L’Adriana Lecouvreur al Teatro Cilea e quello schiaffo alla città, ancora una volta derisa e umiliata

Le note stonate a margine dell'Adriana Lecouvreur di sabato sera al Teatro Cilea di Reggio Calabria: città sbeffeggiata, offesa e umiliata da atteggiamenti di provincialismo e superiorità. Una brutta pagina di storia

StrettoWeb

A Reggio Calabria non si parla d’altro. Dopo tre giorni dallo spettacolo dell’Adriana Lecouvreur al Teatro Cilea, continuano a susseguirsi titoloni celebrativi così carichi d’incenso che neanche dopo la Prima della Scala… Eppure, è senza ombra di dubbio vero che negli ultimi anni la città è caduta molto in basso, anche e soprattutto dal punto di vista teatrale e culturale, quindi dal nulla basta molto poco per riacquisire orgoglio e autostima. Ed è anche vero che il cast e l’interpretazione della serata di sabato sono stati eccellenti, di altissimo livello artistico e di grande rilevanza culturale. Ma è anche vero che non sono mancate le note stonate, tutte all’insegna di un approccio così provinciale che francamente, proprio da reggini orgogliosi, ci ha fatto rabbrividire. Qualcuno dovrebbe spiegarci perchè – ad esempio – per questo spettacolo abbiamo avuto la più grande mobilitazione da parata delle forze dell’ordine a dar sfoggio dei propri mezzi e costumi. Non c’era il Presidente della Repubblica, nè quello del Senato o della Camera, nè tantomeno il Presidente del Consiglio e neanche il Presidente della Regione: eppure c’erano tutte le forze armate in divisa ed è stato imposto a Coro e Orchestra (che pure avevano provato a spiegarne l’inopportunità) di introdurre la serata con l’Inno di Mameli.

Proprio durante l’Inno nazionale, sulla platea del Teatro è arrivata un’insolita “pioggia” (stile festa di compleanno) di cartellini tricolori con la scritta “W Reggio C.” che neanche in Curva Sud (vedi foto di seguito), il tutto in un contesto in cui gli ospiti della serata erano stati introdotti al Teatro ricevendo un singolarissimo volantino dell’Associazione “Amici del Teatro Cilea” in cui si sottolineava che quello fosse un “evento lirico di portata internazionale” e quindi, pur riconoscendo che “il pubblico reggino è molto corretto“, si procedeva però con la sottolineatura che “tuttavia ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti per la buona immagine della città“. Quali? “Non è consentito tenere accesi i cellulari (neppure per chattare)“, e altre amenità simili che avrebbero “turbato la concentrazione dei cantanti“. Perchè “sono segni di maturità culturale che Reggio saprà dimostrare!“.

Insomma, voi reggini così porci e schifosi come siete, questa sera fate i bravi, mi raccomando, adesso che avete la nobiltà davanti ai vostri occhi e non comportatevi con la rozzezza che solitamente vi contraddistingue. Plebei.

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Eppure Reggio Calabria può vantare una tradizione teatrale e culturale di primissimo livello: trattare così il pubblico reggino è più che offensivo. Umiliante. E immeritato. Lo spettacolo di sabato sera è stato eccellente, ma si perde nell’anonimato se confrontato all’autorevole storia del Teatro reggino. Il pubblico teatrale della città è stato abituato a ben altri palcoscenici e non ha certo bisogno di essere educato a non ruttare durante un’esibizione. Online si può consultare il bellissimo libro di Gaetano Pitarresi e Agira Francesca Morabito “Il teatro Musicale a Reggio Calabria dal 1820 al 2010” in cui, senza voler andare troppo indietro nel tempo, possiamo rapidamente ripercorrere l’altissimo livello artistico della nostra città. Ricordiamo, già mezzo secolo fa, le esibizioni del soprano Luisa Maragliano e il mezzosoprano Lucia Danieli interpreti del Trovatore, e Rosanna Carteri, Mimì nella Bohème, insieme con il tenore Luciano Saldari, seguite da Madama Butterfly, con protagonisti Edy Amedeo e Luciano Pavarotti. Erano gli anni ’60.

In tempi molto più recenti, dopo i lavori di ristrutturazione del Teatro e la controversa “Adriana Lecouvreur” con Katia Ricciarelli del 2002 (straordinaria da un punto di vista artistico, controversa soltanto per le modalità di accesso al Teatro ancora non completato nei lavori di messa in sicurezza), è indimenticabile per la storia della città la serata di inaugurazione della struttura rinnovata e ammodernata. Era il novembre 2004 e al Cilea si esibì il celebre violoncellista e direttore d’orchestra russo Mstislav Rostropovich, accolto da una platea straordinariamente attenta e matura. I testimoni dell’epoca assicurano sotto giuramento che dal pubblico non ci fu alcuna scorreggia prima che il Maestro deponesse la bacchetta.

Quella serata magica con Rostropovich fu l’inizio del più grande periodo teatrale della storia della città: in 7 anni tra 2005 e 2012 arrivarono a Reggio i più grandi artisti al mondo proprio durante la vituperata stagione del “modello Reggio” in cui la città era diventata grande. Un periodo esaltante che viene troppo spesso volgarmente etichettato soltanto come quello di notti bianche, Lele Mora e Valeria Marini a passeggio sul Corso, che pure ci sono stati in un contesto in cui sul Lungomare cantava Ricky Martin e all’Arena Ciccio Franco ogni estate c’era stabilmente la grande musica di Rtl 102.5, ma a pochi metri di distanza non mancavano per i palati più raffinati gli spettacoli artistici e teatrali più rinomati in assoluto, tanto che alcune stagioni teatrali si ponevano all’avanguardia a livello nazionale. In quegli anni al Teatro Cilea sono andate in scena opere con interpreti di fama internazionale come Turandot con Giovanna Casolla e Nicola Martinucci, Falstaff con Renato Bruson, Werther con Giuseppe Filianoti, Lucia di Lammermoor con Desirée Rancatore, Nabucco con Leo NucciNorma, Rigoletto, Don Giovanni, La Boheme. Sempre a quegli anni risalgono le esibizioni di Carla Fracci con i balletti in prima rappresentazione assoluta Nozze di Sangue e La Primavera Romana della Signora Stone nel 2005, e ancora Riccardo Muti il 17 maggio 2006, Roberto Bolle il 18 novembre 2006, le Etoiles del corpo di ballo del Bolshoi di Mosca e del Kirov per l’apertura della stagione 2007/2008, e ancora il grande direttore d’orchestra Daniel Oren il 20 e 21 Dicembre 2006 per il Concerto di Natale, poi il 27 marzo 2007 e poi il 9 e 10 gennaio 2010 con un galà lirico di altissimo livello. Tra i grandissimi di livello internazionale anche Julian Kovatchev la prima volta a Reggio per il concerto di Capodanno del 2006 e poi in pianta stabile al Cilea da coordinatore dell’area classica della stagione teatrale per tre anni dal 2008 al 2011, culminato con l’esibizione della straordinaria Eleonora Abbagnato il 15 gennaio 2011. E ancora il Rigoletto del 16-18 Marzo 2012, una delle ultime serate di alto livello prima della decadenza del Teatro iniziata con il commissariamento della città e proseguita fino ad oggi.

L’ultimo decennio è stato certamente meno blasonato, ma in ogni caso le attività del glorioso Coro “Francesco Cilea” affiancato dall’Orchestra del Teatro ha portato a spettacoli di grandissima qualità, seppur senza i cast del livello del decennio precedente. Proprio domani sera al Teatro si esibirà il direttore d’orchestra Beatrice Venezi nel Concerto di Natale organizzato dall’Università “Mediterranea”. E’ il primo appuntamento per Venezi dopo lo straordinario successo di due giorni fa al Senato della Repubblica, ed è certamente la figura più importante e prestigiosa che arriva al Cilea negli ultimi dieci anni. Siamo convinti che anche domani il pubblico reggino si risparmierà l’usanza del rutto libero in platea, arrivando a distinguere una serata teatrale da una frittolata della domenica, e ci auguriamo che non si ripeterà l’umiliante offesa dei bigliettini con le indicazioni comportamentali nè la pioggia di coriandoli da stadio già vista, tristemente, sabato sera.

La speranza che Reggio Calabria possa tornare a considerarsi per quello che è, cioè grande, arriva dalle parole di Giusi Princi che commentando l’evento di Sabato ha voluto sottolineare la bontà delle attività del Conservatorio di Reggio, dell’orchestra e del coro “Francesco Cilea”, riconoscendo alla città le sue migliori professionalità e evidenziando che quest’evento è da leggere “in un’ottica di rilancio totale della nostra immagine, per far ripartire qualcosa di positivo e arricchente per tutta la Comunità, di riaccendere l’entusiasmo nei cuori e nelle menti. Vorremmo che questo non resti qualcosa di episodico, un investimento fine a se stesso, bensì un’attività apripista di nuove idee, progetti e azioni. Allietarsi con le opere teatrali vogliamo che torni ad essere parte integrante del vivere dei nostri cittadini, non qualcosa di isolato, ma piuttosto un’abitudine, come lo è in tante altre parti d’Italia. Perché abbiamo origini autorevoli, un teatro prestigioso, una città che può ospitare eventi di altissimo livello. Come in questo caso, appunto. E allora dobbiamo farlo“.

Smettendo di volare basso.
E di considerarci inadeguati.
Lo sono quelli che ci governano ma la città è assolutamente in grado di partecipare ad una grande serata di Teatro senza le istruzioni per l’uso.
I consigli comportamentali, piuttosto, se li facciano da soli. Perché tutti i guai di Reggio dipendono solo ed esclusivamente da chi la sta governando negli ultimi dieci anni, non certo dal popolo.

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