le due rotonde, un ampio spazio per attività sportive da spiaggia ed anche per eventi e spettacoli di musica e di intrattenimento utilizzando strutture mobili e, longitudinalmente alla spiaggia sulla parte posteriore, prevedere un’area da attrezzare per fini commerciali con tipologie merceologiche inerenti la struttura ed un mercatino dell’antiquariato aperti tutto l’anno.

Ma tutta la struttura offrendo servizi nel campo del ristoro e del commercio sarebbe da utilizzare per l’intero anno, anche perché si potrebbe puntare su una clientela invernale (nord Europa?) attratta dal mare e sole: non è inverosimile, le condizioni ambientali ci sono tutte. Queste considerazioni vogliono essere un invito all’Amministrazione affinché si riprenda una posizione chiave sulla questione e si assuma le responsabilità di rifare il Lido completamente nuovo, con la demolizione dell’esistente: al fine il Lido è un bene della città e non di altri!!! Questo percorso che potrebbe sembrare richiedere tempi lunghi, al contrario potrebbe essere più celere che ristrutturare l’esistente, in quanto tale tipologia di lavori ha una complessità enorme e tempi di esecuzione dilatati, e ciò a maggior ragione se, come sembra essere evidente, fossero necessari importanti interventi dovuti a deficit strutturale, ed inoltre i costi sarebbero inferiori.

Per poter affrontare una simile scelta necessiterebbe che tutte le parti aventi causa tralasciassero qualsivoglia atteggiamento di chiusura, dettato da preconcetti e convincimenti passati, primo fra tutti che non si può toccare un’opera vincolata. Questo modo di pensare dovrebbe essere superato quando la struttura in oggetto rivela difetti strutturali ed anche uno stato manutentivo che la rende più vicina ad un rudere che ad un organismo architettonico, ed inoltre rappresenta, da un punto di vista ambientale, tutto l’opposto di ciò che sono i criteri per interventi lungo le coste, a salvaguardia delle stesse. A tanti sarà capitato di osservare la struttura dal mare, dall’alto o dalla spiaggia e ritengo che l’impressione ricavata sia stata quella di un nastro o serpente di cemento che lacera l’unione tra il mare e la città, rappresentata dalla spiaggia: una ferita netta e profonda. Va ricucita, ma servono ottimi chirurghi!!!

Condividi