Tumore dopo uso prolungato cellulare, per i giudici ha diritto a rendita

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Torino, i giudici danno ragione ad un uomo che per 13 anni ha usato in media il cellulare 2 ore e mezza al giorno per lavoro

I giudici della Corte d’Appello di Torino danno ragione ad un lavoratore in pensione con un tumore, il quale tra il 1995 e il 2008, ha usato per lavoro il cellulare con una media di 2 ore e mezza al giorno. La sentenza pala di “un’elevata probabilità” che a causare il male che ha colpito l’uomo sia stato il cellulare.  L’otorinolaringoiatra Roberto Albera, consulente nominato dalla Corte d’Appello, ha confermato che “esiste un’elevata probabilità che fu il cellulare a causare il tumore anche in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi” . L’uomo ha ottenuto una rendita mensile di circa 400 euro.

“Si tratta di una sentenza scritta da scienziati in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale – rimarcano gli avvocati Ambrosio e Bertoneche dimostra che le radiofrequenze possono causare tumore. Le radiofrequenze, infatti, a differenza dello scarico di un motore diesel che si percepisce con l’olfatto o della lama di un coltello che si percepisce con il tatto, si percepiscono solo con i rilevatori elettrici. I wi.fi, le cosiddette ‘saponette’, gli ‘hotspot’ emettono e ricevono tutte radiofrequenze. La distanza resta dunque il miglior alleato e non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo”.

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