Il 28 dicembre 1908 è una data incancellabile per la Calabria e la Sicilia. Alle ore 05:20 una forte scossa rase al suolo Reggio e Messina e numerose cittadine delle due province. Fu uno dei terremoti più forti di sempre in Italia. Oltre il sisma, fu uno tsunami senza precedenti a fare il resto con onde sino a 13 metri di altezza. Il dramma fu completo ed i morti oltre 100 mila, tra coloro che si erano ammassati sulle coste per evitare i crolli di case e palazzi. Le località più colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Briga, Paradiso, Sant’Alessio e fino a Riposto su quelle siciliane. Questa la relazione al Senato del Regno sul terremoto calabro-siculo del 1908: “un attimo della potenza degli elementi ha flagellato due nobilissime province – nobilissime e care – abbattendo molti secoli di opere e di civiltà. Non è soltanto una sventura della gente italiana; è una sventura della umanità, sicché il grido pietoso scoppiava al di qua e al di là delle Alpi e dei mari, fondendo e confondendo, in una gara di sacrificio e di fratellanza, ogni persona, ogni classe, ogni nazionalità. È la pietà dei vivi che tenta la rivincita dell’umanità sulle violenze della terra. Forse non è ancor completo, nei nostri intelletti, il terribile quadro, né preciso il concetto della grande sventura, né ancor siamo in grado di misurare le proporzioni dell’abisso, dal cui fondo spaventoso vogliamo risorgere. Sappiamo che il danno è immenso, e che grandi e immediate provvidenze sono necessarie”. I soccorsi arrivarono in ritardo non essendoci un’organizzata protezione civile: il 29 dicembre navi russe e inglesi aiutarono i superstiti mentre gli italiani arrivarono dopo.
Terremoto 1908: 120 mila morti
Il sisma provocò una vera e propria strage di cittadini. Messina, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000 e Reggio Calabria registrò circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Complessivamente si raggiunse la cifra impressionante di 120.000 vittime, 80.000 in Sicilia e 40.000 in Calabria. Altissimo fu il numero dei feriti.