“L’Agorà”, il resoconto della conversazione su “Il mio nome è Giuseppe Garibaldi” | VIDEO

Fra i relatori della conversazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà" l'onorevole Fortunato Aloi 

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L’onorevole Fortunato Aloi, ospite nella nuova conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, ha ricordato la figura dell’eroe dei due mondi. Giuseppe Garibaldi è stato il grande eroe popolare delle guerre d’indipendenza in Italia a metà del XIX secolo, il combattente romantico che incarnava l’anelito italiano per un Paese unito e democratico.

La vita di Giuseppe Garibaldi (1807-1882) è stata avventurosa e movimentata. Figlio di un commerciante e di una casalinga, Garibaldi diventerà un vero e proprio eroe del Risorgimento italiano, riconosciuto internazionalmente. Nessuno meglio di lui incarnerà, tra luci e ombre, i valori del patriottismo. Si è svolta mercoledì 30 novembre la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Il mio nome è Giuseppe Garibaldi”. Alla stessa ha partecipato, in qualità di relatore, l’onorevole Fortunato Aloi, che nel corso del suo intervento ha esaminato le vicende storiche ed umane dell’Eroe dei due Mondi.

Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza Marittima nel 1807 e muore a Caprera nel 1882). Lo conosciamo soprattutto per essere stato uno degli artefici dell’Unità d’Italia. Vediamo nel dettaglio le parti più salienti della sua vita. Figlio di Domenico, capitano mercantile di origine genovese, e di Rosa Raimondi, Garibaldi a 26 anni entra nella Giovine Italia. Conosce Mazzini a Marsiglia, e decide di partecipare alla rivolta di Genova del 1834. Il moto non avrà gli esiti sperati e lui viene condannato a morte in contumacia. Fugge allora in Brasile nel 1835, dove comanda la flotta da guerra nell’insurrezione di Rio Grande do Sul contro il governo brasiliano e crea un corpo italiano nel movimento indipendentista dell’Uruguay: si tratta delle famosissime Camicie rosse.

Tornato in Italia nel 1848, con un gruppo di volontari combatte contro gli Austriaci ma è costretto a rifugiarsi in Svizzera. Dopo la proclamazione della Repubblica romana si trasferisce a Roma e prende il comando della Legione italiana contro il corpo di spedizione francese di Oudinot. Dopo la caduta di Roma riesce a sfuggire alla cattura trasferendosi a San Marino. Perde Anita dirigendosi a Venezia. Segue un nuovo esilio (Tangeri, New York, Perú), poi torna nel 1854 e nel 1856 aderisce alla Società Nazionale di La Farina. Nominato generale dell’esercito piemontese da Cavour, nel 1859 arruola 5000 volontari, i Cacciatori delle Alpi, vince contro gli Austriaci a Varese e a San Fermo, entra trionfalmente in Brescia. Tuttavia, a seguito dell’armistizio di Villafranca e, soprattutto, dopo che Nizza viene ceduta alla Francia, resta deluso e amareggiato. I suoi rapporti col governo si raffreddano.

Nel 1860, alla notizia della rivolta scoppiata a Palermo, organizza a Genova la leggendaria spedizione passata sotto il nome di Spedizione dei Mille: salpati da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio e sbarcati a Marsala l’11, i volontari occupano tutta l’isola. Attraversano lo Stretto di Messina e arrivano a Napoli il 7 settembre. Dopo l’incontro a Teano con Vittorio Emanuele, Garibaldi si ritira a Caprera. Ma nel 1862 marcia verso Roma, ignaro del fatto che il governo italiano avrebbe cercato di stroncare la sua iniziativa. Sull’Aspromonte Garibaldi viene battuto, ferito e fatto prigioniero da soldati italiani. Nel 1860, alla notizia della rivolta scoppiata a Palermo, organizza a Genova la leggendaria spedizione passata sotto il nome di Spedizione dei Mille: salpati da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio e sbarcati a Marsala l’11, i volontari occupano tutta l’isola. Attraversano lo Stretto di Messina e arrivano a Napoli il 7 settembre. Dopo l’incontro a Teano con Vittorio Emanuele, Garibaldi si ritira a Caprera. Ma nel 1862 marcia verso Roma, ignaro del fatto che il governo italiano avrebbe cercato di stroncare la sua iniziativa.

Sull’Aspromonte Garibaldi viene battuto, ferito e fatto prigioniero da soldati italiani. Trasferito a La Spezia, viene liberato poco dopo. Nel 1866, quando la guerra scoppia, Garibaldi accetta di nuovo il comando dei volontari, fino a vincere nella battaglia di Bezzecca del 21 luglio. Dopo la spedizione dei Mille, infatti, la notorietà del nizzardo si era diffusa ovunque, tanto che nel 1862 Abraham Lincoln lo invitò a schierarsi con l’esercito del Nord nella guerra di secessione americana. Nell’aprile del 1864, durante un breve soggiorno in Inghilterra, Garibaldi trovò un’accoglienza entusiastica da parte dei sudditi di Sua Maestà. E, infine, nel settembre del 1867, a Ginevra, nel primo Congresso internazionale della Lega della pace e della libertà venne salutato come “l’uomo più valoroso e più disinteressato del suo secolo“. Il suo proposito resta però sempre quello di liberare Roma: dopo una prima sconfitta a Monterotondo, però, perde anche a Mentana il 3 novembre 1867.Seguono la prigionia e il ritiro a Caprera. Dall’isola Garibaldi si allontana solo una volta, nel settembre 1870, per offrire i suoi servigi alla Francia, fino a liberare Digione nel 1871.

Nel 1881 da Deputato favorisce l’affermarsi della I Internazionale e del movimento operaio. Si ritirò a Caprera, dove morì il 2 giugno del 1882. Nel 1982 in occasione del centenario della morte di Garibaldi l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, la cui autorità di democratico e antifascista è nota a tutti, tramite un messaggio letto il 2 giugno del 1982 alla Camera del Senato pose un forte legame tra il Risorgimento e il secondo Risorgimento, quello del periodo della Resistenza. Garibaldi fu presentato da Pertini come simbolo di libertà italiana e mondiale. Cavour era stato l’intelligenza della costituzione dello stato unitario, Mazzini il pensatore e Garibaldi l’anima popolare del Risorgimento; costui infatti aveva dato agli italiani fiducia ed era stato esempio di concordia fra le divisioni ideologiche dei patrioti.

Giovanni Spadolini, il primo presidente del consiglio laico dopo tanti democristiani e Bettino Craxi, leader del PSI, condivisero una fervente passione per Garibaldi e promossero alacremente la propaganda in favore della diffusione dei valori tradizionali del Risorgimento italiano.Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 30 novembre.

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