“Reggio è morta, adesso basta”: la città scende in piazza e chiede le dimissioni di Falcomatà

Corteo di protesta a Reggio Calabria sabato 26 novembre da Piazza de Nava a Palazzo San Giorgio

StrettoWeb

Reggio Calabria scende in piazza dopo la condanna in Corte d’Appello per Falcomatà e la sua prima Giunta comunale, chiedendone le dimissioni per tornare al voto. Il corteo di protesta è in programma per sabato 26 novembre alle ore 17 da Piazza De Nava fino a Palazzo San Giorgio. L’evento è organizzato dal Centrodestra, come annunciato nei giorni scorsi, ma senza sigle di partito per raccogliere le adesioni della società civile. Come si evince dalla locandina del corteo, i propositi sono chiari e si tratta di un grido d’allarme da parte della cittadinanza che si sente abbandonata sotto tutti i punti di vista, “non ne possiamo più, Reggio è morta tra carenza idrica, strade dissestate, rifiuti e degrado ovunque, servizi inesistenti e tasse alle stelle“.

I cittadini hanno quindi la voglia di farsi sentire e scendere in piazza per gridare #salviamoreggio e sperare che chi di dovere capisca e accolga l’accorato appello che cerca di mettere in risalto gli atavici problemi di una città in profondo degrado e abbandono ormai da anni e anni.

Giuseppe Sergi sul proprio profilo facebook ha affermato che: “è ora che i Reggini, almeno quelli non soddisfatti di questa amministrazione, diano un piccolo segnale a questi signori. Non c’è colore politico c’è solo una città che non ce la fa più. Dobbiamo essere in tanti, è indispensabile la presenza di tutti, facciamoci vedere oltre che sentire“.

Luigi Tuccio: “mi piace l’assenza di simboli partitici e politici ergo ritengo ci sia l’assenza di patrocinio di soggetti politici. Se così complimenti per chi l’ha organizzata“.

L’evento sta raccogliendo consensi tra gruppi, associazioni e movimenti che da anni si battono contro gli scandali e la mala politica che governa la città, con l’obiettivo di mobilitare la popolazione per un risveglio sociale che possa spingere gli attuali amministratori a dimettersi consentendo alla città di tornare al voto.

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