Violenza di genere ed i diritti delle donne

Nonostante le conquiste acquisite, molte donne continuano ad essere picchiate, zittite e nei casi estremi uccise

StrettoWeb

Graziella Tedesco- Quando si parla di violenza di genere, la mente corre ai soprusi subiti dalle donne da parte degli uomini in generale. La mente corre alla soppressione di ogni tipo di libertà, la libertà di pensare, di parlare di agire, di autodeterminarsi. Questa condizione della donna è vecchia quanto il mondo nonostante le lotte, le leggi, le rivendicazioni. Le società civili hanno lottato negli anni, le donne di partito, le casalinghe, le lavoratrici, le mamme sono scese in piazza, hanno urlato e scalciato e nonostante tutto, nonostante le conquiste acquisite, molte donne continuano ad essere picchiate, zittite e nei casi estremi uccise.

Sono lontani gli anni in cui nel nostro Paese vigeva lo “ius corrigendi” e cioè il diritto che consentiva ai mariti di picchiare le mogli per “Corregerle”. Tale norma ancestrale è stata abrogata da anni eppure tantissime donne vengono ancora percosse dai mariti o dai compagni o dai fidanzati. Ed è ancora più lontana l’abrogazione del reato di omicidio che rientrava nella fattispecie del “Delitto d’onore” e cioè il diritto che veniva riconosciuto al marito di uccidere la moglie per reali o presunti tradimenti amorosi. Tale barbara norma è stata anch’essa abolita eppure le donne, nonostante tutto, vengono uccise lo stesso. È scomparsa anche la norma che prevedeva il cosiddetto “matrimonio riparatore” ma, in realtà, i matrimoni mortificanti esistono ancora a dispetto delle lotte post Franca Violi.

È retorico, comunque, affermare che la violenza non è sempre e necessariamente fisica, spesso è morale o psicologica o collettiva o singola. Si crea violenza ogni qual volta si scavalca l’altra persona, si mortifica e si mette in condizioni di sudditanza. Spesso tra molte mura domestiche si consumano drammi, stillicidi fatti di dolore e mortificazione che durano anni, decenni, vite intere. Quante intelligenze mortificate dalla grettezza, quante speranze, quanti sogni mozzati. Chi, in generale, usa violenza e risponde con la violenza e si rapporta con la violenza con un suo pari è un inetto, un mediocre ed un incapace. È anche retorico, comunque, affermare che la nostra, in generale, è una società violenta. La nostra collettività è economicamente violenta e competitivamente violenta. Quante donne non vengono messe nelle condizioni di lavorare, quante nelle condizioni di studiare, quante nelle condizioni di riscattarsi da situazioni grette e di subcultura. E quante difficoltà incontra una donna in una società competitiva che corre fino a spezzarsi le gambe, una società che razionalizza i tempi, che persegue la realizzazione di prodotti finali attraverso l’utilizzo di standard elevatissimi che perdono di vista l’umano, il rispetto, la persona. Ora, diventa dunque difficile che un uomo, magari già gretto di per sé, riesca discostarsi da questo modello sociale ed economico è veramente molto difficile. Ecco perché i drammi tra le mura domestiche, drammi che toccano l’apice quando si arriva alla soppressione dell’altro. La violenza prima che di genere è sociale e spesso culturale, chi porta la peggio, in queste situazioni e nella stragrande maggioranza dei casi è la donna, che viene zittita, mortificata, picchiata ed in casi estremi ed abnormi, uccisa. Ora, a mio avviso, la lotta, che bisogna intraprendere in ogni settore dell’umano sentire è quella culturale ed educativa. La lotta per il Riconoscimento della Sacralità dell’Essere Umano in generale e delle donne in particolare. Edith Stein, una filosofa tedesca morta in un campo di concentramento tedesco, amava spesso ripetere: “E’ innegabile che ogni essere umano si aspetti che gli si faccia del bene e non del male, la soppressione di questo bisogno genera un dolore talmente forte, intimo, profondo e impercettibile da diventare un URLO SILEZIOSO”. È questo bisogno che le società dovrebbero riconoscere e perseguire secondo me, il Bisogno e il Desiderio che ogni uomo e ogni donna hanno, il bisogno, cioè, che gli si faccia del bene e non del male, in ogni settore, in ogni campo, in ogni singola azione e sfaccettatura di azione. Ora, se le società continueranno a non riconoscere questa esigenza vitale, ci si muoverà sempre in società violente e grette, tra uomini incapaci, sordi e violenti che sopprimono il Desiderio legittimo di essere riconosciuti e rispettati anche e soprattutto, nelle situazioni estreme e patologiche, attraverso l’eliminazione fisica del bene, della vita e della prosperità, le donne.

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